Vodafone decide per la linea dura contro le lavoratrici e i lavoratori da trasferire da Ivrea a Milano, manifestazione a Roma il 20 giugno
Inflessibili i rappresentanti Vodafone in Confindustria Canavese nell’incontro del 14 giugno: il trasferimento s’ha da fare. Dal 3 luglio 19 lavoratori, per lo più donne con bambini piccoli, part time, anche residenti fuori dall’eporediese, dovranno alzarsi all’alba, mettersi su un bus navetta, percorrere l’autostrada per andare a lavorare nella metropoli meneghina.
Niente smart work, il “lavoro intelligente”, quella modalità di lavoro che a terzo millennio già ben avviato permette di lavorare ovunque sei con pieno accesso e piena sicurezza dei dati grazie al progresso tecnologico nei campi informatico e delle telecomunicazioni. L’azienda dichiara invece che non è possibile il lavoro “a distanza” per il tipo di dati che i lavoratori dovranno trattare. Permetteteci di avere qualche perplessità … si trasmettono dati sensibilissimi, non solo da una città e l’altra del paese, ma anche fra nazioni e continenti, e il datore di lavoro in questione non è un’azienda di bulloni, ma una multinazionale delle telecomunicazioni!
Non hanno scalfito l’azienda né la contrarietà delle organizzazioni sindacali che chiedevano il ritiro della procedura di trasferimento e meno che mai le rimostranze delle dipendenti per le oggettive pesanti difficoltà e sacrifici, personali e familiari, ai quali andranno incontro con il trasferimento in una sede a 120 chilometri da Ivrea.
Nessuna sorpresa, sia chiaro, era evidente fin dall’inizio che si trattava più di strategia di relazioni industriali che di business. E’ stato subito lampante, anche troppo, che si trattava di un’azione mirata a “punire” i lavoratori (quelli che hanno impugnato la cessione e ottenuto il reintegro dal Tribunale), magari nella speranza che pendolare li stanchi presto, e “isolare” altri lavoratori parzialmente inabili al lavoro in cuffia. E stesse caratteristiche hanno i colleghi milanesi ai quali si uniranno quelli di Ivrea e ancora lo stesso accadrà ai lavoratori reintegrati di Roma che già si sa verranno trasferiti in altra città (Napoli?) per creare il Polo Sud per il back office.
Il progetto aziendale
La realtà è che Vodafone sta portando avanti il suo progetto per dare vita a due centri (nord e centro-sud) dove trasferire i dipendenti con esenzione al servizio di risposta telefonica, i reintegrati in seguito a cause del lavoro, e quant’altri abbiano un qualche “difetto”, magari per spingerli prima o poi a lasciare volontariamente l’azienda.
Non è una tecnica nuova, anzi è piuttosto vetusta, e sorprende che una azienda “moderna” qual è Vodafone, con le sue dimensioni (quasi settemila dipendenti in tutt’Italia, 29 milioni di clienti su rete mobile 2,5 milioni di clienti su rete fissa, fatturato 2016-17 di 5.247 milioni di euro con il 36% di margine operativo lordo, pari a 2.229 milioni di euro, tutto in crescita*), non sia in grado di gestire altrimenti ogni profilo e attività dei propri dipendenti.
Sciopero nazionale: a Roma il 20 giugno
Nonostante la chiusura di Vodafone le tre sigle confederali di categoria Cgil, Cisl e Uil, confermano una sola ora di sciopero a fine turno, mentre il Cobas aveva subito proclamato sciopero di otto ore per l’intero turno, reagendo quindi adeguatamente e permettendo ai lavoratori (grazie a questo sono tutti coperti), di partecipare alla manifestazione nazionale a Roma. Giornata di lotta piena per il lavoratori: vi saranno infatti due presidi: il primo dalle 10 alle 12 davanti al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali dove i lavoratori presenteranno un esposto “per richiedere l’intervento degli organismi ispettivi a verifica di 10 anni di vessazioni, che oggi proseguono con il trasferimento discriminatorio da Ivrea a Milano di chi ha vinto una causa di reintegro e di chi ha esenzioni alla risposta telefonica per problemi di salute“, e il secondo in Piazza Montecitorio dalle ore 15.00 alle ore 17.00 “per richiedere a tutte le forze politiche una doverosa presa di posizione su questa eclatante vicenda“.
Da Ivrea partiranno per Roma in treno tredici lavoratori sui 19 oggetto di trasferimento, una buona partecipazione considerato che non tutti hanno la possibilità di organizzarsi per star via una intera giornata. Nella capitale troveranno almeno un centinaio di colleghi romani (fra i reintegrati) e una quindicina da Napoli, ma i lavoratori sperano che altri colleghi di Roma si uniscano ai presidi.
La politica
I parlamentari Giorgio Airaudo e Stefano Fassina hanno presentato un’interrogazione al ministro del Lavoro, la vicenda dei trasferimenti Vodafone entrerà quindi alla Camera dei deputati, in città i lavoratori hanno ricevuto il sostegno e solidarietà del Circolo di Rifondazione Comunista uscito con un comunicato e presente al loro presidio davanti a Confidustria, per il resto, registriamo che l’assessore al lavoro del Comune di Ivrea, Enrico Capirone, ha dichiarato di seguire la vicenda con attenzione, ci auguriamo che l’AD di Vodafone Italia o la responsabile Risorse Umane e Organizzazione ricevano presto una telefonata dall’amministrazione eporediese perché rendano conto di questo atto discriminatorio perpetrato nella nostra città.
Cadigia Perini
* fonte sito ufficiale Vodafone Italia