Dallo specchio d’acqua di Candia Canavese, un gruppo di donne riscrive la parola “forza”. Le Dragonflies Candia, squadra di Dragonboat formata da donne operate al seno, raccontano un viaggio di rinascita, sport e sorellanza. Intervista a Silvia Giolito, presidente e Dade Pellegrino, capitana, delle Drangonflies Candia.
Origini e significato
Come nasce l’idea delle Dragonflies Candia e quale valore ha assunto per voi questo progetto?
“Nel giugno 2023, quando la Canoa Candia ha lanciato un’iniziativa per creare una squadra come quella delle Dragonette di Torino, siamo andate al volo alla riunione di presentazione. Da quel momento è iniziata la nostra avventura.”
Non avendo ancora una barca Dragonboat, i primi allenamenti si sono svolte su kayak o piccole imbarcazioni da quattro persone. Poi, grazie alle donazioni di Lions, Rotary e campagne di autofinanziamento — come lo spettacolo Dragonboat Show — le Dragonflies hanno conquistato i loro primi dragoni, fino a un’imbarcazione da 20 posti.
“La pagaiata aiuta a prevenire il linfedema, ma soprattutto ci ha aperto una possibilità che la malattia sembrava averci chiuso. Ora facciamo parte di una rete di 56 squadre in Italia: è emozionante, anche solo partire in pulmino per una trasferta.”
Un momento intenso è quello delle gare dedicate alle Donne in Rosa, dove le atlete ricordano con petali sull’acqua chi non ce l’ha fatta. “È una cerimonia a cui teniamo molto, svolta in perfetto silenzio.”
C’è stato un momento particolarmente emozionante in questo percorso?
“Di certo quando siamo andate a trovare le Pink Lioness di Venezia, solo sei mesi dopo la nascita del gruppo. Avevamo cappellini rosa fosforescenti per farci riconoscere nella nebbia del Canal Grande! Salire sul Dragonboat con loro e sfilare in quel canale è stato meraviglioso. Ci siamo chieste: Per arrivare qui dovevamo passare attraverso un tumore? Ci siamo risposte: Sì, ma eccoci qui.”
Vivere e rinascere attraverso lo sport
In che modo il Dragonboat vi ha aiutate a ritrovare forza, fiducia e benessere dopo la malattia?
Ogni donna vive l’esperienza del tumore in modo diverso, ma tutte condividono il bisogno di ricucire il rapporto con il proprio corpo e con il futuro.
“Pagaiare sull’acqua, immerse nel verde, nella sincronia perfetta del Dragonboat, dà benessere al corpo e alla mente. Quando saliamo sul dragone lasciamo i pensieri sul pontile e partiamo. Nel silenzio del lago sentiamo il nostro corpo di nuovo vivo e felice di esserlo.”
Il valore del gruppo e del territorio
Che tipo di legame nasce tra voi e quanto conta la collaborazione con le realtà locali?
“La prevenzione per noi è fondamentale: siamo la prova che i controlli salvano la vita. Durante una giornata organizzata dai Lions, una donna venuta da Torino ha scoperto un tumore e oggi sta benissimo. È stata una grande gioia rivederla.”
La collaborazione con associazioni, medici volontari e istituzioni locali è parte integrante della nostra attività. “Senza queste reti non saremmo qui. La forza del gruppo non è solo nel dragonboat, ma nella comunità che ci sostiene.”
Prevenzione e messaggio sociale
Qual è il messaggio che volete trasmettere e cosa direste a una donna che esita ad avvicinarsi per timore o insicurezza?
“La inviteremmo a venirci a conoscere, a provare un allenamento. Non è detto che piaccia a tutte, ma finché non si prova non si può sapere. Si può far parte delle Dragonflies anche se non si intende fare gare, venendo solo agli allenamenti.”
Nel febbraio 2024 è nata ufficialmente l’associazione APS Dragonflies Candia, e sul sito si trovano tutte le informazioni per contattarle.
Futuro e ispirazione
Quali sono i vostri sogni e come descrivereste lo spirito delle Dragonflies Candia?
“Vogliamo farci conoscere, per dare a ogni donna operata al seno la possibilità di sapere che qui, a Candia, esiste una squadra in rosa pronta ad accoglierla.”
Tra i prossimi obiettivi: partecipare a nuove gare, dai laghi del Nord Italia ai mondiali di Dragonboat in Francia con le Dragonette di Torino, e magari un giorno alla Vogalonga di Venezia.
“Il nostro spirito? Sport, allegria e collaborazione. E se possiamo aggiungere una parola: svalvolate — o balenghe, come diciamo noi. Titoli onorifici!”
a cura di Miriam Perini


