La Marcia Locale per Gaza contro l’alienazione delle guerre
In principio è stato tutto facile e veloce.
Non appena, Nazarena e io, abbiamo accennato all’idea della Marcia Locale per Gaza fuori dalla stretta cerchia della militanza storica degli internazionalisti incalliti, le persone capivano e si rendevano disponibili.
Tutto il direttivo di Movimento Lento (in veste di organizzazione), Paolo Naldini di Cittadellarte (però in veste di scrittore), Andrea Trivero di Pacefuturo (però in veste di autista di furgone), Simonetta Valenti di Rossetorri (in veste di apripista eporediese), Alessandro Beata e Francesca Avolio (in veste di struttura ricettiva), Chiara Schiavo e Valeria Janno di Terre di casa (in veste di animatrici degli Smart Villages), Stefano Funicola (in veste di Public Relation di Donato), DIana di Cà dal Pum (in veste di grafica), Francesco Bacchetta (in veste di mediatore) e via così… Non posso citarli tutti, sono stati tantissimi. E nessuno solo come spettatore, tutti volevano partecipare.
Quello che sta succedendo a Gaza da mesi, da anni, da decenni è gravissimo; finora abbiamo subito la violenza della comunicazione, dei grandi media e dei diversi social, ognuno isolato nella propria casa, reprimendo rabbia e diventando sempre più alienati.
Dovremmo usare di più questa parola, credo che ci rappresenti molto. “che, chi si sente demotivato e frustrato perché svolge un’attività in modo ripetitivo e senza responsabilità “ dice il Dizionario di Internazionale.
La Local March for Gaza è stato un piccolo, grande gesto di solidarietà, una comunione di sentimenti.
Lo è stato in modo spontaneo e trasformativo- Lo è stato per non essere alienati, per reagire insieme, per dire ai sopravvissuti di Gaza in Palestina, e a tutte le Gaza nel mondo: ci siamo, forse non ci sentite, ma siamo con voi. Non tutto è perduto.
Lo ha scritto Ivana, che ha fatto tutta la marcia da Oropa fino a Milano “Siamo una goccia, una goccia d’acqua limpida in un mare torbido. Una goccia che diventerà tempesta, un uragano per ripulire il mondo dalla sporcizia delle guerre, dello sfruttamento, dell’oppressione e del predominio di pochi sull’umanità“.
E, passo dopo passo, incontreremo e parleremo con chiunque sul nostro cammino. E dico proprio con chiunque.
Perché, come mi ha detto Muin Masri, scrittore palestinese che vive a Ivrea, “abbiamo camminato e i nostri passi tra terra e cielo si sono connessi con il tutto”.
Le ricordo a memoria, più o meno mi ha detto questo, prima di salutarmi e stringermi la mano alla fine della terza tappa. Per poi, senza preavviso, ripresentarsi il giorno dopo in bici, solo per risalutare e riconnettersi con l’umanità.
“Restiamo Umani” scriveva Vittorio Arrigoni alla fine di ogni suo scritto. Vittorio Arrigoni era un attivista morto a Gaza. Seguiamo la sua strada, sentiamo la nostra umanità, riconnettiamoci con il tutto, poniamo la guerra fuori dalla storia, moltiplichiamo le processioni laiche, uniamo gli intenti.
Per non essere alienati.
Ettore Macchieraldo