Inchieste e guai giudiziari esplicitano il legame tra destra di governo e fascismo di strada. Un problema che riguarda anche Ivrea.
La torrida estate dell’Italia meloniana è stata scandita da diverse denunce e inchieste a carico della nostrana galassia neofascista. Dal pestaggio del giornalista Andrea Joly a Torino per mano di esponenti di Casapound, che ha interessato anche la piccola Ivrea in relazione all’arresto in regime di detenzione domiciliare dell’ex esponente della Lega locale Igor Bosonin, fino alle più recenti inchieste che hanno messo in luce le connessioni economiche tra gli eredi dell’Msi e il neofascismo eversivo, la vera natura dei partiti di governo diventa ogni giorno più palese.
Non che fosse molto difficile da intuire. Scelte, dichiarazioni e posizioni dell’attuale governo hanno fin dal principio lasciato spazio a pochi dubbi, mentre l’incapacità di alcuni attori di contrassegnare come esplicitamente fascista l’attuale maggioranza è sempre più sintomo, quando non di esplicita malafede, perlomeno di grave ingenuità e di una capacità di analisi a dir poco atrofizzata.
Il buon fascista della porta accanto
Partendo dal locale, un certo scalpore ha suscitato la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati e successiva detenzione in regime di arresti domiciliari di Igor Bosonin, ex candidato sindaco a Ivrea per Casapound nel 2018 e campione di preferenze per la Lega nel 2023, per il pestaggio del giornalista Andrea Joly avvenuto di fronte all’Asso di bastoni, sede torinese di Casapound.
Al di là delle poco fortunate avventure elettorali eporediesi, Bosonin è personaggio ben noto sul territorio: sfruttando la già collaudata tecnica dell’estrema destra di creare compagini dell’ultimo minuto nei micro comuni monolista, Bosonin nel 2019 si ritagliò un posto come consigliere di minoranza a Traversella, raccogliendo la bellezza di 10 voti, per poi tentare senza successo lo stesso colpo di mano a Vialfrè nell’estate di quest’anno. Prima ancora era stato il volto della raccolta di pacchi alimentari per famiglie italiane indigenti (si scrive italiane si legge bianche), oltre che uno dei fondatori della prima sede di Casapound ad Aosta.
La sua più recente campagna eporediese l’aveva visto alla testa del Comitato 10 febbraio, associazione a difesa di infoibati e vittime dell’esodo giuliano-dalmata, da sempre asso nella manica della destra, da giocare per fornire la propria contro narrazione storica e lavarsi la coscienza dall’eredità delle stragi nazifasciste, in un discutibile tentativo di appiattimento. Nel febbraio di quest’anno aveva così tentato di ottenere il patrocinio della città per una manifestazione in ricordo dei morti delle Foibe, incassando però il rifiuto dell’attuale amministrazione, la quale indicò anche la persona dello stesso Bosonin come motivo del rifiuto. Una scelta rivelatasi decisamente lungimirante, ma che scatenò allora l’indignazione della destra locale, in particolare da parte del deputato leghista Alessandro Giglio Vigna, che difese Bosonin definendolo: «Una persona impegnata nel sociale, con esperienza amministrativa, padre di famiglia, gran lavoratore e un militante di cui la Lega di Ivrea è orgogliosa».
Sorvolando sul fatto che a oggi nessuno è ancora riuscito a spiegare come essere padre sia dirimente nello stabilire il valore di una persona (pure Pietro Pacciani aveva due figlie, eppure non si sentono elogi a suo carico), la partecipazione di Bosonin al pestaggio di Joly ha poi provocato un certo imbarazzo persino nella Lega, partito normalmente impermeabile a tale emozione.
Diffusasi la notizia, Giglio Vigna ha provveduto a stracciare la tessera di Bosonin, sostenendo di non sapere che quest’ultimo avesse mantenuto i contatti con Casapound. Un eccesso di fiducia evidentemente. Un veloce giro sui social sarebbe bastato per averne quanto meno il sospetto, così come sulla natura non particolarmente diplomatica del soggetto. Già nel 2017 il suo nome era stato trasmesso in procura per valutarne l’eventuale falsa testimonianza in relazione al pestaggio di un giovane nord africano da parte di 2 militanti di Casapound Aosta, mentre tra le motivazione portate dal giudice che ne ha disposto i recenti arresti domiciliari è citata: «Un’indole violenta, un istinto criminale spiccato e un elevato grado di pericolosità».
Nonostante il rifiuto del patrocinio dimostri come in città gli anticorpi al fascismo siano ancora vivi e presenti, le 40 preferenze raccolte da Bosonin alle ultime elezioni, non abbastanza da garantirgli una sedia in consiglio, ma abbastanza da renderlo il più votato nella Lega locale, palesano come Ivrea non sia poi quell’isola felice della sinistra come spesso viene dipinta. Il germe del fascismo, anche quando dormiente, si nasconde in piena luce. A volte prende la forma di quel vicino di casa anche simpatico, che quando non è impegnato a cantare Faccetta nera ti dà pure una mano a sistemare la staccionata.
Una baracconata poco convincente
Passando al piano nazionale, recenti inchieste hanno messo in luce come la fondazione An, vera cassaforte del partito del presidente Meloni, abbia erogato tra il 2021 e il 2023 ingenti sostegni ad associazioni come Acca Larentia e Forza Nuova. Ma mentre oggi alla testa della fondazione dell’ex Msi siede Arianna Meloni, sorella del premier, fino al 2022 nello stesso cda erano presenti tra gli altri l’attuale presidente del senato, Ignazio La Russa, e una sfilza di odierni sottosegretari e ministri come Francesco Lollobrigida, Edmondo Cirielli e Andrea Delmastro, oltre a senatori come Roberto Menia e Maurizio Gasparri. In particolare è interessante notare come nel 2021, in piena pandemia, la fondazione elargisse fondi ad associazioni No vax riconducibili a Roberto Fiore, condannato per l’assalto alla Cgil.
Inutile e un po’ ingenuo stupirsi quando nessun esponente di governo si presenta a Sant’Anna di Stazzema. La facciata di rispettabilità e le dichiarazioni di antifascismo rilasciate obtorto collo ai giornalisti nelle situazioni di maggior imbarazzo da parte di esponenti di governo la cui fede fascista è indubbia, appare così una baracconata poco credibile, portata avanti peraltro senza impegno. D’altronde perché dovrebbero impegnarsi a risultare credibili? Una parte dell’elettorato non li digerirà mai, per quanto possano provare a ripulirsi, mentre per chi li sostiene l’origine fascista del partito è più un vanto che una vergogna.
La facciata dietro la quale si nasconde il governo è una maschera di vetro, dietro la quale è possibile vederne perfettamente il vero volto. Se si ha intenzione di guardare.
Lorenzo Zaccagnini