La scienza si diverte

Rubrica Contronatura di Diego Marra

Non amo particolarmente la tv anche se guardo il telegiornale (de “La7”, mi pare più obiettivo) e qualche film. C’è stato, però, un tempo ormai lontano in cui la rete nazionale trasmetteva splendidi programmi di divulgazione scientifica, per merito essenzialmente del mitico Piero Angela; il figlio Alberto e Mario Tozzi ancor oggi conducono programmi decenti, ma di livello scientifico inferiore anche se meritori dal punto di vista divulgativo. Mi ha, però, colpito la notizia che la RAI abbia deciso di spostare la messa in onda della trasmissione di A. Angela (Noos) causa la feroce concorrenza di Temptation Island su Canale 5. Non sapendo cosa sia tale importante evento mi sono documentato: scopro che si tratta di uno dei tanti reality (non ho un termine italiano per definirlo; potrei tradurlo ossimoricamente in finta realtà) dove alcune coppie vivono chiuse in un villaggio, ma vengono “tentate” da decine di donne e uomini single. Commento: che boiata! Secondo Mario Tozzi, i dati sugli ascolti di Temptation Island dimostrano che «le persone sono interessate alle vicende di corna più che a come sono fatti i Sapiens». Lo scienziato poi aggiunge: «questa è la cultura media degli italiani e degli europei». Come siamo caduti in basso!

Capisco che alla maggioranza rumorosa gli argomenti scientifici possano apparire noiosi, adatti solo a una minoranza silenziosa radical chic; eppure la scienza può anche essere divertente. Mi riferisco alla geniale invenzione del premio Ig-Nobel, ideato dal matematico Marc Abrahams fondatore della rivista satirico-scientifica “Annales of Improbable Research”, che viene assegnato ogni anno dal 1991 all’Università di Harvard introdotto da un diluvio di aeroplanini di carta. Ogni anno sono premiati, in una sala gremita da più di 1000 persone, dieci studi che facciano prima ridere e poi pensare. Il trofeo, inoltre, è assegnato da veri premi Nobel che partecipano in amicizia. Alcuni esempi paradigmatici. La ricercatrice ucraina Elena Bodnar fu premiata nel 2009 per l’invenzione del “reggipetto d’emergenza” che si può dividere in due mascherine. Il canadese Troy Hurtubise ha costruito un’armatura anti-orso sperimentandone personalmente la resistenza facendosi picchiare con mazze da baseball, investire da un veicolo guidato dal padre e rimanendo illeso. Due scienziati giapponesi hanno indagato sul perché le cose abbiano un aspetto diverso se ci pieghiamo in avanti e le guardiamo attraverso le nostre gambe. La ricerca che mi pare più comica è quella dell’olandese Bert Tolkamp, premiato nel 2013, per aver scoperto che quanto più a lungo una mucca rimane sdraiata, tanto più è probabile che si alzi e che una volta alzata è più difficile prevedere quando si sdraierà di nuovo. Per me: semplicemente geniale! Alcuni non si rendono conto di aver compiuto studi con un aspetto buffo, ma solo circa il 10 per cento degli interpellati rifiuta il premio. La reazione più infastidita non è, però, giunta da un premiato, ma dal governo britannico alla premiazione degli scienziati inglesi che avevano studiato la fisica dei cereali inzuppati nel latte. Per la cronaca, gli studiosi ne furono molto contenti e realizzarono addirittura un video in cui indossando il camice versavano latte sui cereali parlando di scienza. Come al solito, anche in UK, l’ironia non rientra spesso nel corredo dei governanti. Vi sono poi studiosi che oltre l’Ig-Nobel hanno conseguito il Nobel. Emblematico il caso di Andre Geim premiato nel 2000 per aver fatto levitare una rana usando campi magnetici e dieci anni dopo per aver ottenuto il grafene dalla grafite (secondo voi qual è il Nobel?). Mi piacerebbe tanto conseguire un Ig-Nobel, ma serve un progetto di ricerca che per ora ho solo concepito a grandi linee senza formalizzarne metodi e contenuti. L’argomento dovrebbe essere una correlazione statistica su onestà, capacità cognitive e numero di voti conseguiti alle elezioni di un numero selezionato di politici nostrani. Ovviamente dipende dalla selezione, direte voi, ma proprio qui sta l’inutilità dello studio. Inoltre basta ascoltarli, o leggere le cretinate che alcuni scrivono (anche sgrammaticamente) per farsi un’idea delle relative capacità cognitive e seguire le proliferanti denunce per concussione per apprezzarne il grado di onestà. La domanda finale dello studio dovrebbe essere: perché li votiamo(ate)? Sì, proprio uno studio inutile e comico.

Diego Marra