Nove mesi di gestazione, praticamente un parto, per arrivare alla decisione di escludere il Circolo Tavo Burat di Biella dalla affiliazione a Legambiente.
Il giorno 22 luglio è giunta la comunicazione del Presidente Stefano Ciafani da cui si evince che l’Assemblea nazionale dei delegati ratifica, con una stridente unanimità, la cacciata dei malvagi e infidi biellesi dalla affiliazione alla Rete della stessa associazione.
Ah il Biellese! Luogo ai più sconosciuto, terra di corsi d’acqua e tessiture ma, soprattutto, di eresie.
Sul Monte Rubello, sulle Alpi Biellesi, si trova il cippo, anch’esso dalla storia tormentata, che ricorda Fra Dolcino e la sua compagna Margherita Boninsegna da Trento.
Proprio lì, insieme ai loro seguaci valsesiani, avvenne l’estrema resistenza contro l’assedio delle truppe del vescovo di Vercelli.
Correva l’anno 1307, in pieno Medioevo. Naturalmente ebbero la peggio e il frate eretico Dolcino fu processato e arso vivo a Vercelli. Margherita fece la stessa fine ma venne bruciata a Biella insieme a Longino da Bergamo, su un isolotto del torrente Cervo, dove ora c’è una targa che ne ricorda il martirio e dove il Circolo Tavo Burat, ogni 1° maggio, celebra il Maj.
Una storia che conosceva bene anche Gustavo Buratti, “Tavo Burat”, colui a cui è intitolato il circolo Biellese cacciato da Legambiente.
«La lontana ribellione valsesiana che, per la presenza e la guida di Dolcino, è divenuta “ereticale” al punto di confondere i locali con i forestieri apostolici, è attuale; essa parla ancora alle nostre sensibilità di montanari “non rassegnati” ad accettare una montagna colonizzata, ridotta a squallida periferia per le seconde case di chi, nei grossi centri della pianura, detiene il potere economico; per questo, quella rabbia remota dà voce anche alla nostra…» Così scriveva Gustavo Buratti nel suo libro “Fra Dolcino e Margherita.
Tra messianesimo egualitario e resistenza montanara” e, credo, ci sia poco da aggiungere. In fondo anche la vicenda di questi nove mesi di gestazione dell’espulsione del circolo intitolato a Tavo Burat racconta di fratture tra centri e periferie, del difficile connubio tra autonomia e “brand” di chi detiene il potere.
La recente vicenda della cacciata degli “eretici” Biellesi dalla Legambiente non è certo così cruenta come quella medievale.
Ha, però, lo stesso sapore di repressione del dissenso. La vicenda, per comprenderla meglio, la trovate raccontata su Pressenza e su Varieventuali .
Voglio però, anche in questo breve scritto, chiarire quale sia il peccato originale dei neo eretici biellesi. Si può riassumere nell’esecrabile “danno d’immagine”, avendo espresso pubblico
dissenso e, udite udite, avendo così tradito il vincolo di segretezza che, pare, venga imposto sugli atti dei propri congressi dalla associazione del cigno verde agli affiliati. Peccato che di questo vincolo non si trovi traccia negli statuti dell’organizzazione stessa.
Altrimenti il sottoscritto non si sarebbe affiliato (e non ne sarebbe stato poi irragionevolmente espulso). Per chi volesse solidarizzare con i neo eretici biellesi, cacciati da Legambiente, può scrivere all’indirizzo mail [email protected] Certo! Il circolo prosegue nelle sue attività e, qualora ci si senta un po’ eretici, ci si può anche iscrivere.
Sarebbe un significativo gesto di solidarietà.
Bastano 20 € versati sul conto bonifico bancario: Circolo Tavo Burat
iban IT35Q0608522300000000089737, Banca di ASTI.
Nella causale va indicato: “Nome – Cognome – Tesseramento 2024”
Ettore Macchieraldo