Questioni di genere

Rubrica Contronatura di Diego Marra

La barbera o il barbera? Questo enigma di genere mi assillava. Dopo una vacanza in Monferrato durante la quale ho letto cartelli descrittivi dei vitigni e dei vini locali, i dubbi sono aumentati poiché in alcuni casi il noto vino piemontese era articolato al femminile e in altri al maschile. Avendo perduto il sonno per la ferale incertezza ho deciso di consultare l’enciclopedia Treccani che recita: “Entrambe le soluzioni sono accettabili. I nomi dei vini sono quasi tutti maschili il chianti, il barbaresco, il morellino, il negramaro. L’uso risulta oscillante solo per i nomi che finiscono in -a, i quali tendono a essere trattati come nomi femminili. L’uso al femminile, in particolare, è il più comune proprio in casi come la barbera, la bonarda, la freisa. Tuttavia, per molti di questi nomi è piuttosto comune anche l’uso al maschile (ovvero la concordanza implicita con un sottinteso vino), il (vino) barbera, il (vino) bonarda, il (vino) freisa.” Nel parlare quotidiano, però, con l’articolo femminile si tende ad indicare il vino, mentre con il maschile si fa riferimento al vitigno da cui si ricava il vino (da https://www.vini.ws).
Bene, mi sono rasserenato anche se francamente dire il bonarda sottintendendo il vitigno mi pare un anacoluto.

Risolto l’annoso quesito mi restano parecchi dubbi rispetto all’articolazione di genere utilizzata nella nostra società. Siccome sono ignorante consulto ancora un sacro testo, in questo caso il vocabolario della lingua italiana Zingarelli; sintetizzo: il benemerito volume ci dice che il femminile di nomi indicanti professioni o cariche si forma in generale applicando le regole  della grammatica italiana utilizzandone la versione femminile e in caso di nomi promiscui, l’articolo al femminile. Cioè, si dovrebbe dire per esempio: la deputata, la senatrice, ecc. E presidente di sesso femminile? Secondo Zingarelli si dovrebbe dire: la presidente o la presidentessa (poco usato). Ma guarda un po’! Ne desumo che la nostra bene amata presidente del consiglio non conosce le regole dell’italiano oppure si sente poco femminile. Ma le nuove generazioni vivono nuove esperienze dove l’identità di genere è vissuta come fluida e il termine che più si adatta alle nuove esperienze è “neutro”, insieme a “ibrido” e al “liquido” di Zygmunt Baumann, che è stato un noto sociologo e filosofo polacco. Ciò ha scatenato rigurgiti conservatori e veterotestamentari, allarmi ingiustificati e a volte veri e propri anatemi, per non parlare dell’omosessualità! Non sono un antropologo né un sociologo, quindi non ho titolo per discutere della questione; penso unicamente che ciascuno sia libero di gestire il proprio corpo e la propria sessualità come meglio crede se non danneggia qualcuno. Mi pongo, però, un quesito scientifico, campo in cui sono un po’ più ferrato. Cosa significa dal punto di vista biologico l’atteggiamento dei giovani? C’è un sottofondo evolutivo in questo comportamento? Non credo che qualche scienziato abbia una risposta certa a tale interrogativo; probabilmente sarebbero necessarie approfondite ricerche genetiche per dirimere la questione, ma credo che non saranno mai eseguite. Mi frulla un pensiero: non sarà che ciò derivi da una pressione evolutiva correlata alle nostre società civili (si fa per dire) occidentali sovrappopolate in cui il fenomeno si manifesta? Non ho elementi per asserire ciò, si tratta di una mia semplice illazione, solo la storia futura della specie umana ci potrà dire quale sarà la prosecuzione della nostra specie, sempre che l’umanità sopravviva ancora a lungo. Qualunque siano le motivazioni di questo cambiamento epocale, consiglio ai bacchettoni che spesso ci governano, di mettersi il cuore in pace, non sarà in loro potere contrastare un mutamento, sia esso di origine sociale o biologica, a meno che non lo vogliano vietare per legge, ma ciò si chiamerebbe dittatura!

Intanto direi che possiamo rallegrarci con un buon bicchiere di barbera, che sia la o il!

Diego Marra