Fucilata a 18 anni nel cortile della caserma Freguglia a Ivrea
Una via parallela a corso Vercelli, che accoglierà piani di edilizia convenzionata, sarà intitolata a “Carla”, barbaramente trucidata dai fascisti del “Bargarigo”. Così ha lodevolmente deciso la Giunta comunale.
Nata a Viverone, nel biellese, il 5 novembre del 1926 da Giovanbattista e Giuseppina Garbolino, Santina visse a Saint Vincent in Valle d’Aosta, ma con l’assunzione alla fabbrica tessile Rossari e Varzi, durante la settimana, soggiornava ad Ivrea presso il convitto delle operaie situato vicino alla fabbrica realizzato appositamente per ospitare tutte le lavoratrici.
Tutto questo fino allo scoppio della seconda guerra mondiale quando Santina “Carla” Riberi, 18 anni, già madre di un bambino di un anno e mezzo, decide come il fratello Gianni, di unirsi ai partigiani come staffetta.
Così la ricordò con un encomio il suo comandante partigiano Primo Corbelletti (Timo) della VIII divisione Garibaldi a cui appartenne, il quale scrisse:
“Durante i sei mesi di servizio aveva dato prova, nonostante la sua giovane età, di grande serietà e di impegno costante, conducendo a termine incarichi rischiosi, in condizioni sempre difficili, sia perché si trattava di passare tra le maglie della rete difensiva stesa dai nazifascisti sia perché bisognava superare percorsi impervi, sempre a tu per tu con il proprio coraggio personale e il pericolo permanente e immanente”.
E ancora: “Aveva chiuso gli occhi a più di un compagno con le sue mani forti da operaia e come tutte le altre valorose staffette della II zona sapeva come si doveva e poteva morire. Ma quando venne fatta prigioniera capì, meglio sentì, che per lei non vi sarebbero state mani pietose. E tuttavia non tremò e affrontò impavida la sua sorte”.
La sua azione nella VIII Divisione Garibaldi dal 1° aprile 1944 si interruppe l’11 settembre dello stesso anno, quando i fascisti le tolsero la vita. Fu arrestata ad Ivrea dai fascisti del battaglione Barbarigo il 9 settembre 1944, fu torturata per due giorni, infine fucilata nel cortile della caserma Freguglia.
Il suo corpo, dopo la fucilazione, fu trasportato e gettato su un mucchio di ghiaia nella cava di Culotto (ai confini con Montalto Dora), dove fu successivamente rinvenuto.
Quaranta giorni prima, il 30 luglio, anche il fratello Gianni era stato fucilato, assieme ad altri tre compagni, nei pressi del cimitero di Ivrea.
Santina sognava la libertà, la vita senza la guerra, senza la dittatura, anche per suo figlio. I fascisti spensero il suo sogno.
EPIGRAFE
Di Tullia de Mayo, partigiana Manuela, combattente, poetessa, di Cuorgné
Dedicata a Santina Riberi, partigiana Carla
Era chiaro il suo sguardo
come l’acqua di un fiordo,
credeva nella vita
lottava per la libertà.
Vilipesa, torturata dai “marò”
del battaglione Barbarigo,
fucilata all’alba
dell’undici settembre ’44.
Anni diciotto,
staffetta della 76a Garibaldi,
nome di battaglia Carla.
Affinché il tempo impietoso
scolorendo il nome sulla pietra
non ne cancelli la memoria:
perché il mondo conosca
il prezzo del suo sangue.