Per un carcere che non sia inutile e dannoso occorre ascolto e proposta educativa: si può fare

Comunicato stampa

Ieri, venerdì 10 maggio, una decina di persone detenute nel carcere di Ivrea, accompagnate da alcuni volontari, da operatori dell’Associazione “Teatro a Canone” e da agenti della Polizia Penitenziaria, si sono recati al carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino, dove hanno riproposto alle persone là detenute, il lavoro teatrale “Fahrenheit 451” già presentato un anno fa al Salone del Libro di Torino, al Teatro Giacosa della nostra città e all’interno della casa Circondariale.
La prossima settimana saranno presso il carcere di Verbania a riproporre il loro lavoro.
Sempre la settimana prossima, un altro gruppo di persone detenute nel nostro carcere, nelle giornate di venerdì 17 e sabato 18 proporrà un altro lavoro da essi stessi in parte prodotto al termine di un laboratorio teatrale scaturito dalla lettura collettiva dello straordinario libro dell’ex magistrato Elvio Fassone “Fine pena: ora”. Si tratta di una lettura scenica a cui hanno chiesto di assistere oltre duecento persone del nostro territorio che entreranno, per l’occasione in carcere.
Altre decine non potranno assistervi per mancanza di posti, ma potranno ascoltare il podcast andando sul sito dell’Associazione di Volontari “Tino Beiletti” a questo link
Insomma dal carcere della nostra città non arrivano solo cattive notizie e quello che non è difficile capire, è che, come detta la nostra saggia Costituzione e tante leggi non applicate, è la proposta educativa lo strumento per restituire alla comunità persone desiderose e capaci di svolgervi un ruolo positivo per sé e per tutti.
Occorre urgentissimamente riempire il vuoto delle giornate passate inutilmente in carcere con attività che all’interno, e soprattutto all’esterno, diano competenze, costruiscano buone relazioni e speranze concrete per un dopo.
Questo è il modo anche per costruire un ambiente più sereno per chi affronta le dure giornate di lavoro in carcere. La vera emergenza del sistema penale del nostro Paese è la condanna all’ozio quotidiano.
A questa azione per dare senso educativo alla pena, a ridurre la recidiva, e quindi a costruire una comunità più sicura, siamo tutti chiamati; anche la comunità esterna.
Noi interpretiamo così il nostro impegno, che non è assistenzialismo, ma partecipazione attiva e consapevole ad una azione educativa, cioè di crescita, che deve riguardare l’intera comunità e le nostre istituzioni.

Associazione Volontari Penitenziari Tino Beiletti Ivrea
Associazione Teatro a Canone Chivasso
Associazione Culturale Rosse Torri Ivrea