Servizi più efficienti, dimensioni massime di convivenza per appartamenti, sanzioni previste per chi non rispetterà i contratti stipulati e 12 milioni di euro previsti per il territorio: sono solo alcuni dei passi avanti che la nuova sinergia tra associazioni, consorzi e Prefettura sta maturando sul tema migranti
Ora che il processo di affidamento della gestione migranti da parte della Prefettura a CISS AC e In.Re.Te sta per entrare nella sua fase operativa, cioè quasi allo scadere dei bandi che decideranno a quale ente verrà concessa l’operatività nei due territori di riferimento, l’Osservatorio Migranti ha incontrato i due Consorzi per confrontarsi e chiedere che il percorso di integrazione passi anche attraverso una continua collaborazione tra associazioni, cittadini e enti preposti.
L’incontro, avvenuto il 20 aprile, è stato positivo perché ha permesso di verificare, ancora una volta, un’identità di vedute circa i punti critici e le difficoltà che si dovranno risolvere.
Sulle attività di controllo si gioca buona parte della riuscita dell’operazione di decentramento: solo un cambiamento della qualità del servizio dato-richiesto ai migranti può modificare il loro destino e la percezione della loro presenza da parte delle comunità locali.
Sono previste sanzioni per inadempienze e possibilità di risoluzioni dei contratti già stipulati (sempre in caso di inadempienze).
Certamente anche da parte della Prefettura si prevedeva una qualità dei servizi adeguati, ma la aleatorietà dei controlli ne rendeva di fatto “facoltativa” la effettiva erogazione; inoltre l’esperienza dei 20 mesi passati ha permesso di introdurre elementi più stringenti, in particolare sull’obbligo dell’insegnamento linguistico.
Anche l’aver stabilito dimensioni massime di convivenza per appartamenti e/o centri collettivi (6 persone max per appartamento e 30 persone max per centro collettivo) è frutto dell’esperienza e della scelta della diffusione sul territorio in alternativa al concentramento, così come anche il divieto di consentire forme di accattonaggio.
Insomma, la netta sensazione è che si voglia fare esperienza dei limiti e dei difetti del passato per andare verso un sistema che, non sarà certo perfetto, ma sperabilmente molto migliore.
Interessante anche la conferma di voler, fra qualche mese, lavorare a un progetto di accoglienza-affido presso famiglie o singole persone di cui si faceva già cenno, come ipotesi, nel documento che affidava ai Consorzi la gestione, ma che sarebbe poi stato tutto da sviluppare.
Ecco alcuni esempi di ricadute positive a breve termine, sul territorio: i bandi per la gara riconoscono punteggi ai concorrenti che dimostrano di avere intese e rapporti con associazioni del territorio e i 700 posti per i richiedenti protezione hanno portato 12 milioni di euro all’economia locale per i prossimi 18 mesi.
Molto resta ancora da fare sul piano dell’informazione. E moltissimo resta da fare affinché tutti Comuni non considerino i Consorzi delegati a far tutto, ma siano attivi nell’organizzare attività socialmente utili, di informazione, di aggregazione. A tal proposito è stato comunicato che in questi giorni i Comuni che hanno richiedenti protezione sul loro territorio stanno ricevendo il “bonus” dell’accordo ANCI-Governo (500 € per ogni presente a fine ottobre scorso): spendere quei fondi (che non hanno vincoli) per alleviare le povertà della comunità, potrebbe essere un modo perché invece di rassegnarsi alla “inevitabile guerra fra poveri” si dimostrasse che i migranti non sono una calamità, ma portano anche risorse e anche subito.
Rimane lo spauracchio dei ritardi nei pagamenti da parte dello Stato verso gli enti preposti che però non possono ricadere sui richiedenti protezione.
È evidente che i Consorzi non possono anticipare pagamenti che non ricevono dalla Stato attraverso la Prefettura, ma questa è la realtà di tutti coloro che lavorano con la pubblica amministrazione, con almeno la certezza, a differenza di chi lavora con il privato, di ricevere quanto stabilito. Quindi ci si auspica meno lamenti e meno scuse per inadempienze non accettabili.
Ai Consorzi comunque spetteranno 0,80 euro pro capite/pro die (si sperava di più) e ciò potrà consentire di assumere il personale qualificato necessario per l’accesso agli alloggi e la comunicazione con migranti e comunità locali. Ci si augura quindi che continui e si fortifichi la collaborazione-segnalazione che le comunità locali, le associazioni e l’Osservatorio potranno dare in modo puntuale, rapido e ravvicinato.
È condivisa da tutti la preoccupazione circa l’alto numero di dinieghi e le conseguenze negative. È noto il positivo atteggiamento della Prefettura che, pur in carenza di legge, tende a favorire il rilascio di permessi a fronte di percorsi di inserimento ben strutturati e positivi e, alla luce di tali considerazioni, l’Osservatorio auspica che i Consorzi si attrezzino per certificare i percorsi di crescita personale, professionale, ecc… dei richiedenti protezione affinché ciò responsabilizzi ulteriormente i gestori e incentivi i migranti; e che vi siano prese di posizione (documenti, interviste, appelli) da parte dei Consorzi e dei Comuni per chiedere una diversa politica e legislazione che non sprechi il buon lavoro di accoglienza e accompagnamento all’inclusione da un lato e, dall’altro, l’impegno e le aspettative di coloro che hanno riposto le loro vitali speranze nell’Europa e nella nostre comunità.
Tantissimo resta da fare, forse ancora di più. Eppure qualcosa si muove. Qualche volta si muove secondo direzioni auspicate e sperate da molto tempo.
Per esempio così si muove la proposta di legge di iniziativa popolare presentata da: Radicali Italiani, Acli, Arci, Centro Astalli, Cild, Asgi, A buon diritto, Cnca, Casa della Carità, per superare la “Bossi-Fini” e prevedere permessi, sponsor e accoglienza diffusa.
Lisa Gino