I dati delle elezioni politiche mostrano una Ivrea in controtendenza rispetto a quelli nazionali
Alla fine siamo arrivati all’esito anche di queste elezioni politiche 2022, abbiamo fatto indigestione di percentuali e grafici, delusioni e soddisfazioni, promossi e bocciati.
Una tornata elettorale anomala e precipitosa nella sua convocazione, che ha costretto i partiti a una campagna estiva (mai verificatasi prima in Italia), trovando alcune sigle, Unione Popolare per esempio, ancora in via di formazione e di organizzazione.
Dopo i risultati a livello nazionale e regionale, analizzati su tutti i media, può essere interessante considerare i dati relativi alla città di Ivrea, se non altro in vista della prossima scadenza amministrativa della primavera 2023.
Il dato di Ivrea vanno in controtendenza rispetto al dilagante trionfo dei partiti di destra in tutta Italia, tanto da farne sulla cartina un unico puntino rosso assediato dalla marea azzurra (o meglio tricolore).
Allora guardiamoli da vicino questi dati eporediesi, questi numeri, che dicono più delle percentuali.
I dati sono quelli della Camera riferiti alla quota proporzionale.
Ragionando per coalizioni il centro sinistra oggi totalizza 4401 (ho aggiunto i 46 voti per il povero Di Maio) lasciando però fuori il risultato di Azione/Italia Viva, mentre nel 2018 poteva contare su 4846 voti. Sono 445 voti in meno.
Anche il centro destra cala e arriva oggi a 3967 mentre nel 2018 era a 4393, più o meno la stessa perdita del centro sinistra.
Forte e previsto calo dei 5 stelle (1900 voti in meno) mentre Unione popolare, nonostante la percentuale maggiore rispetto alla media nazionale, perde una cinquantina di voti rispetto al risultato di Potere al popolo.
In percentuale: PD 28,1%, FdI 21,34, Azione 10,8, M5s 9,6, Lega 7,2, Forza Italia 6,2, Verdi/Sinistra 5, + Europa 5, Unione Popolare 2,1, Italexit 1,8, Italia sovrana 1,6, altri 0,…
Confrontano le zone della città si nota come FdI prevalga a San Bernardo col 29%, dove il PD si ferma al 19%, mentre a Bellavista e alla Fiorana il PD raggiunge il 30%, con FdI fermo al 20%.
Naturalmente bisogna tenere conto dell’affluenza alle urne, calata in 4 anni dal 75,39 al 68,7, cioè da 13994 a 12301 votanti, circa 1700 voti in meno.
Unica voce in salita quella delle schede nulle: da 331 sono salite a 381, un bel 3%.
Nel complesso la situazione appare quindi abbastanza congelata, tutti perdono qualcosa ma le posizioni restano le stesse, a parte il regresso dei 5 stelle e l’arrivo di Azione.
Aumenta solo la disaffezione al voto (e le schede nulle), ma questa è una considerazione che emerge il primo giorno dopo i risultati, anzi nel breve intervallo tra la fine delle votazioni e l’arrivo dei risultati.
Poi sui giornali nazionali e sulle reti tv, che hanno dato sempre spazio solo alle maggiori 4 – 5 liste, ricomincia il giochetto delle percentuali e chi ha vinto o perso, fino al prossimo giro.
Autocritiche dai leader nazionali dello sconfitto schieramento di centrosinistra: non pervenute. Per la sempre rimandata rinascita di una forza di sinistra, invece, riflessioni, progetti, idee per un rilancio di una vera partecipazione popolare progressista sarebbero benvenute.
Francesco Curzio