Sabato 3 giugno – Rassegna stampa – Luca Sofri
Intanto, che cos’è oggi il “giornale di oggi”? Esordisce così Luca Sofri, direttore del giornale online Il Post che ha curato la rassegna stampa di sabato 3 giugno nel cortile del Museo Garda.
Oggi che ormai I giornali che escono la sera e non più la mattina, nella loro versione digitale e che a volte sono già disponibili alle 22,30? Oggi si chiude prima per ragioni economiche, perché far lavorare le redazioni la sera o la notte come in periodi più floridi è troppo costoso.
Il collega Carlo Verdelli racconta che la notte in cui morì la principessa Diana c’era ancora qualcuno in redazione del Corriere all’una e trenta di notte. Oggi a quell’ora, al massimo, possono esserci pochissime persone “a guardia” del web e del digitale.(…) I quotidiani cartacei si sono retti economicamente fino a oggi grazie a chi pagava per leggerli e alle inserzioni pubblicitarie, ormai ambedue in crisi con l’avvento di Internet. Corriere e Repubblica a metà anni ’90 vendevano rispettivamente 900 e 800mila copie. Oggi siamo passati a 200 e 120mila copie. Una riduzione del 10% annua. In Italia comunque i quotidiani continuano ad avere un ruolo maggiore di quanto dica il numero delle copie vendute e a dettare l’agenda delle trasmissioni televisive e radiofoniche della giornata. Insomma, un settore in difficoltà, ma ancora importante.
Dopo questa panoramica in fondo neppure così catastrofica Sofri riprende quella che negli ultimi giorni è la notizia che domina tutte le testate nazionali: e l’abuso e l’eccesso di toni scabrosi e e parole nello scriverne: l’uccisione di Giulia Tramontano a Senago, in provincia di Milano, da parte del compagno. Repubblica di oggi – riprende Sofri – apre con una foto della ragazza e una dichiarazione della madre dell’assassino (“chiedo perdono perché ho messo al mondo un mostro”).
Non è il fatto che si racconta, che si continua a raccontare, quindi, ma tutta la parte emotiva, suggestiva. Si ha l’impressione che tutta la discussione sicuramente necessaria intorno a un tema, quello dei femminicidi, molto più grosso dell’intera storia diventi sui giornali un alibi per sdoganare qualunque dimensione e spazio di racconto morboso, pettegolo, voyeuristico e macabro.
E l’intervista alla donna filosofa progressista arriva, sì, ma dopo sei pagine dedicate alla madre e non solo (“le mani che si muovevano sinuosamente preparando i cocktail sono le stesse che l’hanno uccisa”). “L’abuso di cronaca nera è un delitto” titola l’articolo del Foglio che Sofri legge.
I maestri del giornalismo sostenevano che la cronaca nera non si commenta. L’indignazione morale diventa spettacolo e sulla stessa falsa riga il secondo articolo letto da Sofri, questa volta su La Stampa (“Se il delitto diventa uno spettacolo pulp”) a firma di Massimiliano Panarari.
Un classico, quello del delitto d’estate, che non conosce, lui sì, tramonto.
(a cura di Simonetta Valenti)