In ricordo di Vittorio Bestoso, attore, che ha lasciato questo mondo il 21 febbraio
Re Yammer in Dragon Ball e Pinguino in Batman, per citare solo due tra i personaggi dei cartoni animati degli anni ’90 avevano la sua voce. Vittorio Bestoso, che avrebbe compiuto tra poco settant’anni, se n’è andato il 21 febbraio a Ivrea. E’ stato un attore, un narratore, e un doppiatore. La sua voce profonda diventava lo strumento dai mille suoni diversi in grado di calarsi in ciascun personaggio e dargli vita. Un mestiere, quello del doppiatore, che si svolge perlopiù “nell’ombra” e che calzava a pennello con la sua grande generosità.
Siedo davanti a una finestra che guarda un paesaggio di montagna, a chiedermi se sono davvero la persona giusta per scrivere di Vittorio. Una cosa che so di lui è che era circondato da amicizie durate una vita intera, dagli anni delle proteste, della vita torinese e milanese, molto prima che approdasse in Canavese e facesse della Valchiusella e di Ivrea la sua casa.
Questa pienezza di vita e di persone care che io ho testimoniato, nei 13 anni della nostra amicizia, mi fa sentire l’ultima arrivata in un’immensità Vittorio Bestoso, pertanto è con molta umiltà che porgo questo scritto, sapendo bene che moltissime altre persone potrebbero dire di lui molto di più e molto meglio di me. Già da questo si può scorgere il valore di una persona, pianta oggi da così tanta gente, luoghi, progetti.
Scriverò di Vittorio, oggi, davanti alle montagne, mentre viene cremato senza rito religioso, come da sue volontà. Scrivo da amica, da collega e allieva, da direttrice artistica di BILOURA: una posizione di artista in un territorio e dentro un’associazione, che ha molto a che vedere con Vittorio Bestoso, dato che mi ci ha portata lui, qui.
Vittorio, per me, è stato innanzitutto una persona estremamente e profondamente creativa. Non solo per le parti recitate in teatro, televisione, doppiaggio, radio, piazze, ma perché amava giocare con l’arte dell’attore (che padroneggiava con maestria, va detto) e creare progetti artistici di qualunque forma e sempre di contenuto e significato. Non ha mai smesso di entusiasmarsi per creare una manifestazione nuova in Valchiusella (Le Passeggiate della Resistenza, per fare un esempio), fondare una radio nuova (l’ultima è Radio Spazio Ivrea), dare la voce a un progetto in cui credeva e dare sempre tutta la sua professionalità e la sua presenza.
E così la sua vita è puntellata di momenti, luoghi e persone che si sono arricchiti della sua generosità creativa e generativa. Una generosità traboccante di passione per il suo lavoro, che non è cosa scontata per nessuno che abbia avuto in dono il suo talento e quella voce pazzesca che al telefono poteva convincere un’hostess a trovare una stanza libera all’ultimo minuto a Venezia durante il Carnevale (è successo davvero).
Io credo che l’attore Vittorio aveva amore per il suo mestiere come forma d’amore per la vita e non, come succede a moltə altrə, come forma di autocelebrazione.
Anche se forse lui non l’avrebbe mai detto così come lo scrivo io.
E probabilmente, se io gliel’avessi descritto con queste parole, avrebbe negato, fatto una battuta.
Eppure io comunque credo sia vero, per quella parte di vita in cui l’ho conosciuto.
Tra le tante cose importanti che ha fatto, ci sono anche quelle che non ha fatto e che raccontano tanto del suo valore. Non l’ho mai visto dire di no a priori, dimostrando fermezza nello smontare le gerarchie delle forme e dei momenti artistici, una vita contro il classismo interno al mondo dell’arte e del teatro.
Non l’ho mai visto utilizzare la sua posizione professionale a discapito di altrə, anzi: solo in favore.
E chi come me è un’attrice donna sa quanti direttori di doppiaggio, registi o colleghi più anziani spesso si permettono di utilizzare il loro potere sulla tua carriera per ottenere anche solo che tu rida di più alle loro battute di pessimo gusto.
Non ha mai pugnalato alla schiena nessuno, nemmeno unə nemicə,nemmeno quando avrebbe potuto facendola anche franca, dimostrando una spina dorsale rara e preziosa.
Vittorio era un gentiluomo. Non nel senso di chi ti apre la porta per farti entrare in auto (anche se mi sa che faceva anche quello, e sovente), bensì nel senso che aveva un animo nobile e una rettitudine di estrema sinistra che sbaragliava per la sua purezza.
Vittorio ha amato tanto, fino all’ultimo, mentre già era in fase terminale e si preoccupava di non pesare su famiglia e amicizie. Altro grande angolo di prospettiva su questa vita che salutiamo: una famiglia meravigliosamente, coraggiosamente atipica e piena – sempre, anche nei momenti difficili – d’amore, di sorrisi, di gentilezza. Una vasta e variegata folla di amicizie, fatta di sindacə, giardinierə, attorə, scrittorə, cuochə, direttorə di doppiaggio, disoccupatə, di ogni età e genere.
Così, mi viene da dire che Vittorio Bestoso ha attraversato questo mondo godendoselo, dando valore e senso alle sue azioni, ridendo con quel vocione irresistibile, dando tantissimo e prendendo per sé solo il minimo.
Mi ritengo fortunata di aver avuto questo amico e collega che ha saputo essere felice, essere un esempio senza volerlo diventare, essere integro con estrema forza d’animo e camminare nel mondo con dignità profonda e allegra. Io credo che sia stato fortunato il mondo, ad avere un Vittorio Bestoso che intrecciava la sua vita con le nostre, ben oltre i suoi meriti attoriali, che sono comunque tanti.
E per questo, per me che sono – in un certo senso – uno dei suoi lasciti in terra, essendo io oggi presidente dell’associazione di cui lo fu lui, avendola “rilevata” in Valchiusella perché mi convinse lui che era una bella idea, avendo io imparato da lui non solo a recitare meglio, ma anche ad ampliare le mie prospettive politiche sul teatro e la sua funzione per la società.
Per tutto questo e altro che non si può riassumere qui, colgo quest’occasione per ringraziarlo pubblicamente.
Grazie, Vittorio.
Da parte mia, di BILOURA, della ciurma di Servo Muto primo spettacolo fatto insieme, da parte nostra gente di Valchiusella e di Ivrea, grazie da parte dei territori e dei progetti che ti hanno incontrato e che ti piangono adesso che te ne sei andato, come piango io ora sulla mia tastiera riflettendo su quanta bellezza hai lasciato al tuo passaggio.
Ti teniamo nella nostra memoria, con amore e – per quanto riguarda noi di BILOURA e della valle – con l’impegno a continuare a sostenere una visione di teatro e di cultura etica, impegnata, orizzontale…
E ridente, porque “no hay lucha sin alegrìa!”
Fai buon viaggio, amico caro.