Sono riprese le serate culturali dell’Anpi: lunedì 13 febbraio Milena Bertone “Myline” e Luca Oliveri hanno risposto alle domande del presidente Mario Beiletti per raccontarsi e raccontare la loro espressione artistica.
In tempi foschi come gli attuali, tempi pervasi da minacciose incombenze e flebili speranze, il messaggio degli artisti può risollevare gli animi verso la gioia del colore, dell’espressione creativa che conforta, risana e allieta lo spirito. Nell’ottica di rafforzare il rapporto tra politica e cultura, anche l’Anpi di Ivrea ha messo a disposizione la sua sede di Piazza Perrone, presso la Cigl, per organizzare serate di incontri con gli autori locali.
Lunedì sera, 13 febbraio, hanno intrattenuto il pubblico, apertamente e generosamente raccontandosi, due talentuosi pittori e cioè Luca Oliveri e Milena Bertone, affiancati da Mario Beiletti, presidente dell’Anpi, che faceva gli onori di casa.
Fin dalle premesse Beiletti ha sottolineato come l’antifascismo si esprima anche attraverso il “fare cultura” così ribadendo il perché dell’iniziativa. Esposte a lato dei due pittori, facevano bella mostra alcune delle loro tele, capaci già al primo sguardo, di rivelare due differenti concezioni artistiche.
La prima, quella di Oliveri, più concentrata sulla tecnica del ritratto iperrealista, ricco di minuziosi dettagli e rappresentativo di una perfezione quasi fotografica del soggetto, e la seconda, quella di Milena, di ispirazione più vicina all’astrattismo, legata all’impulso del gesto libero da ogni costrizione formale.
Una pittura, quest’ultima, più materica e realizzata anche a colpi di spatola, una pittura istintiva e come tale,
forse, più ricca d’invenzioni e di sogni. Tra i lavori di questa giovanissima ragazza occorre anche ricordare un suo recente manifesto con il logo di una macchina per scrivere che, in luogo della scrittura, produce un disegno con la bandiera della pace. Una pace sognata e ancora tutta da scrivere, quella tra Russia e Ucraina, ma sempre più necessaria nelle aspettative e nei desideri di questa giovane artista e nei tanti militanti che si radunano ogni sabato in piazza di città a Ivrea, per chiedere una via diplomatica che ponga fine allo scempio della guerra.
Entrambi i pittori ricordano i loro primi passi del loro percorso artistico, le origini della loro passione, che si snoda a partire dai tempi dell’asilo e si consolida nel periodo delle scuole medie.
A conferma delle sue inclinazioni verso la fedeltà del ritratto, Luca ci racconta come in verità, prima della pittura, avesse pensato alla fotografia, affascinato dal piacere di catturare la luce con l’obiettivo per poi seguire un professore dell’Istituto d’arte di Castellamonte che lo ha istradato verso le tecniche del ritratto realistico.
Per Milena, invece, l’estro creativo è stato messo a dura prova quando ha frequentato l’Accademia Albertina che, costringendola ad un uso troppo tecnico del pennello, l’ha progressivamente disamorata alla pratica costante. Per fortuna, il guizzo della passione ha ripreso consistenza durante il lock-down e oggi, per lei, dipingere è il mezzo privilegiato che l’aiuta a comprendersi meglio, leggere se stessa ed esprimersi.
Dando rilievo alle sue attitudini, oggi Milena ha anche iniziato un nuovo percorso che vuole coniugare arte e terapia, in nome della riabilitazione e della salute.
Luca, più avanti con l’età di Milena, ci racconta di come sia riuscito a fare della sua passione anche una professione. Dopo vari mestieri, oggi svolge la sua attività di insegnante nell’ambito dell’arte pittorica anche presso alcune comunità psichiatriche e confida in un progetto per portare il suo insegnamento all’interno del carcere di Ivrea.
Beiletti interroga i due protagonisti sull’influenza che l’arte può avere sulla politica e sulla società, su come essa possa essere strumentalizzata in nome della propaganda ideologica, su come essa possa favorire l’indagine psicologica e la conoscenza di sé, su come possa ben rappresentare il compito di educare gli occhi a scoprire il lato estetico della vita.
“L’artista impara divertendosi” ricorda ancora Luca Oliveri e, così facendo, accumula una certa conoscenza che poi, in qualche modo, si impegna a restituire sotto forma di creazione artistica.
Come messaggio politico esplicito, una delle sue tele esposte raffigura Nelson Mandela. Il volto tratteggiato di rughe, il vissuto esemplare dell’uomo riflettono, nell’armonica fedeltà del ritratto, tutta la sua storia di attivista politico e premio Nobel per la pace.
“Oggi l’arte è vincolata alle regole del mercato e del profitto…” dice Oliveri ”… E a determinare il valore di un quadro, per chi non è già consacrato dalla fama, concorrono molti parametri e fattori, ma chi crede di fare arte pensando al profitto è meglio che lasci perdere”.
Sia per Luca sia per Milena, l’arte è al centro della loro vita, ma anche la politica trova in loro spazio e dominanza di interessi. “Da quando mi impegno politicamente, mi sembra di poter vivere meglio la società e meglio orientarmi al suo interno” dice Milena “Oggi capisco più cose, la mia percezione del mondo è mutata è la società mi sembra qualcosa di più di una semplice corsa al consumo”. Poi, con il pubblico che si raccoglie più da vicino alle opere esposte, si arriva ai saluti finali e ai complimenti per artisti e organizzatori.
Pierangelo Scala