Sdigitalizziamo la scuola!

“Più la scuola e lo studio si digitalizzano, più calano sia le competenze degli studenti sia i loro redditi futuri”

INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Può capitarti di avvicinarti a controllare lo studente che davanti al monitor se ne sta braccia conserte, per scoprire che la ricerca di Storia si sta letteralmente scrivendo da sola.
Piombando dentro un film distopico ti chiedi e domandi che cosa stia succedendo, per sentirti rispondere con tono genuinamente entusiasta che “la ricerca la sto facendo, l’ho appena spiegata a ChatGPT”.
?!?
“Sì prof – e i decenni che vi separano si sentono tutti dentro quella sincera eccitazione –, lui ormai conosce la mia scrittura, dunque scrive come me, gli ho anche detto di inserire qualche errore ogni tanto per renderlo più verosimile. Posso chiedergli di approfondire un argomento e abbreviarne un altro, di fare flashback e/o anticipazioni… ormai lo fanno anche i romanzieri”.
Non ci credi, perciò lo metti alla prova: scrivi un testo fantascientifico il cui protagonista arriva sulla Terra. ‘C’era una volta…’. Banale? Sì, perciò la consegna diventa ‘scrivi il testo ma comincia in medias res’, e quello s’inventa (?) un testo scritto pure bene, accidenti. Gli ordino di usare un lessico più elevato e lui (!) lo fa, ma discretamente, senza esagerare.
“E poi?”
“Poi, prof, dipende: grammatica, naturalmente, e inglese, perfino filosofia – a volte mi sembra umano, prof, mi pare di volergli bene. Per un compito di mate posso chiedergli di indicarmi tutti i passaggi: somma quei dati, moltiplica il risultato per il numeratore, sottrai… così magari in classe durante la verifica ripeto quel procedimento”.
“Senza capire niente, però”.
“…”
E’ anche lì che le nostre strade divergono, naturalmente. Eppure li abbiamo abituati così: contabilizzare, puntare al voto, al risultato, alla media, allo zerovirgola. Altro che ‘usare il cervello’: è la somma che fa il totale.
Allora è urgente, pensi, tornare a foglio e penna, sdigitalizzare la scuola, obbligare al pensiero, insegnare fatica. Disabituare al gesto istintivo e automatico di compulsare il cellulare perfino per ricordare cos’ho fatto ieri.

RELAZIONE DEL SENATO
Ed è proprio quel che propone la recente [del 9 giugno 2021] relazione finale della 7ª Commissione Permanente del Senato della Repubblica “sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento”, che fa perfino pensar bene di certi parlamentari: è breve, chiara, diretta, tremenda.
Non il solito distratto predicozzo sull’uso dei cellulari ma una denuncia che segue un lavoro di ricerca a catastrofe in atto.
Lì per lì son cose che si sanno: danni fisici (miopia, obesità, rigidità…) e psicologici (dipendenza, insonnia, depressione, isolamento…), nonché perdita progressiva di facoltà mentali come concentrazione, memoria, spirito critico, abilità dialettica.
Chi frequenta un po’ le aule sa che – in special modo dopo la pandemia – il crollo si vede, si sente, è quasi tattile. Sempre più frequenti gli hikikomori: ragazzi fragili, isolati, sociopatici.
Vederlo scritto però – e dentro un documento parlamentare – è altra cosa.
Anche perché la relazione avverte che gli effetti dell’abuso di smartphone e videogiochi non sono diversi dalla cocaina: stesse implicazioni “chimiche, neurologiche, biologiche e psicologiche”. Ed essere connessi è piacevole, dal momento che l’uso del digitale “favorisce il rilascio di dopamina, il neurotrasmettitore della sensazione di piacere”.
Che male c’è? C’è che il cervello “agisce come un muscolo, si sviluppa in base all’uso che se ne fa e l’uso di dispositivi digitali (social e videogiochi), così come la scrittura su tastiera elettronica invece della scrittura a mano, non sollecita il cervello”.

CHE FARE?
Prima di tutto un po’ di opposizione alla tendenza in atto, in direzione ostinata e contraria: “dal ciclo delle audizioni svolte e dalle documentazioni acquisite – scrive la Commissione – non sono emerse evidenze scientifiche sull’efficacia del digitale applicato all’insegnamento. Anzi, tutte le ricerche scientifiche internazionali citate dimostrano, numeri alla mano, il contrario. Detta in sintesi: più la scuola e lo studio si digitalizzano, più calano sia le competenze degli studenti sia i loro redditi futuri”.
Seguono semplici consigli molto pratici, tra i quali vietare i cellulari in classe, incoraggiare la lettura su carta, la scrittura a mano, l’esercizio della memoria.

LA DITTATURA PERFETTA
O così, o corriamo il rischio, paventato dallo scrittore britannico Aldous Huxley, della dittatura perfetta: “Una prigione senza muri in cui i prigionieri non sognano di evadere. Un sistema di schiavitù nel quale, grazie al consumismo e al divertimento, gli schiavi amano la loro schiavitù”.
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