La straordinaria partecipazione al voto degli iscritti al circolo eporediese
Non si discostano sostanzialmente dai dati piemontesi i voti espressi dagli iscritti del circolo eporediese del PD ieri pomeriggio, sabato 1 aprile, nel corso della Convenzione svoltasi in sala Santa Marta.
Presentata da Guido Ruffinatto la mozione di Michele Emiliano ha raccolto solo 4 voti (1,8%), quella di Andrea Orlando, presentata da Elena Piastra (vicesindaca di Settimo Torinese) ha raccolto 76 voti (34,5%), mentre sono 138 (62,7%) i voti ricevuti dalla mozione di Matteo Renzi presentata da Davide Gariglio (segretario regionale).
Di poco più favorevoli a Renzi i voti ricevuti in Piemonte alla data del primo aprile: 4.608 (66,1%) su 6.974 votanti nelle convenzioni dei diversi circoli della regione; Orlando raccoglie 2.187 (31,4%) consensi, mentre Emiliano riscuote solo 179 voti (2,6%).
Dai dati ufficiosi nazionali (oggi, 2 aprile scadono i termini per lo svolgimento delle votazioni nei circoli), dopo oltre duemila convenzioni di circoli con la partecipazione di circa 64mila iscritti, emerge un quadro sostanzialmente simile: Emiliano vicino al 7%, Orlando poco oltre il 27% e Renzi quasi al 66%.
Non sembra così emergere nessuna significativa diversità dai risultati del circolo eporediese del PD rispetto a quelli regionali e nazionali.
Ma già questa è una notizia se si considera che gran parte degli amministratori ed esponenti piddini locali si è (più o meno apertamente) espresso a sostegno di Orlando, che, ciò nonostante, non raggiunge neppure il 35%.
Un’altra particolarità della Convenzione del PD eporediese è l’alta partecipazione (220 votanti su 336 iscritti, pari al 65%) che diventa eccezionale considerato il dato medio della partecipazione nazionale che risulta (sempre dai dati ufficiosi) inferiore al 20%. Una particolarità che ha certamente influenzato il mancato successo locale di Orlando e che è difficile immaginare slegata dall’arrivo di circa 120 nuovi iscritti al PD di Ivrea nell’ultima settimana di febbraio.
Assolutamente ininfluenti sulla scelta del segretario e dell’assemblea nazionale, che saranno decisi dalle primarie del 30 aprile, queste Convenzioni (quelle provinciali si svolgeranno il 5 e quella nazionale il 9 aprile) appaiono prive di senso non essendo luoghi di reale discussione e confronto, limitandosi a precludere la possibilità di presentarsi alle primarie al candidato che non raggiunga almeno il 5% dei consensi degli iscritti.
Pur nella loro bizzarria, le Convenzioni PD una funzione la svolgono: quella di far emergere i rapporti di forza nel partito. E il messaggio appare abbastanza chiaro. Anche a Ivrea.
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