Che la tratta sia “tra le più critiche” è realtà evidente. Che la pur necessaria eliminazione dei passaggi a livello sia misura sufficiente a restituire funzionalità alla linea è tesi insostenibile.
I problemi sono ben noti agli utenti del servizio: alcuni hanno vecchia data, come i cronici ritardi dovuti soprattutto al problema degli incroci, su una linea a binario unico. Problema più recente l’insostenibile sovraffollamento dei treni nel periodo dell’emergenza sanitaria. Effetto dell’adozione dei nuovi treni bimodali che consentono ai viaggiatori diretti ad Aosta di evitare rotture di carico a Ivrea, ma che hanno capacità ridotta. Rendendo così necessari servizi aggiuntivi tra Ivrea e Chivasso che tuttavia non possono essere istituiti perché la linea a binario unico non ha ulteriori tracce disponibili.
Del raddoppio della linea da Chivasso a Ivrea si parla da anni eppure, ad oggi, non si è fatto nessun passo concreto per la sua progettazione. Non si può neppure dire per mancanza di fondi perché già la legge finanziaria 2007 prevedeva: “a valere sulle risorse di cui al comma 974, la somma di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008 è destinata specificamente all’ammodernamento della tratta ferroviaria Aosta-Chivasso” (art. 1, comma 974). In altre parole si offriva la possibilità di avviare da subito studi di fattibilità e primi interventi. Mentre in 14 anni si è attinto allo stanziamento per altre necessità e infine, con uno storno, per contribuire con quanto restava all’acquisto dei nuovi bimodali valdostani (costati 47,8 mln di euro).
Prima responsabilità di tutto ciò la mancanza di interesse e di volontà politica, nonché di sollecitazioni da parte degli amministratori del territorio. Anche perché i politici locali furono in passato sedotti dal progetto alternativo della “lunetta di Chivasso” che avrebbe velocizzato di una decina di minuti il collegamento con Torino, ma determinando maggiori e intollerabili tempi di percorrenza per i viaggiatori diretti a Chivasso e in direzione Milano. Con altri gravosi problemi, d’ordine ambientale e funzionale.
Caduto quel progetto, peraltro incompatibile con il nuovo assetto della stazione di Porta Susa, sulla linea calò il disinteresse della politica, nonostante i ripetuti e inascoltati solleciti dell’Associazione degli utenti della ferrovia.
Sempre nel Programma commerciale citato, RFI dichiarava che relativamente all’intera linea fino ad Aosta: “sono previsti il completo rinnovo tecnologico del sistema di protezione della marcia treno, l’avvio della progettazione definitiva per la futura elettrificazione della linea e il Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica per l’innalzamento della velocità massima del tracciato” (p. 486). E non si tratta soltanto di parole perché il progetto di elettrificazione è oggi definitivo e diventerà esecutivo a breve scadenza. Assicurata è la copertura della spesa, dell’ordine di 146 mln di euro.
L’elettrificazione è cosa in sé positiva per più ragioni, ma che l’innalzamento della velocità possa avere effetti significativi sulla riduzione dei tempi di percorrenza verso Torino è convinzione opinabile, fino a che non siano risolte le richiamate criticità del binario unico da Ivrea a Chivasso. E invece, su quest’ultimo, ancora silenzio.
Per contro RFI ha ripresentato un progetto che coinvolge pesantemente la città di Ivrea perché l’elettrificazione, con l’installazione di catenaria rigida, comporta l’innalzamento del tunnel e la realizzazione sul Lungo Dora di un dosso alquanto impattante per la viabilità e il profilo estetico urbano. Con lavori comportanti forti limiti della circolazione per non meno di 18 mesi. L’innalzamento della galleria richiede poi non soltanto il rifacimento del marciapiede e delle due corsie, ma la rimozione e ricostruzione dell’intera rampa di via Riva. A tal fine saranno destinate anche vaste aree di cantiere e di stoccaggio e impianti di betonaggio nella zona della stazione.
C’è poi c’è lo sbocco nord della galleria, quello prossimo alla curva di Culotto. Nonostante si parli di un progetto definitivo la soluzione ultima non è ancora definita, ma difficilmente si potrà evitare nel corso dei lavori la chiusura della statale in direzione Montalto. Ragion per cui il traffico diretto a nord dovrà essere convogliato sulla tortuosa via S. Giovanni Bosco dopo aver superato le strettoie d’accesso (inizio della via e via Chiapussone), con ulteriori gravi disagi.
Sulla progettazione di massima dell’impattante progetto si erano già espressi negativamente la precedente amministrazione eporediese nonché la Soprintendenza regionale per i beni ambientali. Anche se RFI poteva allora opporre delle buone ragioni, fondate sulla necessità di una linea che da Torino ad Aosta avesse continuità di alimentazione elettrica aerea.
Ma il tempo passa e la tecnologia progredisce. Così un’alternativa concreta ai devastanti e costosi lavori di ampliamento del tunnel è offerta oggi dai treni di nuova generazione Blues, ibridi di Trenitalia che consentono la percorrenza di brevi tratte con uso esclusivo di batteria elettrica. Ovvero quanto basta e avanza a un treno per percorrere i 1.109 metri della nostra galleria. La disponibilità di questi treni trimodali è inoltre certa perché in altre regioni italiane entreranno in servizio nell’anno in corso e la fornitura totale prevista in questa fase è di 135 unità (per l’ingente spesa di 1,6 miliardi di euro).
Insomma, esistendo una valida e sostenibile alternativa all’infausto progetto la città dovrebbe opporsi con forza a resistenze burocratiche o d’altro ordine che ad essa si oppongano. Nel contempo occorrerebbe fare pressione perché con le risorse risparmiate sia dato corso immediato al progetto del raddoppio (anche selettivo) della tratta Chivasso-Ivrea.
Per restituire alla linea ferroviaria il suo ruolo prezioso e fondamentale di alternativa al trasporto su strada e a lavoratori e studenti un più dignitoso servizio pubblico.
Beppe Gillio per Viviamo Ivrea