La nomina di Alessandra Cimadom alla Direzione generale del Comune di Torino, voluta dal neo-sindaco del PD Lo Russo, ha provocato l’immediata indignazione degli ex dipendenti Manital per la vicinanza, non solo familiare ma anche manageriale, al fondatore e amministratore delegato Graziano Cimadom che quell’azienda ha portato al fallimento.
Senza pudore e senza rispetto di lavoratrici e lavoratori vittime della gestione “creativa” di Manital a firma Cimadom, il neo eletto sindaco Lo Russo nomina alla Direzione Generale della Città di Torino Alessandra Cimadom, già “ in Manital dal 2017 al 2019, cioè in piena discesa libera verso il baratro dell’azienda.
La ferita è ancora aperta e sanguina, sono centinaia i posti di lavoro persi e i punti oscuri nella vicenda Manital. Veder premiata dal sindaco Lo Russo una manager in qualche modo collegata videnda Manital è stato un colpo per le lavoratrici e i lavoratori, molti oggi disoccupati, altri sottoccupati, come quelli dell’appalto servizi dell’Inps sottopagati e con contratti che non dovrebbero esistere in un paese civile di poche ore alla settimana.
La notizia non è passata inosservata, così nel giro di un paio di giorni monta l’indignazione fra gli ex-Manital e un gruppo di lavoratrici ed ex delegate Filcams della Manital scrivono al sindaco Lo Russo.
Gentile Sindaco Lo Russo
Siamo un gruppo di cittadine e cittadini torinesi, Le scriviamo perché rimasti molto colpiti da una notizia che abbiamo appreso dai giornali, riguardante la Sua scelta di affidare l’incarico di Direttore Generale della Città di Torino alla Dott.ssa Alessandra Cimadon.
Caro Sindaco, deve sapere che noi siamo ex lavoratrici e lavoratori dell’Azienda Manital Idea di Ivrea, azienda balzata alle cronache giudiziari nel 2019 per uno dei fallimenti più eclatanti degli ultimi anni, che ha coinvolto oltre 2.500 dipendenti e relative famiglie nella sola nostra Regione.
Siamo lavoratrici e lavoratori che per vivere svolgono lavori e servizi di pulizia con contratti di lavoro part-time e che percepiscono miseri stipendi, con i quali è difficile arrivare a fine mese.
Con la Manital Idea abbiamo vissuto due anni di calvario, fra la disperazione nel non riuscire a pagare il mutuo e le bollette e l’umiliazione di dover chiedere aiuto ai propri genitori anziani per mettere insieme il pranzo con la cena o per poter acquistare i libri di scuola ai propri figli.
Questi sono solo alcuni esempi – ma ne potremmo fare molti altri – su ciò che noi, onesti lavoratori, abbiamo dovuto subire in quel periodo a causa della disastrosa gestione esercitata dai dirigenti Manital.
Fra il 2017 e il 2019 la Dott.ssa Alessandra Cimadon, in Manital Idea, ha ricoperto il ruolo apicale di “direttore della pianificazione strategica”: leggere sui giornali che ora è stata scelta per ricoprire l’incarico di Direttore Generale del Comune di Torino per noi è stata una vera doccia fredda. Ci auguriamo possa capire il perché della nostra preoccupazione attuale.
Signor Sindaco, noi tutti l’abbiamo votata con la certezza che avrebbe amministrato bene e rilanciato la nostra città, da troppi anni in crisi. Di certo Lei avrà dei buoni motivi per aver compiuto questa scelta, ma noi ci poniamo delle domande sull’opportunità di questa scelta, visto il disastro economico procurato alla comunità piemontese dal gruppo dirigente della Manital Idea voluto dalla famiglia Cimadon.
Onestamente ci sentiamo feriti ed umiliati per tutto quello che abbiamo dovuto subire, noi e le nostre famiglie.
Se l’opinione pubblica dimentica noi non dimentichiamo, augurandoci che Lei possa comprendere le nostre preoccupazioni per il futuro della nostra città; Le confermiamo che per quanto ci riguarda la nostra Torino si meriterebbe Dirigenti all’altezza di una realtà complicata e importante come il nostro Comune. (seguono firme)
L’intervento di Federico Bellono della Cgil di Torino
«La decisione del sindaco di Torino di nominare Direttore generale del Comune Alessandra Cimadom è davvero inopportuna – così Federico Bellono della segreteria Cgil di Torino – il punto non è la parentela con il fondatore ed ex presidente, del Gruppo Manital, azienda di “facility management” con 10 mila dipendenti tra la capogruppo Manitalidea e società consorziate, dichiarata insolvente all’inizio del 2020.
Alessandra Cimadom in Manitalidea ha avuto ruoli di responsabilità fino alla vigilia del crack, e al momento sia la procedura fallimentare che le indagini della Magistratura sono ancora in corso: si tratta quindi di una nomina fatta con leggerezza istituzionale e scarsa sensibilità verso le centinaia di famiglie torinesi che stanno scontando gli effetti di questa storia di “mala imprenditoria”»
La “questione di opportunità” sempre sottovalutata
E’ giusto sottolineare che non vi sono rilievi nei confronti di Alessandra Cimadom per il crack Manital e controllate, mentre ve ne sono nei confronti dell’ex amministratore Graziano Cimadom, zio della novella direttrice generale del Comune di Torino. I commissari (Manital è in amministrazione straordinaria dal 4 febbraio 2020) hanno infatti avviato diverse azioni nei confronti di Cimadom zio.
Tralasciando le critiche dell’opposizione consigliare, in particolare del M5S, perlopiù basate sui dubbi sulle competenze manageriali in ambito pubblico di Alessandra Cimadom,e tralasciando l’esorbitante compenso di 200.000 annui (al quale si sono dovuti fare ritocchi visti i vincoli imposti per i gli stipendi dei manager pubblici), è giusto chiedersi “è mai possibile che il sindaco Lo Russo non abbia colto l’inoppurtunità di nominare una persona che pur senza rilevanze giudiziarie è così legata ad una vicenda di fallimento aziendale e per di più di un’azienda amministrata da un personaggio vicino al partito del sindaco?”
Distrazione? Arroganza? Disinteresse verso i lavoratori? Difficile dire cosa sia peggio.
L’unica certezza è che si tratti di un fatto grave e che il sindaco deve una risposta alle lavoratrici che gli hanno scritto (e che hanno fatto pure dichiarazione di voto a suo favore – forse sarebbe ora di capire quale sia veramente il meglio e non il meno peggio che sempre un peggio è).
Cadigia Perini