Sul dibattito inerente la riapertura delle scuole (in particolare quella primaria)
E’ stata ed è ancora una delle questioni che più infiamma i fronti opposti, quella sulla riapertura o meno delle scuole dopo le vacanze natalizie. Il Governo da una parte, i Presidi (2200 hanno inviato al Governo la proposta di ritardare l’apertura delle scuole) molti Sindaci, due Governatori, medici e addirittura il Consigliere del Generale Figliuolo, a titolo personale) dall’altra, si sono sfidati fino all’ultimo giorno e anche ora che ha prevalso la posizione Governativa il dibattito continua.
Ma, soprattutto per quanto riguarda la scuola “dei più piccoli” c’è una complessità che non viene assolutamente tenuta in conto, dimenticando, come spesso accade, che toccherebbe includere nel dibattito chi sta in prima linea e combatte la sua battaglia quotidiana con il coltello, pardon, il righello tra i denti (insegnanti, in prima battuta e dirigenti scolastici). Invece non c’è traccia delle dimensioni del disagio che si vive all’interno della scuola.
In un mondo “ideale” ovviamente va privilegiata la didattica in presenza perché è senza dubbio la migliore e non ci vuole il parere di un sociologo o di uno psicologo per affermarlo.. Ma NON sempre e NON in qualsiasi situazione. La didattica a distanza ha di certo enormi limiti, ma peggio ancora è la condizione di precarietà totale in cui un insegnante non sa se il giorno dopo entrerà in DAD o, peggio, in un sistema “misto“, dove ci sono, all’interno della stessa classe, alunni in presenza e altri a distanza. Preparare e gestire una lezione ha distanza comporta metodi e dinamiche assolutamente diverse da quelle utili in una lezione in presenza; perché, semplicemente, se un insegnante segue i bambini a casa non può contemporaneamente seguirne altri in classe. Che già vivono il disagio della distanza e dell’uso della mascherina.
Le norme stabilite paiono fattibili sulla carta, ma non è affatto detto che lo saranno. Ci sono insegnanti a casa perché ammalati e altri perché non vaccinati e nel momento in cui uno di loro risulta positivo non può svolgere neppure la didattica a distanza con ricadute enormi sui colleghi presenti. Senza dimenticare che se da un giorno all’altro il proprio figlio è a casa per i genitori è un problema enorme e da risolvere urgentemente. L’insegnamento è un’altra cosa. Almeno andrebbe dichiarato.
Lo ha ribadito in un dibattito organizzato da Il Fatto Quotidiano https://www.youtube.com/watch?v=XSNwvHPGZJ4&ab_channel=IlFattoQuotidiano e condotto da Peter Gomez, dal titolo “Perché i Presidi vogliono la Dad e il Governo no” il Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli. Quelle nelle aule di una scuola primaria non sono lezioni universitarie, ma ore in cui il coinvolgimento emotivo dei piccoli alunni è fondamentale. Se no siamo al Grande Fratello.
Simonetta Valenti