Una “mobilitazione inadeguata” alla gravità della situazione sociale e anche palesemente insufficiente a ottenere significativi risultati dalla legge di bilancio per l’anno prossimo.
“Una manovra inadeguata”, è il giudizio sulla “bozza di legge di bilancio” del governo, una legge che, secondo CGIL, CISL e UIL, “non dà risposte sufficienti per contrastare le disuguaglianze sociali, economiche e geografiche del Paese”. Per “migliorarne i contenuti” le tre organizzazioni sindacali confederali hanno avviato “la mobilitazione” e promuovono in questi giorni varie manifestazioni regionali.
A Torino, sabato 27 novembre, quella del Piemonte, alle ore 9.30 in piazza Castello, alla quale interverrà “Luigi Sbarra, Segretario Generale della CISL”.
La piattaforma unitaria, presentata al governo un mese fa e riassunta nel volantino di convocazione della manifestazione, si articola in cinque punti: pensioni, fisco, lavoro, sviluppo, sociale” e prevede:
– per le pensioni, “No a quota 102. Serve una pensione di garanzia per giovani, più sostegno a donne, lavoratori disoccupati, discontinui e precoci, forti incentivi per la previdenza complementare. Possibilità di pensione da 62 anni di età o, senza limiti di età, con 41 anni di contributi. Migliorare l’Opzione donna e rafforzare l’Ape sociale estendendo la platea dei lavori gravosi e usuranti”.
– Sul fisco, “Incrementare le risorse da destinare alla riduzione delle tasse a lavoratori e pensionati. Contrastare lavoro nero, evasione ed elusione fiscale. Basta incentivi a pioggia alle imprese”.
– Per il lavoro, “Servono investimenti per creare buona occupazione, ammortizzatori sociali universali e politiche attive. Contrastare la precarietà e rilanciare il potere d’acquisto di salari e pensioni. Occorre stabilizzare il lavoro e rilanciare le assunzioni nei settori pubblici, a partire da sanità e scuola”.
– Sullo sviluppo, “Rafforzare le politiche industriali e di sviluppo. Sbloccare investimenti in ricerca, innovazione e formazione. Affrontare le sfide della transizione ambientale e digitale. Risolvere le tante crisi industriali ferme da troppo tempo al Mise”.
– Per il sociale, “Incrementare le risorse e introdurre i livelli essenziali in vista della legge sulla non autosufficienza. Contrastare la povertà, migliorando l reddito di cittadinanza e potenziando le politiche di inclusione”.
Proposte sindacali che dovrebbero essere alla base del confronto con il governo iniziato una decina di giorni fa, ma dei cui esiti non si sa molto (e si capisce ancor meno, in una fase in cui ciascuno mira solo a far vedere di aver portato a casa qualcosa) mentre, tra rinvii e rimandi, emergenze e “super green pass”, va avanti la “normalizzazione” di Draghi del modello di società basato sull’economia del profitto, un modello del quale la pandemia ha evidenziato le contraddizioni e l’insostenibilità sociale, e ambientale.
“Normalizzazione” draghiana che sta creando una situazione di allarmante disagio sociale che, come notavamo su queste pagine un paio di settimane fa, necessiterebbe di un nuovo protagonismo dei lavoratori per poter essere guidato verso un progresso sociale. Altrimenti accade ciò a cui assistiamo da troppo tempo per pensare che non provocherà ancora più disastri sociali (vaccinati contro novax e no pass, terzultimi scatenati contro i penultimi e questi contro gli ultimi, e così via).
Un protagonismo dei lavoratori che, nonostante le “buone intenzioni” della piattaforma sindacale, non emerge da questa “mobilitazione” per “migliorare” la manovra finanziaria del governo. Mobilitazione che appare del tutto rituale e simbolica, quasi di facciata (perché le organizzazioni sindacali possano poi sostenere di “essersi mobilitate contro”), e, oltre che palesemente inadeguata all’attuale necessità sociale, anche insufficiente a condizionare significativamente la legge di bilancio.
Salvo (gradite, ma improbabili) sorprese, un’occasione persa di tornare a svolgere un ruolo per i sindacati e per la gran parte delle lavoratrici e dei lavoratori.
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