Le mobilitazioni di venerdì 24, anche a Torino, rilanciano quelle di Milano del’1 e 2 ottobre per la preCOP26
Un grande serpentone colorato ha percorso venerdì il centro di Torino fino a piazza Castello: migliaia di manifestanti, perlopiù giovani studenti, ma non mancavano famiglie al completo e capelli bianchi, hanno risposto all’appello di Friday for future per uno sciopero per il clima in contemporanea in moltissime città in tutto il mondo, solo in Italia erano 78.
Non c’erano bandiere di partito ma tantissimi cartelli autoprodotti, striscioni dipinti a mano e insegne di gruppi e associazioni affini al movimento, come i Notav, dotati di un coinvolgente ensemble di percussioni e danzatrici, e Extintion Rebellion.
Nonostante la campagna elettorale in corso, assenti volantini delle forze in campo anche se Lo Russo (Centrosinistra), Sganga (M5s) e D’Orsi (Sinistra in Comune) al corteo erano presenti mentre Damilano non è andato oltre un post su Facebook. D’altronde i rappresentanti di Friday for future avevano detto chiaro di non essere soddisfatti di nessuna delle forze partitiche rispetto alle politiche contro l’emergenza climatica e che avrebbero consigliato solo agli elettori di pretendere da qualunque candidato prescelto il rispetto delle promesse fatte in campagna elettorale.
Effettivamente il divario tra la tragedia incombente sulla testa di tutti noi e la vaghezza delle contromisure da adottare continua a restare enorme, come se si potesse rinviare all’infinito un cambio di rotta che gli scienziati dicono essere ormai inevitabile e forse già troppo tardivo. Forse, perché un deciso cambio di rotta a livello mondiale non sembra essere nelle intenzioni dei vari leader, intenti ancora a cercare un maggior vantaggio per il proprio paese e la propria economia. Summit dopo summit, conferenza dopo conferenza, gli obiettivi fissati non sono stati raggiunti, come se non si trattasse di obiettivi vitali per tutto il pianeta.
Il prossimo appuntamento sarà a Milano, dove dal 28 settembre al 3 ottobre si terrà la YouthCOP e la PreCOP. La prima sarà un incontro di una delegazione di giovani e la seconda sarà l’incontro tecnico e politico preparatorio alla COP26 di Glasgow, la 26esima Conference of Parties, dove i leader globali si incontreranno per discutere dei cambiamenti climatici, dopo i fallimenti delle 25 COP precedenti.
In vista della preCOP è stato organizzato a Milano dal 28 al 30 settembre L’Eco Social Forum con un ricchissimo programma di dibattiti e piazze tematiche (diritti umani, acqua – cibo e risorse, lavoro ed energia, saperi, economia e finanza, territori-città e comunità) e l’appello alla mobilitazione per due giorni:
sabato 1 ottobre, h 9.30 in largo Cairoli, per il Climate Strike degli studenti in piazza con Greta e altri attivisti internazionali
domenica 2 ottobre alle 15, sempre da Largo Cairoli per La Marcia per la Giustizia Climatica della Climate Open Platform.
Non è una battaglia semplice, anzi è una sfida che difficilmente si potrà vincere se non coinvolgerà tutte le forze attive a livello internazionale. I giornali danno più spazio di una volta ai problemi ambientali ma sono sempre distratti dall’ultimo battibecco politico o dalla paura di toccare qualsiasi interesse commerciale. Sabato il quotidiano La Repubblica, dopo le grandi manifestazioni del venerdì, ha trovato modo di non citarle nemmeno in un trafiletto e invece di ospitare una intervista al ministro per la draghiana “transizione ecologica” Cingolani, il più contestato dai manifestanti.
Forse aspetta i prossimi disordini, che invece andranno ben commentati. Per la “sicurezza”, non per il pianeta che va a picco.
Francesco Curzio