Un’intervista con il progetto Neutravel
A metà del passato mese di agosto ha fatto molto parlare di sé il rave party organizzato in centro Italia, vicino a Valentano, al quale si stima abbiano partecipato intorno alle 15000 persone più o meno giovani. Vista la mancanza di notizie tipica dei mesi estivi, sui giornali nazionali il tema ha tenuto banco per almeno una settimana, grazie ad articoli che hanno rapidamente trasformato l’evento in una specie di moderno sabba. Desiderosi di scoprire qualcosa di più approfondito e meno viziato da pregiudizi e luoghi comuni, abbiamo deciso di farci raccontare l’evento da chi con questo ambiente ci lavora. Neutravel è un progetto di riduzione del danno con sede a Torino, ma che con l’ausilio di un laboratorio mobile si sposta nei vari luoghi del divertimento con un’equipe composta da assistenti sociali, educatori, psicologi, sociologi, chimici, infermieri ed operatori pari, ovvero persone che provengono e frequentano attivamente i contesti del divertimento notturno.
Iniziamo con un po’ di informazioni generali per i nostri lettori che ancora non vi conoscono: cos’è il progetto Neutravel? Come nasce?
Neutravel è un progetto di riduzione del danno e limitazione dei rischi facente riferimento all’Asl To4 e finanziato dall’Assessorato alla Salute della regione Piemonte, nato come partnership tra l’Asl e la cooperativa Sociale Alice.
In cosa consiste il vostro lavoro?
Si tratta di un servizio di riduzione del danno portato nei contesti del divertimento o dove comunque si utilizzano sostanze a scopo ricreativo, quindi parliamo principalmente di rave party e club. Nello specifico forniamo un servizio di drug checking con il nostro laboratorio mobile, dove è possibile verificare il contenuto di una sostanza che si intenda assumere attraverso test chimici.
Oltre a questo svolgiamo una funzione di monitoraggio con l’uso di questionari anonimi prima e dopo l’analisi delle sostanze, attraverso i quali possiamo osservare i vari “trend”: quali sostanze vengono utilizzate di più? Quanta sensibilità e conoscenza della sostanza possiedono i consumatori?
A questo si accompagna tutto il lavoro di riduzione del danno più classico, come fornire informazioni per un uso consapevole delle sostanze e materiali nuovi e puliti per assumerle.
Quali novità arrivano dal lavoro di monitoraggio? Quali sono i trend odierni?
Seppure con punti in comune, la situazione varia molto a livello territoriale. Mentre in centro Italia è ancora molto presente l’uso di eroina, nel nord il trend continua a essere in diminuzione. Al contrario qui l’uso di cocaina, in particolare in cristalli da fumare (crack), sembra aumentare in modo trasversale in ogni classe sociale. Al secondo posto poi troviamo le droghe più propriamente considerate “da divertimento” come ketamina e MDMA. Per queste ultime si nota anche un aumento del livello di purezza della sostanza: in particolare nelle pastiglie di MDMA, se una volta la pillola media conteneva intorno ai 70/80 mg di principio attivo, oggi si arriva tranquillamente a 150 mg. Ciò è dovuto probabilmente al passaggio da una produzione a base di olio di sassofrasso (organico e difficile da ottenere) all’uso di moderni prodotti di sintesi più economici e di facile reperimento. È un fenomeno che si può osservare in tutta Europa. Al contrario la cocaina, arrivando per lo più dal Sud America, non si trova mai pura e il livello di taglio varia tantissimo tra un paese e l’altro o tra una partita e un’altra.
Voi eravate presenti all’ormai famoso rave di Valentano. Complice forse la mancanza di notizie tipica di agosto, i media hanno velocemente trasformato l’evento in una specie di bolgia infernale. Quanto c’era di vero?
Sì eravamo presenti insieme alle altre organizzazioni del CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità d’Accoglienza) e della Rete italiana Riduzione del Danno. Su questo rave si sono dette un sacco di falsità: si è parlato di almeno tre giovani morti per overdose, di distese di cani morti sotto il sole e persino di un parto avvenuto durante la festa. Gli unici episodi realmente accaduti sono alcuni casi di giovani trasportati in ospedale per malesseri dovuti all’uso di sostanze e di contesto ambientale (caldo, cadute, storte) e la morte di un ragazzo per annegamento dovuto però a imperizia: si trattava di un appassionato di nuoto e immersioni che, giunto a Valentano per partecipare al rave, ha deciso di immergersi nel vicino lago. Purtroppo non sapeva della presenza di correnti molto fredde in profondità: quando si è immerso, lo shock termico deve averlo bloccato.
Com’è possibile che i giornali riportino notizie tanto esagerate senza nemmeno verificarle?
Sono vent’anni che si sente qualunque falsità sui rave, i giornalisti normalmente nemmeno ci entrano limitandosi a rimanerne all’esterno. Non vi è nessun interesse nel provare a capire il fenomeno, l’unico obbiettivo è fare un articolo sensazionalista che attiri click e commenti indignati, soprattutto ad agosto. Se provassero a entrare e osservare senza pregiudizi, vedrebbero anche la parte più creativa di questi eventi: banchetti, street food, spettacoli e performance artistici, teli per l’ombra e aree chill-out per riposarsi. Questi festival hanno anche una parte espressiva che non viene mai raccontata. Ci sono persino aree dedicate alle famiglie o a chi arriva con bambini piccoli, ovviamente lontano dalla musica in zone più tranquille. Parliamo di un evento al quale hanno partecipato circa 15000 persone, è illogico pensare che non ci fosse nessuna forma di autorganizzazione.
I moderni rave party possano avere ancora un valore politico?
Più probabilmente hanno un valore sociale, il valore politico lo può trovare forse chi li osserva, sia che li difenda sia che li condanni. Sono tentativi di immaginare e vivere una forma di società diversa, libera, paritaria e autogestita, anche solo per un periodo di tempo limitato. Non sono eventi dissimili da quello che fu il festival di Woodstock nell’agosto del 1969, il cui anniversario viene ricordato con benevolenza e nostalgia dagli stessi media che oggi attaccano a spada tratta i rave party. Non è che siano esenti da criticità, nessun evento lo è, ma leggerli solo nell’ottica della condanna e del pregiudizio è molto limitante.
Come si potrebbe migliorare il vostro servizio?
Ovviamente servirebbero più soldi per le attrezzature del laboratorio mobile per aumentare gli interventi e di conseguenza gli studi e i dati. Soprattutto sarebbe utile avere più operatori: al rave di Valentano c’erano circa 80 operatori (10 a turno) per 15000 persone, ovviamente troppo pochi.
Poi andrebbe potenziato lo Spazio Intermedium, servizio di supporto gratuito, discorsivo e paritario per chi sviluppa problemi psicologici nell’uso di sostanze o vuole condividere esperienze.
Quali sono i principali ostacoli?
Sicuramente il nostro principale ostacolo è il tabù sul tema dell’assunzione di sostanze, argomento intoccabile in Italia. Basti pensare che i servizi di riduzione del danno rientrano nei LEA (Livello Essenziale d’Assistenza) già dal 2017, ma la definizione e applicazione viene decisa a livello regionale: a oggi solamente il Piemonte ha emanato una legge per definire le prestazioni da considerarsi riduzione del danno. Mentre in quasi tutti i paesi europei vi sono conferenze annuali sulla gestione delle sostanze stupefacenti , in Italia l’ultima è avvenuta nel 2009. Questo atteggiamento è dannoso poiché chi ne fa uso si nasconde sempre di più, rendendo il nostro lavoro più complicato. La gestione delle droghe migliorerebbe se si superasse il pregiudizio e si provasse a guardare il fenomeno con una prospettiva diversa.
È possibile un uso consapevole delle sostanze?
Assolutamente sì. Non solo è possibile ma, da ciò che vediamo e dai dati che raccogliamo, sembra essere così nella maggior parte dei casi: chi frequenta i rave party e usufruisce dei nostri servizi ha solitamente tra i 20 e i 24 anni e la media non è mai cambiata dal 2008 a oggi. Ciò vuol dire che un consistente numero di persone ne fa un uso ricreativo durante una fase della vita, ma non ne rimane schiava. L’autoregolazione è possibile se fornisci alle persone gli strumenti e le conoscenze: il 70% dei nostri utenti rinuncia ad assumere una sostanza se i test evidenziano che non è quella desiderata. Le ricerche moderne evidenziano come l’uso controllato sia più comune di quello che pensiamo, anche se non lo vediamo. Una delle cose ovvie che non si dicono quando si parla di sostanze è che la gente le assume per provare piacere: sembra un’ovvietà ma aiuta a uscire dall’ottica dell’uso di droghe sempre e solo come espressione di malessere, cosa che può essere vera per alcuni ma non certo per tutti.
Quali sono i consigli più importanti che vorresti dare a chi ha intenzione di assumere sostanze psicotrope?
Ricordarsi che, come per il sale nella pasta, è sempre meglio assumerne meno e poi aumentare che assumerne troppa tutta assieme. Poi di valutare sempre molto bene il “set” (come mi sento io) e il “setting” (dove sono e in che situazione). Infine sicuramente di utilizzare sempre materiali puliti e di non condividerli: è una cosa che si sa bene quando si parla di siringhe, ma ormai l’iniezione è un metodo che non si usa quasi più, mentre lo sniffare polveri è molto più comune. Anche in quel caso è pericoloso condividere gli strumenti, perché piccole tracce di sangue potrebbero passare da naso a naso. Evitare di usare le banconote, sono la cosa più sporca che si possa utilizzare, sempre preferire un pezzo di carta pulito. Infine, forse la cosa più importante, conoscere e informarsi sempre sulla sostanza che si intende assumere, possibilmente facendola analizzare. Monkey Island, la nostra sede fissa in via Pacini 18 a Torino, è provvista di un’area test. Siamo aperti il venerdì dalle 18 alle 22, il servizio è anonimo e gratuito.
Lorenzo Zaccagnini