Con Francesco e Carlo ci chiediamo perché ci stanno inondando di lacrimogeni visto che siamo in alto, in poggio in un parco che sta molto in alto rispetto agli scontri occupato da tante e tanti come noi più intenti a prender fiato dopo fughe, cariche, imbecillità di black blok, bestialità di poliziotti e finanzieri. Poi piano piano, quando il fumo sia alza portato via da una leggere e preziosa brezza che arriva da terra capisco perché. Lo scopo dei lacrimogeni era quello di non farci vedere il copro di Carlo Giuliani a terra. Quel corpo che rappresentava tragicamente la sospensione dei diritti, dello stato della Costituzione che stava avvenendo sotto ai nostri occhi e che si sarebbe protratta anche il giorno successivo fino alla mattanza di vendetta dell’ultima notte. Da Genova comunque sono stati gettati e poi coltivati i semi di quelle esperienze che pur tra mille difficoltà, ogni giorno costruiscono alternative concrete al liberismo, centrate su un fare concreto, pragmatico e lungimirante. Azioni che rigenerano luoghi e territorio; restituiscono corpi e nomi propri a persone negate nella loro umanità, restituendo loro voce, protagonismo, diritti; producono buoni lavori, economie di prossimità; costruiscono ponti invece che muri per orientare le nostre comunità più sulla cura che non sul rancore; riconoscono le differenze come valore e come unica chiave di convivenza gentile e giusta; riducono disuguaglianze, contrastano la povertà. Insomma propongono e animano forme radicali e gentili che non si rassegnano alla normalità liberista perché, come la pandemia ci ha insegnato, non è più sopportabile.
Andrea Morniroli