Movicentro Ivrea: per il diritto di superficie al Comune i tempi rischiano di allungarsi

La questione al centro dell’ultimo Consiglio Comunale: bocciata dalla maggioranza (e da un tecnico comunale) la proposta semplice avanzata da tutta la minoranza, scelta quella insidiosa della perizia. E si sprecano le dichiarazioni di consiglieri che «non sono contro lo ZAC!»

Mentre, pur con tutti i limiti determinati dalla pandemia e dalle misure di chiusura della socialità, prosegue l’attività dello ZAC! (vedi i progetti “Take it EASI” e “Quello che voglio dirti di Ivrea”), non si registrano concreti passi avanti nella vicenda del formale riconoscimento al Comune di Ivrea del diritto di superficie trentennale del Movicentro. Un passaggio essenziale perché, come è noto, il Comune possa procedere alla pubblicazione di un nuovo bando per la gestione dei locali.
Sono passati dieci mesi dalla scoperta dell’assenza d una formale cessione da RFI [Rete Ferroviaria Italiana ndr] di tale “diritto di superficie”, molto estesa è stata la mobilitazione nel territorio a sostegno dello ZAC!, ma solo negli ultimi tre mesi la questione è diventata centrale anche nel Consiglio Comunale eporediese ed è giunta infine il 9 febbraio alla commissione “assetto del territorio”. Sulla questione c’è pure stato, a fine dicembre, il parere di un blasonato studio legale torinese e, più recentemente, la nomina di un perito.

Tanto tempo passato, tante, troppe, parole e promesse di rapida soluzione (prima entro giugno 2020, poi entro la fine dell’anno passato), tante inesattezze e vere e proprie incredibili fandonie (varianti al piano regolatore che non ci sarebbero mai state, mentre invece ovviamente ci sono) che su queste pagine e sui media locali sono state ampiamente riportate.
Tempo perso ed esposizione sempre più ingarbugliata della questione, palesemente determinati dal travaglio interno alla maggioranza, nella quale c’è la Lega che non ha mai fatto mistero di vedere come il fumo negli occhi lo ZAC! e il ruolo di spazio della comunità assunto con le sue diverse attività. Travaglio interno che si intreccia con il leitmotiv di tutta la maggioranza: “siamo arrivati noi in Comune a sistemare il disordine lasciato dalle precedenti amministrazioni” (e come si poteva perdere l’occasione di presentare come un “guazzabuglio inestricabile” la mancanza di un atto formale, richiesto alle Ferrovie nel 2009 e mai ricevuto?).
Un leitmotiv riproposto dalla vicesindaco Piccoli nella discussione in Consiglio delle due mozioni (una della minoranza e l’altra della maggioranza) relative alla questione del diritto di superficie del Movicentro.
Mozioni che vengono messe insieme in discussione perché, stando alla premessa del presidente del Consiglio Comunale, Diego Borla, «hanno in sostanza un obbiettivo comune: arrivare ad avere il diritto di superficie in tempi rapidissimi, operazione che è bloccata da una questione puramente tecnica».
E, per sbloccarla, tutta la minoranza propone un metodo semplice e chiaro: poiché c’è un accordo del 2002 tra Comune e Ferrovie che prevede la gratuità della cessione per 30 anni del diritto di superficie sul Movicentro e manca all’area della stazione una “destinazione d’uso”, prevista dallo stesso accordo ma non attribuita, si provveda con una delibera di Consiglio a una cosiddetta “variante non variante”, una modifica alle norme di attuazione del PRG che integri la destinazione d’uso mancante. In tal modo l’accordo diventerebbe completo in tutte le sue parti e non resterebbe altro che effettuare «il trasferimento gratuito del diritto di superficie delle aree in cui è sorto l’edificio della nuova stazione del complesso Movicentro».
Diversa la via proposta dalla maggioranza che invita l’amministrazione comunale «a proseguire nelle azioni intraprese (…) dotandosi in primis di una perizia di stima del valore del diritto di superficie». Una formulazione, quest’ultima sulla stima del valore del diritto di superficie, che lascia intendere un trasferimento non gratuito (come invece previsto dall’accordo tra Comune e Ferrovie).
Non gratuità di cui è convinto il funzionario all’Urbanistica dell’Ufficio Tecnico Comunale, Davide Luciani, che, intervenuto più volte nel dibattito consiliare, fornisce la sua interpretazione dell’accordo e definisce impercorribile (e comunque eventualmente fosse percorsa avrebbe il parere negativo del suo Ufficio) la via della “variante non variante”, concludendo con una sua considerazione degna di essere riportata: «Invece di fare le cose bene o male, le farei solo bene».
Proteste di tutte le minoranze per l’eccessiva “invasione di campo” del tecnico e giudizi non propriamente benevoli per una maggioranza che si fa guidare (o scudo?) dell’interpretazione di un tecnico comunale.
A mettere in ambasce la maggioranza ci pensa Andrea Benedino (PD) che avvisa: «Se la vicenda si concluderà con un plusvalore per RFI, ci saranno gli estremi per un esposto alla Corte dei Conti. E io lo farò. Il titolo gratuito è il discrimine di questo trasferimento di diritto di superficie».
E’ il veterano Perinetti (capogruppo PD) a proporre infine una modifica alla mozione della maggioranza: un passaggio da cui risulti che la perizia viene effettuata a soli fini interni del Comune, cioè per la determinazione del valore del diritto di superficie sul Movicentro da attribuire nel bilancio comunale.
Dopo una sospensione del Consiglio richiesta dalla maggioranza per consultarsi, si passa alla votazione con esito scontato: bocciata quella della minoranza (col voto contrario di tutta la maggioranza), approvata all’unanimità, con la modifica proposta da Perinetti, quella della maggioranza.

Difficile dire se il Consiglio Comunale di mercoledì scorso sia servito a fare un passo avanti verso la conclusione di questa vicenda.
Ad ascoltare le dichiarazioni, tutti stanno “facendosi in quattro” per risolvere tutto il prima possibile. Persino Bono, Bagnod e Malpede ci tengono a dire che «non sono contro lo ZAC!». C’è anche il dichiarato interesse, tutto contabile, della vicesindaco Piccoli di riuscire a concludere entro i prossimi due mesi per una corretta stesura del bilancio consuntivo. Ma le insidie presenti nella via della perizia (e negli uffici comunali), le complicazioni enfatizzate, l’impressione di “pro domo RFI” offerta fin qui dalla vicesindaco Piccoli (e non è la sola) e lo svolgimento nei fatti di tutta la vicenda, pongono molti dubbi sulla rapida conclusione promessa. Ed è facile prevedere che occorrerà ancora prestare molta attenzione a tutti i (speriamo prossimi) passaggi.
Con buona pace di Sindaco, assessori e quei consiglieri che, infastiditi dall’attenzione mediatica, si sono scatenati contro i “giornalai” e la stampa (che – ovviamente – “non è più quella seria di una volta”).

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