Manipolare l’informazione: il mestiere più antico del mondo. Come ci si difende?
Qual è il mestiere più antico del mondo? Non credo sia quello lì… Pensiamoci un attimo. Quante versioni si sono date di ogni avvenimento che studiamo sui libri di storia? Ogni quanto tempo vengono corrette le informazioni che, dopo decenni (quando non addirittura secoli) di ricerche storiche, si scopre non essere così come ce le hanno raccontate? Come si fa a verificare? A chi dobbiamo credere? (L’anno scorso ho passato mesi sui libri ed ho scoperto che il famoso re inglese RiccardoIII, dipinto come il cattivo assoluto anche grazie a Shakespeare, in realtà non era proprio così e che molti atti terribili a lui attribuiti non sono stati mai dimostrati, nonostante i libri di storia attuali ancora li riportino).
Il problema della manipolazione, il vero mestiere più antico del mondo, sembra aver assunto oggi una rilevanza particolare, dopo la magica invenzione della post verità. Ma in fondo la post verità c’è sempre stata, soltanto non la si chiamava, non le si era dato un nome in via ufficiale. E allora perché adesso ci sembra così pericolosa? Da dove arriva tale percezione?
Mi sembra interessante iniziare ad affrontare il tema. Iniziando però dalle notizie, senza per ora guardare ad altro, come fatti storici (caso citato sopra) o scientifici.
Partiamo da un esempio concreto: qualche settimana fa inizia a diffondersi la notizia che in Russia si sta discutendo una proposta di legge per depenalizzare il reato di violenza domestica. Quasi tutti i giornali non specificano che cosa si intenda per violenza domestica: padri che picchiano i figli? Mariti che maltrattano le mogli? Sorelle che bastonano i fratelli? Ma tutti finiamo per focalizzarci sul secondo caso. Il tema della violenza di genere è caldo. Anche io do per buona la notizia e la cito in un articolo che scrivo per annunciare il One Billion Rising di quest’anno. Fino a che su Facebook non incappo nella pagina Se Non Ora Quando e leggo un post al riguardo con tanto di articolo tratto da Huffington Post. Siccome sono interessata all’argomento, vado a leggere i commenti e scopro che molti gridano alla bufala e sono indignati. Alcuni lettori minacciano di cancellarsi dalla pagina. La cosa mi insospettisce e decido di approfondire, anche grazie ad una amica che parla russo. Faccio copia incolla di uno dei commenti e lo propongo alla mia amica, chiedendole di verificare. E lei prontamente mi conferma che le cose non stanno proprio come ci raccontano i giornali.
Si parla degli articoli 114-115-116-117 del codice penale russo (che non cito per lunghezza). Ad essere modificato solo il 116 che riguarda le percosse che non procurano danni fisici neanche lievi, cioè non refertabili. Per esempio lo schiaffo del padre al figlio, fino a poco fa punito con reclusione fino a due anni, ora è invece passibile di multa fino a 500 euro, arresto fino a 15 giorni o fino a 120 ore di lavori socialmente utili. Per gli altri articoli nulla cambia. Se il danno è pesante (braccio rotto, commozione celebrale o danni fisici che impediscano di lavorare per un certo periodo) si rischiano fino a 7 anni, in base all’articolo 114.
Visto così, convenite con me che non è la depenalizzazione che tutti pensavamo? O meglio, non è la depenalizzazione a cui ci hanno fatto pensare. Oltretutto un padre che dava uno schiaffo al figlio in pubblico rischiava due anni di carcere, mentre se lo schiaffo in pubblico era dato un estraneo, questi pigliava al massimo una multa. Insomma se lo schiaffo arrivava da un familiare si andava in galera, se da un estraneo no. Per quanto non sia giusto dare schiaffi (a nessuno), alzi la mano chi non ha mai preso uno scappellotto da papà e mamma (quelli di mia nonna erano mitici).
Insomma, a questo punto mi sono chiesta a chi giovasse distorcere ed enfatizzare così la notizia distorta. Ho letto meglio alcuni articoli, soprattutto i due pubblicati da Huffington Post a pochi giorni di distanza (27 gennaio e 7 febbraio) e ho notato che in realtà non si diceva granché. Non si entrava nel merito, come aveva fatto l’autore del commento al post su facebook. Si lasciava intendere attraverso il non detto. Il vuoto tra il fatto in sé e la sua possibile ricaduta sulla nostra opinione pubblica, calda sul tema, ha acceso la miccia. Mentre il primo articolo (27 gennaio) parlava di Duma ed era sintetico e abbastanza preciso, pur non dando dettagli, il secondo (quello del 7 febbraio), riportato dalla pagina Se Non Ora Quando, faceva il nome di Putin. E la lampadina mi si è accesa: ecco il lupo cattivo. C’è sempre bisogno del lupo cattivo del momento. Putin magari, per tanti altri versi, se lo merita pure tale titolo, ma in questo caso forse no. Traete voi le conclusioni. E’ stato buttato lì un mattoncino in più per costruire consenso/dissenso da usare a tempo debito. A nulla servirà smentire, tanto nelle nostre teste il tarlo è entrato.
Mi sono molto arrabbiata con me stessa (anche perché ho fatto un percorso di studi che dovrebbe avermi insegnato a stare attenta) per esserci cascata. Per aver ceduto al facile impulso di demonizzare senza approfondire. E mi sono arrabbiata con la pagina Se Non Ora Quando, che, in possesso di tutti gli strumenti di controllo necessari (ben più dei miei), ha deciso di cavalcare l’onda per veicolare il suo messaggio contro la violenza di genere. Non ha fatto un buon servizio alla causa.
Ma tornando a come possiamo difenderci, la domanda sorge spontanea: internet favorisce o meno la possibilità di avere una corretta informazione? Perché ormai è diffuso il pensiero che la rete è la causa di tutti i mali. Io non sono d’accordo. Ho potuto verificare la notizia proprio grazie ad internet. Senza sarebbe stato pressoché impossibile. L’accesso a dati attraverso la rete può semplificare le cose, a patto che si sappia utilizzare bene il mezzo. Del resto, anche consultare un archivio cartaceo non è proprio cosa semplice. Entrambi sono grandi mari, difficili da navigare. Paradossalmente, credo sia più difficile oggi manipolare notizie e passarla liscia rispetto al passato. Ecco perché si è dato finalmente un nome alla verità manipolata. Non poteva più essere nascosta. Certo, bisogna stare molto attenti, internet è un contenitore infinito nel quale si trova tutto, anche ciò che non serve e in un archivio cartaceo verrebbe cassato. Nella rete sta a noi cassare.
Bisogna essere fruitori attivi e non passivi.
Attenzione dunque lettrici e lettori, non abbassiamo la guardia, valutiamo e vagliamo le fonti, controlliamo, chiediamo, facciamo verifiche incrociate, leggiamo attentamente, anche tra le righe, chiediamoci se basta, se manca qualcosa, se c’è qualcosa di troppo. Lo possiamo fare. Possiamo scegliere di non farci raccontare fandonie.
Lisa Gino