La definizione con decreto interministeriale (Lavoro ed Economia) dell’ammontare del compenso del presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha scatenato sdegno e accese proteste da più fronti. Alcune di queste critiche sono smaccatamente pretestuose altre sono sacrosante, come quelle di chi lavora indirettamente all’Inps da sotto-impiegato e sottopagato. Il caso delle ex dipendenti Manital.
L’aumento del compenso del presidente dell’Inps è diventato un caso, costruito ad arte partendo da un articolo del giornale fondato da Scalfari per scatenare le folle contro Pasquale Tridico.
Non si vuole qui difendere il presidente dell’Inps, che sarebbe ben malmesso se dovesse contare sulla difesa di varieventuali, ma certo almeno un paio di domande occorre farsele.
Perché la notizia “sensazionale” è uscita solo il 25 settembre scorso quando era già nota da tempo? La cifra di 150 mila euro era infatti stata indicata per la prima volta nel giugno 2019 dal governo giallo-verde (e poi confermata dal governo Conte bis) ed è in linea, anzi inferiore, a compensi di altri manager pubblici come i presidenti di regione o i direttori Asl. E comunque sono leggi dello Stato che prevedono la remunerazione dei presidenti degli enti pubblici complessi come l’Inps e l’Inail. Che questi compensi, come quelli dei funzionari di primo livello, sarebbero da rivedere in ottica di giustizia sociale e sobrietà, è indiscutibile, ma è altra cosa.
E perché lo stesso giornale nulla dice su uguale dispositivo a favore del presidente dell’Inail?
Anche Franco Bettoni ha visto salire il suo compenso a 150mila euro, ma di lui nessuno parla.
Entrambi sono stati nominati dal precedente governo, Bettoni in quota Lega, Tridico in quota M5S, ma solo su quest’ultimo si sono scagliati gli strali e le proteste accese anche di chi, leggi Lega, aveva ben accettato nomina e compensi, ed oggi ne chiede le dimissioni. Conterà forse il fatto che Tridico ha fatto delle affermazioni “scandalose” ad esempio sulla riduzione di orario? Ad aprile di quest’anno ebbe infatti l’ardire di affermare che «la riduzione dell’orario di lavoro, a parità di salario, è una leva per ridistribuire ricchezza e aumentare l’occupazione», pensiero molto vicino allo slogan degli anni 60-70 “lavorare meno lavorare tutti” sostenuto ancora oggi solo dalla sinistra radicale. A Confindustria, abituata a presidenze amiche …, si saran rizzati i capelli e avrà chiesto aiuto per mettere alla gogna Tridico.
(Per chi volesse approfondire l’iter della nomina e definizione compensi del presidente dell’Inps e del Cda, suggeriamo questo articolo del sito “Pagella politica” con tutti i passaggi ed estratti dei documenti ufficiali.)
Calmierare gli stipendi dei manager. Un dovere morale.
Il tema dei compensi stellari dei manager pubblici e privati ad ogni modo c’è e andrebbe affrontato con urgenza considerato il contesto sociale e occupazionale attuale. E non riguarda solo il vertice direttivo, ma anche i funzionari (Tridico ad esempio, pur con l’aumento, guadagna meno dei suoi funzionari di prima fascia, pur essendo lui rappresentante legale dell’ente). Ricordiamo che più di sessanta anni fa Adriano Olivetti diceva che «nessun dirigente, neanche il più alto in grado, deve guadagnare più di dieci volte l’ammontare del salario minimo». Un’utopia o una regola morale? A che punto siamo? In Italia siamo al punto zero.
Il problema non è (solo) lo stipendio del presidente. Gli appalti al ribasso dell’Inps
Altro tema urgente, anche morale e di giustizia, è quello delle gare al ribasso nella pubblica amministrazione. Ribassi che vengono scaricati tutti sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori. Un caso emblematico è quello dell’appalto per servizi di pulizia e facchinaggio delle sedi Inps piemontesi messo a bando dopo la dichiarazione di insolvenza di Manital (tanto da farci scrivere che quelle lavoratrici sono passate “da Manital alla brace“). Nel nuovo bando l’Inps ha tagliato drasticamente il livello dei servizi (-48%) pur consapevole che tale riduzione avrebbe danneggiato i lavoratori. Nel passaggio di appalto si sono visti ridurre di quasi la metà l’orario di lavoro. Molte lavoratrici (è il caso delle addette alle pulizie della sede Inps di Ivrea) hanno oggi contratti al di sotto dei minimi di legge che impongono almeno 14 ore settimanali (ci sono contratti a 7,5 e 5 ore). I loro stipendi sono stati naturalmente ridotti della stessa percentuale, chi prima prendeva 550 euro mensili con il nuovo appalto ne prende circa 300.
Come si vive con 300 ma anche con 5-600 euro al mese? E per risparmiare quanto poi? Con la riduzione dell’appalto, prendendo un dato medio, l’Istituto risparmia 7,2 euro al giorno, una goccia nel bilancio Inps, ma per una famiglia equivale ad un paio di spese nel mese.
La mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori ex Manital ha dato dei risultati
Dopo le forti proteste delle lavoratrici nei mesi scorsi che con l’appoggio sindacale hanno organizzato diversi presidi davanti alla sede Inps regionale a Torino, l’Istituto ha dovuto modificare alcune specifiche del nuovo appalto avvicinandosi ai termini del bando precedente. Un atto dovuto, perché di fatto la quantità di lavoro richiesta era pressoché uguale, anzi, a causa dell’emergenza Covid gli addetti alle pulizie lavorano di più per via della sanificazione obbligatoria degli uffici.
A vanificare il tentativo dell’Inps di recuperare una situazione indegna creata dallo stesso Istituto, ci si sono messe però le cooperative. La gara è stata assegnata a due cooperative (Coop Multiservice e Formula servizi) in Rti e due società (Dussman Italia e Morelli Service). E mentre le due società sembrano disposte al reintegro totale delle ore, le cooperative stanno incassando praticamente solo a loro favore i risultati ottenuti dalla mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori. A fronte dell’aumento dei servizi da parte dell’Inps, le cooperative hanno reintegrato pochissime ore alle lavoratrici che si ritrovano ancora oggi una riduzione del 35% rispetto al precedente bando. Le più “fortunate” hanno avuto una maggiorazione di 30 minuti aggiungendo al misero stipendio 3,60 euro lordi al giorno (sic). Ma molte altre hanno visto aumentare il proprio orario di soli 15 minuti al giorno equivalenti a +1,80 euro lordi.
Non si può parlare nemmeno di elemosina, si chiama sfruttamento.
La colpa dell’INPS resta sempre quella di avere aggiudicato una gara con un ribasso importante pur sapendo bene quello che sarebbe successo. Come pensava l’Inps che i fornitori avrebbero garantito le stesse prestazioni con una riduzione del 48% se non spremendo i lavoratori?
Nuovo presidio martedì 6 ottobre a Torino
La nota positiva è che questo gruppo di lavoratrici e lavoratori vuoi per disperazione vuoi per la consapevolezza che accettare condizioni di sfruttamento come se fossero ineluttabili danneggia non solo loro stesse ma l’intero sistema lavoro, hanno subito reagito e continuano a farlo dimostrando che lottando si possono ottenere dei risultati, anche se minimi.
E per il perdurare di una situazione altamente critica e insostenibile, anche con irregolarità contrattuali come orari settimanali sotto la soglia minima (per le quali i sindacati stanno valutando azioni legali), martedì 6 ottobre 2020 le lavoratrici e i lavoratori si troveranno di nuovo in presidio davanti alla direzione generale regionale dell’Inps Piemonte in Via dell’Arcivescovado, 9 a Torino.
Le loro rivendicazioni in questo momento sono soprattutto indirizzate alle cooperative che stanno aggravando una situazione già critica per le colpe dell’Inps, per questo continueranno a chiedere anche all’Istituto di intervenire presso le cooperative. Non si può assegnare un appalto e poi disinteressarsi delle condizioni di lavoro di persone che andranno a lavorare nelle proprie sedi e che sono quindi parte integrante e fondamentale dell’organico e della funzionalità dell’ente.
Questo è il tema: un ente pubblico non può avere funzionari e manager apicali superpagati e poi fare risparmi sui lavori esternalizzati che sappiamo sono ad alto rischio sfruttamento.
Il presidente Tridico sembra avere una sensibilità diversa dai suoi predecessori? Ebbene, lo dimostri facendo pulizia negli appalti al ribasso.
Cadigia Perini