Dall’impegno per il NO al cambiamento della Costituzione a quello per la sua conoscenza, difesa, applicazione e piena attuazione
Ha vinto il NO e l’apocalisse non è arrivata e neppure le locuste si sono fatte vedere. In compenso il nuovo Governo, fotocopia del precedente, si trova ad affrontare le vere catastrofi che colpiscono il nostro Paese, da quelle naturali, dal crescente dissesto del territorio, a quella della crisi economica, finanziaria e del lavoro. In questo contesto non è di minore importanza la crisi della democrazia rappresentativa, della sovranità popolare e della partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e sociali.
La campagna elettorale per il referendum costituzionale ha visto nascere e crescere un movimento di cittadini senza gerarchie, dinamiche e discipline di partito ma che si è strutturato come una rete di comitati territoriali, indipendenti ed autonomi, coordinati da un Comitato nazionale che ha svolto essenzialmente una funzione di servizio e di collegamento. In questi mesi si è assistito ad una ripresa della partecipazione popolare, dopo anni di avvilimento e di fuga dalla politica e sarebbe un fatto positivo se questa rinnovata partecipazione trovasse uno sbocco politico, sarebbe un vero successo se insinuasse nuova linfa ed energia rinnovando i soggetti politici esistenti o creandone di nuovi.
Il Comitato Democrazia Costituzionale Ivrea è stato uno dei primi a costituirsi e pur facendo capo, in prima istanza, al Comitato piemontese e valdostano, quale struttura di confronto e raccordo, ha saputo agire in autonomia organizzando una campagna elettorale molto attiva sul territorio e attenta al merito dell’opposizione alle riforme.
Il Comitato ora vuole continuare a rappresentare un insieme di cittadini che intendono proseguire questo impegno e rivendicano il diritto di condurre battaglie e di far pesare le proprie idee e proposte senza mutare la struttura, che si è definita in questi mesi, di movimento non partitico e spontaneo composto in modo paritario da tutti quanti hanno partecipato e da ogni altro soggetto interessato.
Nelle assemblee regionali e in quella unitaria dei Comitati referendari tenutasi a Roma il 21 gennaio è emersa la volontà di proseguire il cammino rilevando però che la vittoria referendaria ha determinato un cambiamento dell’obiettivo del Comitato che assume ora una connotazione positiva: dall’impegno per il NO al cambiamento della Costituzione a quello per la sua conoscenza, difesa, applicazione e piena attuazione.
Questa è la linea che si cercherà di seguire anche nel locale Comitato, in primo luogo promuovendo attività di informazione e formazione diffuse sul territorio, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, sulla attualità della Costituzione, auspicando finalmente di passare dalla fase della celebrazione a quella della effettiva attuazione e applicazione. Occorre inoltre collaborare attivamente e in modo stabile con i diversi movimenti e soggetti incontrati durante la campagna referendaria per attuare politiche dirette a favorire la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. In particolare si cercherà la collaborazione con associazioni come l’Anpi, da sempre impegnata nella difesa della Costituzione, e con le associazioni ed i movimenti operanti sul tema dei diritti civili e sociali, dei beni comuni, ambientali e culturali.
Il Comitato si impegnerà inoltre, in un’attività di vigilanza e di informazione critica per evitare che l’esito del referendum sia vanificato, a cominciare dalla questione della legge elettorale. Con la sentenza della Corte Costituzionale del 25 gennaio 2017 emerge che i Comitati avevano ragione nel ritenere l’Italicum incostituzionale. L’Italicum era una legge che presentava dei pericoli, per l’attribuzione di un premio di maggioranza senza soglia minima mediante l’escamotage del ballottaggio a livello nazionale.
Ora auspichiamo che non occorra riproporre l’iniziativa referendaria sui punti che la sentenza della Corte non ha risolto: il premio di maggioranza al 40% che si aggiunge alla soglia di sbarramento e la quantità veramente eccessiva di nominati dai partiti e non selezionati dagli elettori come i capilista, a cui si deve aggiungere la possibilità di un altro centinaio di deputati eletti se dovesse scattare il premio di maggioranza.
Come Comitati e come cittadini dobbiamo invece pretendere che il sistema elettorale ripristini la rappresentanza, garantisca l’eguaglianza nell’esercizio del diritto di voto, restituisca ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti, riconduca i partiti e i movimenti alla loro funzione costituzionale di canali di collegamento fra la società e le istituzioni, piuttosto che di strutture di potere autoreferenziali.
La strategia politica delle grandi riforme dettate dal Governo e imposte al Parlamento con pressioni e a colpi di fiducie è stata pesantemente e chiaramente sconfitta, ora è il momento di dar vita ad un sistema elettorale che permetta la vera rappresentanza e l’espressione della volontà popolare.
Marco Bellini
(Referente del “Comitato Democrazia Costituzionale Ivrea”)