Da Manital a Parella: castello, vigneto, persone, lavoro. Cosa ne è di loro?

Manital prima e la pandemia in ultimo hanno assestato un bel colpo al castello di Parella, ora chiuso e desolato. Dove sono finiti i lavoratori? E il parco e le terre attorno? Lo storico vigneto di Erbaluce continua a vivere e crescere, ma ha bisogno di interventi. Una idea di affido per la sua cura.

Il Castello di Parella acquistato nel 2011 dalla Manital di Graziano Cimadon per dar vita al progetto Vistaterra (start-up creata ad hoc) è costato la bellezza di 40 milioni, ma fra gli addetti ai lavori si mormora che la cifra impegnata da Manital sia ben superiore. Questa impresa molto suggestiva di un “agriparco che abbraccia il castello”, come recita il payoff del sofisticato progetto di “brand strategy e identity”, che strizza l’occhio alla moderna passione per il “wellness esperienzale“, all’ecosostenibilità dei progetti (proposito ammirevole) e si ispirarsi all’impresa illuminata, ampi sono i riferimenti ad Adriano Olivetti, sostenuti dall’inclusione del parco del castello restaurato degli antichi orti olivettiani (l’ex-area dei Vivai Canavesani, ora Hortilus), ecco questa impresa non ha certo aiutato i bilanci Manital, anzi si può dire che abbia contribuito pesantemente all’allargamento del buco nero.
Il progetto di eco-lusso, fin dall’inizio è sembrato pretenzioso Il progetto e non è mai decollato del tutto tanto da potersi sostener con le proprie gambe. Tanto che si potrebbe dire che a parte i giorni dell’inaugurazione il momento di maggiore visibilità Vistaterra lo ha avuto durante la protesta degli operai della MGC l’azienda del gruppo Manital che ha lavorato per più di cinque anni alla raffinata ristrutturazione del castello fra il 2013 e l’inizio 2019 quando tutto si è bloccato. I fornitori non venivano più pagati e quindi non consegnavano i materiali, i macchinari venivano venduti per fare cassa, gli operai hanno smesso di ricevere gli stipendi, ma il lavoro per un po’ l’hanno portato avanti. Ma quando è stato chiaro che venivano solo presi in giro con false promesse di pagamento, che l’azienda veniva smantellata, hanno incrociato le braccia e organizzato un solido presidio davanti al portone principale del castello e la sorveglianza delll’area dove erano ricoverati i macchinari per evitare ulteriori svendite. Ricordiamo tutti il loro presidio a suon di tamburi per due lunghi mesi invernali, novembre e dicembre scorsi, nemmeno la pioggia battente li ha fatti demordere. E poi i cortei a Ivrea, i presidi a Torino, una lotta serrata, uniti han tenuto fino a che hanno potuto. Il limite è sempre la sopravvivenza, buona parte di loro quando ormai era chiaro che non vi era nessuna possibilità di ripresa del lavoro né a Parella né altrove ha dovuto licenziarsi per prendere almeno la disoccupazione.

Oggi in MGC

Attualmente in MGC sono rimasti sei lavoratori – informa Massimo Randazzo della Fillea-Cgilper gli stipendi arretrati hanno dovuto fare tutti vertenza con decreti ingiuntivi, perché non hanno mai ricevuto nemmeno un centesimo. Stesso discorso per i contributi alla cassa edile verso la quale l’ultimo versamento è rimasto quello di marzo 2019. Ora questi lavoratori sono in Cigo per Covid. L’azienda non ha anticipato gli importi ma ha chiesto il pagamento diretto all’Inps il che comporta tempi molto lunghi per l’erogazione, per questo e per l’inaffidabilità dimostrata negli anni la Fillea-Cgil non ha sottoscritto l’accordo“. E con buona ragione, infatti ad oggi i lavoratori non hanno ancora ricevuto la cassa.
Anche chi l’anno scorso si era dimesso sta ancora aspettando di ricevere quanto dovuto, gli stipendi e una parte del Tfr per colpa dei mancati versamenti alla cassa edile che servono fra le altre cose a costruire appunto il trattamento di fine rapporto. Sono stati costretti alle ingiunzioni di pagamento anche questi lavoratori, ma hanno poca fiducia di riuscire a recuperare quanto l’azienda deve loro.
MGC nel frattempo ha di nuovo cambiato amministratore, eravamo arrivati a metà dicembre con Alessandro Losco, ad inizio anno è tornata una vecchia conoscenza, Luigi Grosso, già amministratore di MGC, poi diventato AD di Manital, e ora di nuovo in MGC, quel Grosso che abbiamo conosciuto in una pomposa conferenza stampa al castello convocata per convincere la platea che Manital con la nuova proprietà IGI Investimenti di Giuseppe Incarnato sarebbe risorta come d’incanto e che tutti sarebbero stati pagati. Già nella conferenza stampa lo scetticismo era il sentimento più diffuso, secondo solo alla rabbia dei lavoratori intervenuti che ben conoscevano il personaggio, i fatti hanno poi confermato tutti i dubbi e timori.

Il futuro di Manital e delle sue controllate

Quali saranno le sorti di Manital e delle sua controllate lo sapremo fra poco meno di due mesi. Il 9 luglio ci sarà infatti l’udienza sull’analisi dello stato passivo presentata dai commissari straordinari. Ci saranno gli estremi per concedere il concordato preventivo alla proprietà per tentare di scongiurare la liquidazione dell’azienda? Verrà indetta una gara per la vendita di Manital e controllate? Da un lato pensare di concedere all’azienda ancora del tempo per presentare un piano di pagamento dei creditori suona come una perdita di tempo prezioso che potrebbe solo far disperdere ancora rimane del patrimonio di Manital, dall’altro la vendita spaventa perché i passaggi di proprietà portano sempre alla riduzione dei posti di lavoro, ma la maggior parte dei lavoratori probabilmente sarebbe più favorevole a questa opzione perché la fiducia nei vecchi e nuovi manager Manital è finita da un pezzo.

Nel frattempo … un’idea per la vigna e per il lavoro?

Nel frattempo parte dal Circolo PRC di Ivrea l’appello affinché: “Il vigneto del Castello di Parella venga dato in comodato d’uso gratuito ai partecipanti al corso di viticoltura del Ciac di Ivrea fra di loro ci sono alcuni operai della MGC che hanno lavorato alla ristrutturazione del castello e altre persone che hanno perso il lavoro e cercano di riqualificarsi imparando un nuovo mestiere. Affidare l’antico vigneto alla cura di chi sta coltivando un nuovo mestiere sarebbe un atto non solo di simbolico risarcimento (che certo non risarcisce né i salari non pagati né il lavoro perso!) ma anche di parziale riscatto del territorio.”, si legge nel loro comunicato che invita “amministratori locali e commissari straordinari a verificare e perseguire la possibilità di realizzare questo riscatto e salvare dall’abbandono terreni e coltivazioni

c.p.