“Carceri e carceri”: Balsamo e Fuga – La creazione artistica nell’istituzione penitenziaria; a cura di Mery Cuesta; CaixaForum, Barcelona, 30.12.16; anche: https://issuu.com/culturasinmesura/docs/arte_cultura_y_carcel: Arte, Cultura y Cárcel. Prácticas artísticas y culturales en contextos penitenciarios; Published on-line on May 1, 2014
L’idea che l’attività artistica costituisca un’esperienza personale positiva anche per i detenuti si è consolidata nello spazio europeo e oggi la rete che la promuove nelle carceri è molto efficace ed estesa. La corposa ricerca, tra molte altre, “Arte, Cultura y Cárcel. Prácticas artísticas y culturales en contextos penitenciarios”, disponibile in rete, documenta bene la situazione. Il sistema penitenziario della Catalogna viene ritenuto tra l’altro un caso esemplare: la mostra “Balsamo e Fuga” (rischioso titolo) espone e promuove, appunto, i risultati del lavoro congiunto degli istruttori d’arte (belle arti, musica, teatro, danza, audiovisivi…) e delle persone carcerate nei penitenziari della Catalogna. Le settanta opere degli autori in prigione (uomini e donne) sono messe a confronto con venti opere di artisti riconosciuti in modo da stabilire somiglianze e differenze. Parallelamente in alcune sale del CaixaForum si riproducono per i visitatori i laboratori esistenti nelle carceri, in altre i reclusi (musicisti, attori, danzatori, artisti audiovisivi…) offrono i risultati della loro attività.
Non sono in grado di parlare dei singoli autori, anche se mi piacerebbe, ma “Balsamo e Fuga”, genera in me, quale spettatore, una certa emozione; non perchè le opere esposte siano di persone carcerate, ma perchè esse, in quanto opere d’arte, generano emozione, sono ricche di contenuto, di verità e di valenze estetiche; non è un’affermazione inutile giacchè l’entusiasta curatrice Mery Cuesta si premura nel dire che “la selezione di opere priorizza la comprensione dell’impulso e la lettura simbolica dell’espressione creativa anzichè l’eccelenza tecnica”. Avviso volenteroso ma inutile: le opere d’arte contemporanea con le quali si confrontano, e molte altre, non hanno l’eccellenza tecnica quale criterio di misura. Il criterio di misura, ahimè, è il loro valore finanziario.
“Balsamo e fuga”. Titolo rischioso. A me costa fatica credere che l’arte sia (o debba essere) per gli umani (in libertà o in carcere) lenitivo della sofferenza e via di fuga dalla loro realtà, ma nel caso di certi artisti in libertà o di molti altri in prigione bisogna crederci perchè sia i sociologi e gli psicologi, sia gli artisti stessi, lo confermano: l’arte lenisce il loro malessere e li aiuta a fuggire dalle costrizioni della prigionia. Questa, dicono, è la principale funzione. Se così lo sentono, c’è poco da aggiungere.
Bella mostra, possente, in una grande sede espositiva, che ci immerge in certe realtà antropologiche e umane delle prigioni, che ci parla dello sforzo affinchè i diritti democratici dei carcerati non vengano meno, affinchè i loro luoghi e il loro tempo non siano nell’estrema periferia dei nostri, e affinchè possiamo sentirci, nonostante le forti diversità che ci separano, parte della stessa comunità.
Paco Domene