Fatta eccezione per le lettere che le minoranze hanno inviato al sindaco Sertoli l’ultimo momento d’incontro istituzionale tra i consiglieri risale al 17 marzo (una capigruppo) e non si sa quando riprenderà. L’urgenza di prendere provvedimenti non può fermare, tuttavia, il confronto pubblico
Ammonta a 4,7 miliardi la cifra stanziata dal Governo per i Comuni italiani come forma economica di sostegno alle famiglie che, costrette all’isolamento forzato, faticano a provvedere ai bisogni di prima necessità. Ivrea, nello specifico, beneficerà di 124.279€ e, stando alle direttive ministeriali, si presume che questi soldi verranno erogati sotto forma di “buoni spesa”.
In che modo? Sarà ogni singolo Comune a erogare il contributo? Oppure il denaro verrà gestito diversamente? Ancora non è chiaro, nonostante si abbia già notizia di comuni, tra cui quello di Agliè, che hanno prontamente stabilito parametri per la distribuzione dei buoni spesa.
I servizi sociali di 42 comuni consorziati all’interno di In.Re.Te erogano regolarmente benefici economici alle fascie sociali più deboli e conoscono indubbiamente meglio dei singoli comuni la distribuzione della povertà sul territorio. Se, per ipotesi, tutti i 42 comuni associati facessero confluire le rispettive somme al Consorzio, l’ente potrebbe erogare un complessivo di 384 mila euro e far confluire più razionalmente i “buoni spesa” laddove le situazioni risultano più critiche.
La mancanza di un’organizzazione territoriale centralizzata e l’autonomia di gestione dell’emergenza da parte dei comuni, tuttavia, rende al momento inverosimile questa strada.
Le richieste inascoltate delle minoranze
«Il 16 marzo scorso» ricordava giovedì 26 marzo il consigliere Francesco Comotto «abbiamo inviato al Sindaco di Ivrea e a tutti i Consiglieri Comunali una lettera aperta contenente una serie di suggerimenti finalizzati a contenere il contagio da Covid-19. Il giorno appresso si è svolta una Conferenza dei Capigruppo a seguito della quale non ci pare essere stata messa in atto praticamente nessuna delle iniziative da noi proposte nonostante la necessità di agire con urgenza senza lasciare nulla di intentato». In quella lettera, peraltro condivisa poi da tutta la minoranza e confluita in un’ulteriore lettera al sindaco da parte dei tre gruppi di minoranza, il consigliere avanzava diverse proposte: un efficientamento della comunicazione da parte dell’ASLTO4 ai singoli comuni, l’apertura di un COM (Centro Operativo Misto), pretendere risposte sulla mancata fornitura dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) e sul mancato aumento dei tamponi, fare pressioni per rimettere in funzione strutture sanitarie inutilizzate o sottoutilizzate e, infine, fare pressione presso gli organi competenti per valutare la possibilità «di agire in modo coercitivo ancorché temporaneo nei confronti delle strutture sanitarie private».
Proposte cadute nel vuoto o che hanno avuto come unica, maldestra conseguenza l’avvio di una serie di video youtube da parte del sindaco Sertoli.
Il lungo silenzio della politica eporediese ci danneggia tutti a lungo andare: il confronto aperto sul “che fare?” serve ora più che mai
Lo status di emergenza obbliga ogni comune a privilegiare la rapidità degli interventi soprassedendo, almeno in questa fase, al confronto democratico. È uno scenario che si sta grosso modo replicando in tutta Italia, a partire dal governo centrale dove la riduzione delle funzioni del Parlamento ha lasciato ampio margine d’azione all’Esecutivo. Del tutto analoga è la situazione venutasi a creare a Ivrea, non potendosi più riunire il Consiglio Comunale per ovvie ragioni sanitarie. Se da un lato appare, tuttavia, comprensibile la scelta del sindaco Sertoli di esercitare ampia discrezionalità nelle scelte contingenti e legate all’emergenza (come la scelta di non contribuire all’istituzione del COM), dall’altro lato non si spiega il motivo per cui si sia fermato il confronto tra le componenti di maggioranza e minoranza.
Proprio l’eccezionalità dell’emergenza dovrebbe spingere ad un confronto consiliare più serrato, di proposte e controproposte, di analisi statistiche, operative e di scelte da adottare nel futuro prossimo. Il nuovo necessita di essere studiato, approfondito, ragionato. Sertoli e la sua maggioranza pensano di poter superare in autonomia la complessità nuova che si profila all’orizzonte?
L’impossibilità di convocare il Consiglio Comunale preclude un confronto diretto, «ma per quale ragione» si domandano congiuntamente i consiglieri Comotto e Colosso «non si fanno lavorare le commissioni consiliari?». All’interno delle commissioni si può tranquillamente cominciare a ragionare attorno a temi specifici e utilizzare, come fanno tutti, le piattaforme di videochiamata. Qualunque variazione di bilancio (perché è quasi certo che occorrerà drenare risorse e ricollocarle laddove c’è più bisogno) richiede uno o più passaggi all’interno del Consiglio Comunale e, com’è ovvio che sia, tempo per poter elaborare queste modifiche e sottoporle al vaglio delle minoranze. Tra il dire e il fare, inoltre (ovvero tra il legiferare e il rendere ogni spesa o investimento reale) intercorre poi altro tempo che andrà procrastinando gli interventi e andrà gravando sulle aziende, sulle famiglie, sul commercio e sul lavoro. Riprendere sin da subito il confronto consiliare aiuterebbe a ridurre questi tempi e potrebbe agevolare la ricerca di una risposta all’interrogativo che già adesso ci poniamo: che fare, quando l’emergenza sanitaria sarà finita e si tratterà di affrontare l’emergenza sociale?
Andrea Bertolino