Dopo la conclusione, il 31 dicembre, della mostra al Museo Garda, si apre un futuro denso di incognite per le manifestazioni culturali di Ivrea
Restano ancora solo pochi giorni per vedere al Museo Garda la mostra “Piccoli tasti, grandi firme” dedicata alla grande epopea del giornalismo italiano, quella tra gli anni ’50 e ’90, quando quotidiani e periodici offrivano ai loro lettori articoli di Giorgio Bocca e Indro Montanelli, Pier Paolo Pasolini e Gianni Brera, Oriana Fallaci e Dino Buzzati.
La mostra, inaugurata il 31 maggio in concomitanza con il festival La Grande Invasione, ha per la prima volta portato il Museo di Ivrea all’attenzione dei media nazionali, grazie a una idea originale, a un curatore appassionato come il giornalista Luigi Mascheroni e a una raccolta ricca e suggestiva di reperti d’epoca, prime pagine, appunti autografi e fotografie in grado di attirare anche un pubblico proveniente da Torino o dalle Regioni limitrofe.
Nel corso dell’anno molte iniziative a supporto e a completamento della mostra sono state organizzate, 4 solo nell’ultimo mese di dicembre, rivolte sia a ragazzi che ad adulti, facendo vivere al Museo una stagione ricca e partecipata, come sempre dovrebbe essere per un presidio culturale.
Da gennaio invece le sale del Museo torneranno ad ospitare solo le opere della collezione permanente (forse non subito, perché bisognerà riallestirle), che sono interessanti e ben collocate ma che da sole non garantiscono una sostenibilità economica del progetto Museo.
Per capire il motivo per il quale non prevedono per ora nuove esposizioni bisogna risalire all’Ente finanziatore della vita culturale ad Ivrea da molti anni a questa parte, cioè la Fondazione Guelpa.
Dotata di un ingente patrimonio economico la Fondazione per anni ha potuto, con i soli utili derivati dalla sua gestione, sostenere le varie iniziative culturali, festival e manifestazioni della città, praticamente sollevando il bilancio del Comune da tale onere. Con la recente crisi economica e la stagnazione dei mercati la Fondazione sembra decisa a riservare il suo capitale alla realizzazione di quando indicato nel suo atto costitutivo, cioè la realizzazione di strutture destinate all’attività culturale della città, nello specifico il Museo, realizzato, e la biblioteca, ospitata in spazi ormai inadeguati e poco funzionali.
E le attività culturali? L’anno scorso la Fondazione aveva erogato gli stessi contributi degli anni precedenti ma affidandone la collocazione direttamente al Comune di Ivrea. Il prossimo anno sembra che, azzerati i contributi della Guelpa, sarà il Comune in prima persona a dover trovare le risorse per sostenere le attività culturali. Stiamo parlando di circa 150.000 euro che per l’anno passati sono serviti a sostenere la Grande invasione, Open jazz festival, Tecnologic@mente, Incanto summer festival, Ivreaestate, Il Timbro, Pifferi e tamburi e parecchi altri. Sembra che finalmente siano pronti i modelli dei bandi per accedere ai contributi, come assicurato dal Sindaco nel giugno scorso, ma su come reperire i fondi necessari non sembra per ora ci sia alcuna idea.
Proprio la progettualità è la materia di cui più si sente la mancanza e il settore culturale, tra l’altro la specificità che ha reso Ivrea nota nel mondo, ne rappresenta l’esempio più disarmante. Abbiamo ottenuto la qualifica Unesco per i siti olivettiani ma non c’è una idea su come sviluppare questa opportunità. Finora nemmeno un centro visitatori siamo stati in grado di allestire. Avevamo parecchie iniziative, tutte realizzate da associazioni e persone competenti e appassionate, e non si sa che futuro avranno. Il Museo ha vissuto una stagione di gloria ma senza idee non potrà ripeterla. Il turismo, sempre invocato ma mai perseguito seriamente, non può decollare senza una programmazione lungimirante che individui la caratteristiche attrattive del territorio e ne permetta la scoperta ai visitatori senza incappare nelle chiusure quasi perenni.
Solo nel campo del privato si nota un certo movimento sull’asse di via Jervis a cominciare dalla “fabbrica di mattoni rossi” acquisita da Icona, più dedicata però alla sperimentazione tecnologica industriale, mentre l’altro grosso investitore privato, Manital, come noto, lascia un bel punto interrogativo sul futuro del Castello di Parella.
Insomma, per il 2020 aspettiamoci grandi discussioni sui fondi destinati alla cultura, se si troveranno, mentre chi non lo ha già fatto ha ancora una settimana per vedere la bella mostra sul giornalismo al Museo Garda, della quale, a dimostrazione della grande confusione che regna in Comune, nessuno si è sentito autorizzato a comunicare i dati sui visitatori, che avrei con piacere riportato.
Francesco Curzio