Quando anni di piombo voleva dire di tipografie

“Piccoli tasti, grandi firme: l’epoca d’oro del giornalismo italiano (1950 – 1990)”  presso il Museo Civico Garda di Ivrea.

Sarà aperta fino al 31 dicembre la mostra organizzata con il contributo della Fondazione Guelpa e inaugurata in concomitanza con La Grande invasione nelle sale del Museo Garda.
Curata dal giornalista Luigi Mascheroni su incarico dell’ex Presidente della Fondazione Guelpa Luca Beatrice, la mostra ripercorre la stagione d’oro del nostro giornalismo: un momento storico che coincide, ed ecco qui Ivrea e la collaborazione con l’Archivio Storico Olivetti, con l’invenzione, la diffusione e il larghissimo uso delle macchine per scrivere portatili Olivetti, e la Lettera 22 in particolare. Poi comincerà l’era, prima graduale poi totalizzante, dei personal computer.
Si parte con la rivoluzione grafica dei giornali operata da professionisti di primo piano come Giuseppe Trevisani e Piergiorgio Maoloni che ridisegnarono, o progettarono ex novo, tutti i principali quotidiani italiani, dal Manifesto al Giorno alla Repubblica, per proseguire con sale dedicate ai grandi nomi che in quegli anni, dal 1950 al 1990, scrivevano costantemente su quotidiani e periodici allora molto diffusi.
Dino Buzzati, Camilla Cederna, Indro Montanelli, Oriana Fallaci, Gianni Brera, Pier Paolo Pasolini, Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Beppe Viola, Mario Soldati, Goffredo Parise, Giovanni Guareschi attraverso l’esposizione di materiale inedito (macchine per scrivere, taccuini, agende, dattiloscritti, pagine di giornale, ritagli, riviste, vignette, disegni, caricature, fotografie e video, raccontano un periodo irripetibile del giornalismo italiano, quando letteratura e inchieste sul campo si invadevano reciprocamente il campo.
In esposizione la famosa prima pagina del Messaggero con la falsa prima impronta dell’uomo sulla luna (non c’erano le tecnologie per avere foto in tempo reale dallo spazio) ora esposta alla sezione grafica del MoMa di New York. 
Sono passati solo pochi anni ma il racconto e le foto di cosa era una redazione di un quotidiano, di cosa voleva dire dettare dall’estero un pezzo al telefono al dimafonista di turno che poi lo passava ai redattori, ai correttori, ecc., ci proiettano in un mondo palpitante e ormai perduto. Per far posto a cosa? Alla velocità di internet, alla superficialità dei social, all’invasione di notizie spesso neanche verificate.
I nomi scelti, si è deciso di non includere i viventi per evitare polemiche, spaziano in tutti i campi del giornalismo, dall’inchiesta al costume, dalla cultura allo sport, dall’inviato alla politica, e per ciascuno un video di 3 minuti ne sintetizza le peculiarità, anche se naturalmente molti altri avrebbero potuto essere nominati.
In chiusura, in originale, una imperdibile lettera di Beppe Viola alla Direzione Rai del 1979. Altro che “giornalista sportivo”
Un ricco catalogo, edito da La nave di Teseo, documenta e arricchisce la mostra, sempre curato da Mascheroni.
Per l’esposizione invece occorre prendersi tutto il tempo a disposizione e probabilmente verrà comunque voglia di tornarci con calma.

Francesco Curzio

orari:
da lunedì a venerdì 9 – 13, giovedì anche 14,30 – 18,30
sabato 15 – 18
prima domenica di ogni mese 15 – 19