La situazione di Telis era molto critica, ma la notizia del fallimento, è un duro colpo. I lavoratori mai rassegnati reagiscono presidiando la sede.
Lunedì 6 luglio, mentre a Strambino la Telis incontrava le Organizzazioni Sindacali per discutere una curiosa richiesta di Cessata Attività, il Tribunale di Roma dichiarava “improcedibile” la procedura di Concordato richiesta dalla stessa il 9 marzo di quest’anno e contemporaneamente ne dichiarava il fallimento.
La fine di un percorso che durava da oltre due anni, per i lavoratori della Telis, fatto di speranze, illusioni e amarezze che si sono susseguite dal 19 marzo 2013, giorno in cui le fiamme distrussero il Capannone C del comprensorio ex Olivetti di Scarmagno, dove operavano i 167 dipendenti attualmente coinvolti nel fallimento.
Una fine non certo inaspettata, visto che eravamo al secondo tentativo di concordato (il primo era caduto nel luglio dello scorso anno) che aveva come protagonista un’azienda ormai ridotta all’osso con attività ferme e con un crack finanziario pressoché conclamato di 52 milioni di Euro.
La reazione, sia alla prima ipotesi, quella lanciata dall’azienda e cioè di licenziare i lavoratori attraverso la formula della “Cessata Attività”, sia a quella, molto più reale e attuale, della Sentenza di Fallimento giunta dal Tribunale di Roma, è stata di presidiare la Sede, questo per rilanciare l’attenzione generale sul “caso Telis” e per accelerare un confronto con le Istituzioni, visto che siamo solo “uno” dei tanti tracolli occupazionali di questo territorio.
Dopo una settimana di presidio, lunedì 13 luglio andremo al primo incontro presso la Regione Piemonte, consapevoli che sarà solo un primo passaggio di un percorso difficile e complicato e che sicuramente, quanto fatto sino ad ora non sarà sufficiente, occorrerà insistere con iniziative e pressioni per arrivare ad una possibile soluzione. Ormai, abbiamo imparato che dove non si arriva con la “diplomazia”, occorre pestare i piedi e usare tutta la forza e la volontà che potremo mettere in campo.
Questo consapevoli che siamo solo un “pezzo” del dramma che vive questo territorio, che altri lavoratori hanno vissuto prima di noi queste situazioni e purtroppo altri ancora lo vivranno.
In tutte queste tragedie che spesso e volentieri hanno avuto come protagoniste imprese (e soprattutto lavoratori) nate e/o uscite dalle varie “RISTRUTTURAZIONI” del mondo Olivetti che quasi “regolarmente” hanno trovato lo sciacallo di turno Luppi, Fulkir, Landi, solo per citare i più famosi (ma ve ne sono molti altri !)… non è difficile pensare che forse il nostro è solo l’ ultimo della serie… Ora, si può essere anche ingenui e pensare alla “fatalità” e alla “casualità”, ma in questi anni, i pirati giunti in Canavese sono un po’ troppi e troppo concentrati nello stesso luogo e nello stesso contesto.
Gianni Tarena