Al cinema Boaro il regista e documentarista indipendente Thomas Torelli ha presentato il suo ultimo lavoro dal titolo “Choose Love”
Faceva un certo effetto in data mercoledì 20 marzo, arrivare al Cinema Boaro e trovarvi una coda di spettatori che fuoriusciva dall’atrio, tagliava in due via Palestro e, con calma, si prolungava fino a morire in vicolo Cantarana.
In tempi in cui i film si scaricano dal web e il cinema, per conservare il suo potere di attrazione, deve, almeno ad Ivrea, organizzarsi in proposte da Cineclub o Cineforum con tanto di tessera, la scena risultava inattesa e sorprendente.
La serata, configurata come evento, è stata organizzata dall’associazione culturale “Il punto” di Burolo e, presente l’autore Thomas Torelli, regista e documentarista indipendente, prevedeva la proiezione del suo ultimo lavoro dal titolo invitante di “Choose Love”, in piena aderenza alle tematiche di natura etica, ambientale e sociale che sono care all’autore.
Il giovane Torelli, classe 1975, scrive e realizza da tempo documentari di successo che hanno ottenuto premi e riconoscimenti. Uno dei suoi lavori è un’inchiesta del 2007 sugli attentati dell’11 settembre, che si intitola “Zero”, un altro è “Sangue e cemento” che gli ha procurato una candidatura ai Nastri d’Argento, come miglior documentario dell’anno 2010.
Ma, come spiega Torelli, prima della proiezione, è con “Un altro mondo” del 2014, che il regista si affranca dalle limitazioni imposte dalla distribuzione ufficiale per autopromuoversi attraverso serate liberamente organizzate. Infatti se credi in quello che fai, se hai fiducia nella tua proposta, i soldi prima o poi arrivano magari utilizzando anche iniziative come il crowdfunding, sistema di finanziamento libero e aperto a tutti coloro che intendono sostenere il tuo progetto.
Principalmente attraverso l’autogestione, Torelli realizza anche “Choose Love”, che fa il pienone in una girandola di città, come la nostra e come quella di Aosta dove il film ci ha preceduto nella proiezione.
“Choose love” è un film sulle qualità migliori dell’animo umano, sulla capacità di risollevare se stessi dal peso dei comportamenti legati all’odio, al risentimento e alla vendetta. Ci sono una serie di interviste, anche emozionanti, che rivelano come alcune persone riescano a praticare il perdono invece di nutrire l’odio. Sono casi esemplari come quello di Nelson Mandela che, dopo 27 anni di segregazione, trascende il suo dolore personale facendo del perdono il suo cammino verso l’integrazione razziale o come quella della donna che, persa l’intera famiglia, nel genocidio reciproco tra Hutu e Tutsi in Ruanda, perdona i suoi carnefici in nome dell’inutilità della vendetta. Sentire le loro storie, assistere alle loro testimonianze suscita, inizialmente, un moto di incredulità di fronte alla serenità di queste persone e anche perché sembra impossibile che gli orrori subiti possano generare la risposta del perdono. Eppure è straordinario constatare che proprio da chi più è stato colpito dalla violenza che nasce questa facoltà dell’animo umano. Tra gli intervistati figura anche Gherardo Colombo, il magistrato, oggi a riposo, che si interroga sull’inutilità del carcere per quel che riguarda il ricupero educativo. La privazione della libertà, di per sé, non è sufficiente a redimere l’individuo, racconta Colombo.
Vedendo questo film si comprende che chi ha la statura, la capacità di perdonare, ha affrontato un sofferto cammino di elaborazione personale. Il perdono non è frutto di una conquista ma di una maturazione e trasformazione profonda dell’individuo. Solo in questo modo ci si può perdonare e di conseguenza offrire il dono autentico del perdono al prossimo perché chi ha conosciuto la devastazione del dolore non può infliggerlo agli altri.
Naturalmente questo genere di film potrebbero scatenare facili obiezioni o reazioni dettate dalla tentazione di soprassedere, come se si fosse alla presenza di temi astratti e fumosi che nulla possono contro le istanze pragmatiche del mondo. Qualcuno potrebbe anche bollarli con la facile etichettatura di “paccottiglia new age”, sempre tanto di moda, eppure…
Eppure, se nella dormiente piccola Ivrea, così parca nelle uscite serali, trecento persone si scomodano per un documentario e un’iniziativa come questa, questo potrebbe essere il segnale di come i mali del mondo, le ingiustizie sociali, le aberrazioni che ci circondano, non possano trovare soluzioni e rimedi soltanto nella politica, ma anche indagando più sinceramente nel profondo della natura umana e nelle sue più nobili aspirazioni.
Pierangelo Scala