Chiusa la sede distaccata dell’Opera Pia Moreno. Tra i tentativi di “rassicurazione” dell’amministrazione comunale continua la preoccupazione dei genitori
Sarà la sede distaccata dell’Opera Pia Moreno, in pieno centro città, il primo ramo (non secco, in questo caso, anzi, trattandosi di bambine e bambini piuttosto un ramo in fiore) a cadere nell’opera di potatura del Comune di Ivrea, in un’ottica di riduzione dei costi che rimpinguerebbe nei prossimi anni le casse comunali con una cifra intorno ai 200mila euro.
Con la chiusura della prima di quattro sedi distaccate i posti disponibili per il servizio, che dopo la chiusura della sede centrale di giugno 2017 erano 101, scendono da 96 a 72 (24 per sede) contro i 75 attualmente frequentanti.
Delle quattro educatrici in servizio al Moreno una (l’unica dipendente comunale) verrà probabilmente ricollocata, mentre per le altre tre, dipendenti di una cooperativa, non esiste al momento alcuna certezza.
L’Assessora al Bilancio Elisabetta Piccoli ha parlato di scelta obbligata da una scarsa resa economica del servizio (un costo di 960mila euro contro un incasso, dovuto alle rette, di 180mila): un’analisi squisitamente matematica che evidentemente non tiene in considerazione, anzi, molto probabilmente non è in grado di “comprendere” cosa ci sia di appetibile sull’altro piatto della bilancia a poter vantare un servizio come questo.
Alle preoccupazioni dei genitori, convocati in Sala Consiliare lunedì 18 marzo, e non solo loro, vista l’universalità di questa risorsa (è sufficiente una visita alla pagine Facebook dell’Asilo Nido per comprendere facilmente di cosa stiamo parlando) l’Assessora ai Sistemi Educativi Giorgia Povolo ha risposto che la scelta non avrà alcuna ricaduta sul percorso dei bambini.
Come in un gioco del tredici o un cubo di Rubik Povolo ha dimostrato come spostando una educatrice da lì a là, “creando” (?) posti in più nelle altre sedi o ipotizzando una panchina dei “pulcini”, in attesa di entrare in prima squadra alla scuola materna Sant’Antonio, il problema non esiste affatto.
Per quanto riguarda invece la questione dei nuovi criteri per definire la graduatoria delle iscrizioni al Nido, un primo emendamento presentato dal Consigliere di minoranza Francesco Comotto chiedeva che venisse mantenuto un punteggio da assegnare anche ai genitori disoccupati e di non penalizzare i bambini per le inadempienze dei genitori escludendoli dal servizio. L’emendamento in questione ha incontrato l’approvazione, oltre che del Partito Democratico e del M5S, anche del Consigliere di maggioranza Tony Cuomo e quello imprevisto (?) del Sindaco Sertoli, tiratore scelto sulla propria maggioranza, ma nonostante gli sforzi profusi è stato bocciato in consiglio comunale.
Un secondo emendamento presentato sempre dal consigliere Comotto e approvato questa volta anche dalla maggioranza ha invece “rimediato” a un odioso provvedimento che prevedeva l’impossibilità per il minore di continuare a frequentare l’asilo nido dopo il secondo sollecito alla famiglia per il mancato pagamento della retta.
Un’attenzione alle fasce deboli è invece stata rivendicata proprio dalla stessa Povolo, in virtù dell’esenzione totale dal pagamento della retta per le famiglie seguite dal Consorzio Socio Assistenziale Inrete, prevista a partire dal prossimo anno.
Le famiglie interessate dal magnanimo provvedimento risparmieranno, a onor del vero, 15 euro al mese.
Ma la linea che divide l’equità dalla carità è spesso troppo sottile e, in questo caso, è facile entrare in una sfera delicata e personale senza troppa attenzione a dove si mettono i piedi.
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