Prosegue con l’intervista a Colosso e Perinetti del PD la ricognizione di varieventuali tra i gruppi di minoranza nel Consiglio Comunale eporediese
Continuando il giro di ricognizione tra i gruppi di opposizione nel Consglio Comunale eporediese, abbiamo intervistato Gabriella Colosso e Maurizio Perinetti del Partito Democratico, due dei quattro consiglieri del gruppo (del quale fanno parte anche Mauro Salizzoni e Fabrizio Dulla). Abbiamo ripercorso i nove mesi che ci separano dalla vittoria della coalizione di centrodestra a Ivrea e raccolto le loro opinioni sull’attuale situazione del PD.
Le elezioni comunali d’Ivrea dello scorso giugno hanno segnato una sconfitta storica per il centrosinistra: per la prima volta dal dopoguerra Ivrea si trova le destre nell’amministrazione della città. Avete fatto una riflessione sulle cause di questa sconfitta? Se e quanto ha contribuito a questo risultato l’attività dell’amministrazione Della Pepa?
Perinetti: La causa più importante è legata alla dimensione nazionale. Quello che è successo a Ivrea è successo a Pisa, Massa, Reggio Emilia, Avellino e tante altre città. In queste città il Partito Democratico è riuscito ad arrivare al ballottaggio, salvo poi perdere. All’interno di questa cornice nazionale c’è poi la specificità dell’ultima amministrazione Della Pepa che non ci ha favorito, sia per le guerre interne che hanno attraversato tutti e cinque gli anni di amministrazione, sia per gli interventi sulla viabilità e per la pista ciclabile avviati proprio nell’ultimo periodo, a ridosso delle elezioni, e in modo un po’ frettoloso e poco meditato. E’ naturale che la fase dei lavori abbia determinato disagi e, soprattutto a San Lorenzo, in qualche modo questi disagi probabilmente hanno pesato sull’esito elettorale. Meno comprensibile è il calo a San Bernardo, la zona della città che dall’amministrazione Della Pepa ha ricevuto le maggiori attenzioni.
Colosso: Un qualche peso può averlo avuto anche il carattere, la scarsa empatia di Della Pepa, lo stesso che mi era capitato di avvertire alle comunali di Torino con Fassino, ma certamente la guerra interna per cinque anni ha devastato il partito.
Il desiderio di cambiamento era talmente diffuso in città al punto che, per un momento, è stata addirittura ventilata una “santa alleanza” di tutti contro il PD. Alla luce dei fatti attuali (un’amministrazione comunale nelle mani della Lega) non vi pare un errore aver rifiutato l’apparentamento con la coalizione Comotto?
Perinetti: Lo dico apertamente: un politico cinico avrebbe sicuramente fatto l’apparentamento con la coalizione di Comotto, ma come candidato sindaco non me la sono sentita di buttare a mare gli alleati. Far entrare loro voleva dire chiedere alle tre liste che ci hanno accompagnato di farsi da parte e non l’ho trovato giusto. Molti, anche dentro il PD, dopo la sconfitta, me l’hanno rinfacciato e mi hanno detto: “avresti dovuto farlo l’apparentamento”, ma io credo nella politica con la “P” maiuscola e se prendo un impegno lo rispetto. Confidavo maggiormente nel fatto che l’elettorato di Comotto avrebbe comunque votato per me, questo sì. E in questo mi sono sbagliato.
Con il risultato che i vostri alleati non sono comunque rappresentati in consiglio e la Lega si è trovata con ben quattro consiglieri (diventati sei con i due nuovi cambi di casacca). Non è che l’esservi trovati in testa al primo turno ha rinforzato quell’atteggiamento di supponenza che è stato, sin dalla nascita, un tratto distintivo del PD e dell’ultima amministrazione Della Pepa?
Da parte del Partito Democratico c’è sicuramente stata un po’ di autosufficienza, soprattutto durante la fase che ha visto Renzi segretario, ma credo che debba essere superata. Il PD non è il centrosinistra, è uno dei pezzi del centrosinistra che deve contribuire a ricostruire il modello ulivista. L’Ulivo era un progetto vincente, che aggregava anime diverse. Dobbiamo puntare a realizzare nuovamente quel modello.
Come giudicate l’operato della giunta Sertoli? Che idea vi siete fatti dell’attuale amministrazione e della maggioranza che la sostiene?
Facciamo una premessa: quando una nuova giunta si insedia ci sono sempre mille difficoltà e cominciare seriamente a governare non è facile. Detto questo, ci sono evidentemente delle debolezze perché, a parte Ballurio che ha esperienza politica, solo l’assessora Piccoli dimostra capacità organizzativa e politica. L’assessora Povolo l’abbiamo conosciuta per le sue esternazioni sui rom e l’assessore Cafarelli ha preso diversi abbagli, come nel caso del supermercato Coop. È una giunta abbastanza debole e non sta dando alcuna impronta. Non c’è un pensiero su come rilanciare la città nei prossimi dieci anni, né alcuna idea chiara su castello, palazzo Giusiana, mercato. Non si capisce come si voglia gestire il sito Unesco, riconoscimento che porterebbe legittimamente e logicamente a rivendicare per la città di Ivrea il ruolo di centro di ricerca e sviluppo della Città Metropolitana di Torino. Mentre sul regolamento dell’asilo nido emergono le concezioni ideologiche che connotano la destra. Il sindaco Sertoli, infine, è tristemente assente. Non c’è mai, non sta dando segnali politici. E non ci vengano ancora a dire che questa è un’amministrazione civica. Quest’alibi è caduto per sempre e questa è una giunta di centrodestra.
A livello nazionale (con l’abolizione dell’articolo 18, il Jobs Act, i voucher, il sostegno costante alla FCA contro la Fiom,…) il PD non si è certo distinto in questi anni per la difesa dei diritti e delle condizioni dei lavoratori. Una scelta, questa di non essere identificato quale “partito dei lavoratori”, che è all’origine stessa della nascita del PD. Ora sembra che vogliate sempre più connotarvi come “partito delle grandi opere”, in perfetta sintonia (seppur in competizione per chi lo è di più) con Lega e Forza Italia. E’ questo il senso delle mozioni che avete presentato riesumando il traforo di Monte Navale e per il sostegno al TAV? Pensate così di ricostruire il partito e i rapporti sociali che avete perso?
Perinetti: Le grandi opere sono quelle che creano lavoro. Non possiamo pensare di fermarci, dobbiamo andare avanti e guardare verso il futuro. Il discorso che sta facendo la sinistra in Europa non è più quello di seguire i lavoratori. Non c’è più la classe operaia e i lavoratori di oggi si fanno un po’ abbindolare dalle tesi populiste. Non abbiamo abbandonato la cultura di coloro che fanno più fatica. A mio giudizio il Reddito di Cittadinanza provocherà una grande disillusione perché se vuoi risolvere i problemi della povertà devi fare investimenti. Non ci sono altre ricette.
Colosso: Io credo, invece, che le accuse rivolte al PD sul fatto che abbia un po’ perso di vista la classe popolare di riferimento siano vere. Abbiamo perso di vista la classe dei lavoratori e su questo dovremo tornare a ragionare, ma aggiungo due cose: il populismo non è l’alternativa e, inoltre, abbiamo sbagliato a lasciare il Reddito di Cittadinanza in mano ai 5Stelle. Avremmo dovuto occuparcene noi.
Cosa rispondete a quanti, come questo giornale, definiscono la vostra opposizione in Consiglio Comunale “zoppa”, sia per le responsabilità delle passate amministrazioni cittadine, sia per la confusione che regna nel PD (a livello nazionale e locale)?
Rispondiamo con una battuta: siamo gli unici in Consiglio Comunale che stanno facendo opposizione.
Durante i dieci anni di amministrazione Della Pepa sono stati aperti e ampliati diversi supermercati a Ivrea. Perché vi siete ora dichiarati contrari a quello proposto in Corso Nigra?
Non abbiamo affatto cambiato idea. Semplicemente i supermercati li abbiamo approvati laddove si potevano fare. Se ci sono i presupposti per farli, ben venga, ma un supermercato in pieno centro, nei pressi della zona Unesco non va assolutamente realizzato. Ora sono in corso altri approfondimenti legali e tecnici e richiesti altri pareri autorevoli, ma la scelta, alla fine, sarà esclusivamente politica.
Un’ultima domanda sulle recenti primarie del PD. Come commentate i risultati?
Siamo rimasti sorpresi di vedere così tante persone accorrere ai seggi, anche a Ivrea e proprio la domenica di carnevale. Non ci credevamo nemmeno noi che sarebbero arrivate così tante persone a votare, ma questo ci fa capire una cosa: un po’ il vento sta cambiando. Nello scenario nazionale ci poniamo come alternativa al populismo e al sovranismo. Caduto il mito Renzi, poi, c’è stato un recupero del partito. Zingaretti parla una lingua che è vicina alla gente. È un bel segnale e speriamo che il PD sia in grado di lavorare bene.
a cura di Andrea Bertolino e ƒz