Dopo un 2016 senza pace per l’amministrazione Della Pepa, un 2017 pieno di annunci di progetti e di milioni da investire
Dopo un 2016 senza pace per l’amministrazione Della Pepa, un 2017 pieno di annunci di progetti e di milioni da investire
Se il 2015 è stato un anno difficile per l’amministrazione Della Pepa (culminato con la ingloriosa cessione a privati del Consorzio Informatizzazione del Canavese), il 2016 è stato un anno senza pace per l’amministrazione comunale eporediese.
Iniziato con gli strascichi della vicenda della centrale del Crist (approvata dalla precedente amministrazione Della Pepa e poi, dopo la divisione nella maggioranza, alla fine osteggiata come chiedevano il comitato Pro Ambiente Crist e Legambiente), continuato con la lunga contesa per le nomine nel consiglio d’amministrazione della Fondazione Carnevale (conclusasi con Della Pepa costretto a nominare Gillardi e a non rinnovare Pilo) e con lo scontro tra Comuni per l’elezione del presidente della SCS (scontro arrivato alle denunce alla magistratura e stoppato solo grazie alle dimissioni del presidente Gottardo, sostenuto dall’amministrazione eporediese, e all’elezione di un nuovo presidente e consiglio di amministrazione), l’anno appena concluso ha raggiunto, nel mese di ottobre, l’apice dello scompiglio con l’uso della carta delle dimissioni da parte del sindaco Della Pepa (in seguito all’approvazione in consiglio comunale di una mozione che chiedeva sì dimissioni, ma non del sindaco, bensì del presidente della Fondazione Guelpa).
Dimissioni farlocche, per carità, durate formalmente 15 giorni (e di fatto ritirate nel giro di una settimana), che hanno comunque reso evidente a tutti l’effettiva debolezza della seconda amministrazione Della Pepa, alle prese, negli ultimi mesi, anche con la consegna al sindaco della delega al commercio (un settore che nella città attraversa uno dei suoi peggiori periodi) da parte dell’assessora Strobbia.
C’è una lettura diffusa della debolezza di questa seconda amministrazione Della Pepa che tende a ridurre tutto agli scontri interni al PD locale (che non sono una riproposizione di quelli a livello nazionale) o, addirittura, a una “vendetta” della presidente del consiglio comunale, Elisabetta Ballurio, per la mancata conferma nell’attuale Giunta dopo le elezioni del 2013. Una lettura talmente diffusa da aver prodotto più di un appello (di “saggi” o di “cittadini non iscritti al PD”) a sostegno del sindaco contro “i guastatori” irresponsabili che mettevano in crisi l’azione amministrativa, peraltro senza mai pronunciarsi nel merito del contendere del momento.
Una lettura palesemente banale e quanto meno insufficiente perché, seppure scontri interni e Ballurio possono aver avuto un qualche peso nelle vicissitudini dell’amministrazione Della Pepa, è palese e facilmente riscontrabile la deludente prova che questa amministrazione comunale ha fornito alla città in questi anni.
E non tanto e non solo per i “pasticci” che accompagnano ciascuna delle opere – peraltro per lo più frutto di progetti di precedenti amministrazioni – inaugurate (il ponte passerella con un ascensore mai funzionante e pagato due volte, il poliambulatorio monolite della cui violenza al paesaggio dell’anfiteatro morenico non si riesce a capire chi sia responsabile, il “museo del campanile” in una cittadina che aveva una dimensione internazionale e con la candidatura a sito Unesco dice di voler ritrovare, lo spostamento del tribunale con la guardania costruita in odore di abuso edilizio), quanto per la distanza accresciuta tra i cittadini e l’amministrazione comunale e per lo speculare consolidamento (non importa se per scelta o per incapacità di rottura) dell’egemonia da troppo tempo esercitata sulla città di Ivrea da alcune imprese, gruppi di interesse e cerchie di “notabili”. E per l’affermarsi di un neo-conformismo e perbenismo, che ha sempre connotato la città, ma che oggi si avverte più soffocante che mai.
Lo stesso risultato del referendum costituzionale, se vogliamo, può essere letto come conferma della distanza tra tutta la “Ivrea che conta” (che ha sottoscritto l’appello per il sì) e il resto della città. E un sindaco che aveva fatto della “partecipazione” (seppur nettamente nella sua prima candidatura e un po’ meno nella seconda) il suo cavallo di battaglia, dovrebbe prendere atto del risultato fin qui ottenuto.
Forse per rompere la mestizia che accompagna la parte finale di questa amministrazione comunale, ma più probabilmente per cominciare a preparare il terreno alle elezioni comunali della primavera del 2018, nell’ultimo mese non passa settimana che sul giornale locale di riferimento non arrivi l’annuncio (solitamente del vicesindaco Capirone e dell’assessora Codato) di qualche nuovo progetto dell’amministrazione, ciascuno corredato dalla previsione dei diversi milioni di investimenti da effettuare: la nuova biblioteca, una nuova piscina, un nuovo piano regolatore, la ristrutturazione e l’apertura di attività diverse nel castello (che passa di proprietà dal demanio al Comune), il riadattamento per uffici e polo culturale di palazzo Giusiana (ex sede degli uffici giudiziari) e via annunciando e progettando.
Ed ecco arrivare a fine anno il compendio di tanti singoli annunci: l’approvazione da parte della Giunta Della Pepa del piano triennale delle opere pubbliche, un documento di intenti che viene redatto ogni anno e che indica le risorse (in questo caso oltre 16 milioni di euro) da destinare nei tre anni successivi ad opere pubbliche nella città. Un documento che, in sostanza, è da considerare seriamente solo per gli importi messi a bilancio per l’anno immediatamente successivo (in questo caso l’anno 2017 appena iniziato).
Nel piano l’investimento più sostanzioso previsto (4.274.000 euro spalmati su cinque anni, di cui 389 mila nel 2017) è quello per il restauro e riutilizzo per uffici comunali di palazzo Giusiana, poi il castello (circa due milioni, ma solo centomila previsti nel 2017), la biblioteca (3,6 milioni per la nuova sede nell’ex istituto Cena) e adeguamenti della sede attuale (impegno previsto per il 2017 di circa seicentomila euro), bocciodromo di San Bernardo, scuole e strade. Complessivamente 16 milioni di investimenti che, secondo la Giunta, dovrebbero arrivare da mutui (5 milioni), da privati (4 milioni), da avanzi di amministrazione (circa 2,6 milioni), da contributi regionali (1,2 milioni) e da stanziamenti di bilancio.
Non c’è bisogno di essere profeti – scrivevamo a dicembre – per prevedere che tutto l’anno prossimo sarà tempestato da altri annunci e da grande attivismo dell’amministrazione comunale.
Salvo poi non ci si riduca a quel piccolo ma emblematico “monumento” alla stoltezza e all’incapacità rappresentato dalla “parete quinta”– con la quale si mostra su un muro quanto non si può vedere del patrimonio archeologico – inaugurata il 29 dicembre scorso, un’opera che di grande ha solo il costo (116 mila euro) e che ciò nonostante è riuscita ad essere conclusa con un anno di ritardo sui tempi previsti.
Buon anno nuovo Ivrea, buon anno pre-elettorale.
ƒz