Messa in mostra la lontananza di approccio alla questione nell’incontro pubblico organizzato dalla Sentinella lunedì scorso, mentre già si intravedono i frutti avvelenati che questa vicenda lascerà alla città.
Più che due opinioni contrapposte sull’insediamento del supermercato coop in corso Nigra, sono state due lingue diverse a parlare, senza confrontarsi, lunedì 21 gennaio, all’incontro organizzato dalla Sentinella nell’aula grande del Polo formativo nell’officina H.
Da un lato commercianti, Legambiente, M5S, ComunitAmi, PD e Libera Sinistra per Ivrea a porre la questione se “serve o non serve alla città un altro supermercato” (e, più in generale, quale idea di città da perseguire con il nuovo Piano Regolatore – per il quale è stato già incaricato oltre un anno e mezzo fa la Stefano Boeri Architetti – e dopo il riconoscimento Unesco), dall’altro l’amministrazione comunale che semplicemente conferma la sua posizione favorevole (come fa il sindaco Sertoli, senza fornire risposte alle domande e questioni sollevate, né argomentazione alcuna) oppure presenta (come fanno la vicesindaco Ballurio e l’assessora Piccoli) l’insediamento del nuovo supermercato come inevitabile. Quasi che la scelta della “variante semplificata del PRG”, sulla quale dovrà pronunciarsi il prossimo consiglio comunale, sia sostanzialmente un “atto dovuto”.
Tra i due poli c’è chi, come il rappresentante della società Genco proprietaria dell’area e proponente il progetto del supermercato (alimentare con bar e parafarmacia) pare non riuscire proprio a capire come sia possibile che non vengano fatti ponti d’oro a un’iniziativa privata che prevede un investimento di 14 milioni di euro, con tanti dichiarati e decantati vantaggi per la città. E c’è anche chi, come Francesco Comotto (consigliere di Viviamo Ivrea e presidente della commissione comunale assetto del territorio) “venuto ad ascoltare” e unico in sala (e forse in città) a “non vedere due parti contrapposte perché gli interessi sono convergenti”, che si scaglia contro i tempi lunghi e la mancanza di trasparenza con cui si è giunti alla discussione di questo progetto, che altrimenti “oggi potremmo far partire tutti assieme”.
Mancanza di trasparenza che, rileva Nevio Perna (Legambiente) “non va a merito della precedente amministrazione comunale”, ma “la questione è come si determina lo sviluppo della città” e preoccupa questa disponibilità alla “variante semplificata esecutiva” richiesta da una società immobiliare anche “perché vanifica una discussione nel merito del nuovo Piano Regolatore”, offre nuovo spazio alla grande distribuzione pur in presenza di “cinquecentomila metri quadri di aree dismesse nel territorio della città”, presenta “un modello di vincoli leggeri, facilmente variabili a seconda dei progetti dell’impresa di turno, e delle banche che la finanziano”. E, domanda retoricamente ancora Perna, “è questo ciò di cui ha bisogno la città?”
Stessa domanda avanzata in apertura della serata da Ciro Lubrano (rappresentante dei commercianti) che spiega come non si tratti di una “battaglia del commercio al minuto contro la grande distribuzione” perché sarebbe velleitaria e persa da tempo, ma della richiesta di un “impegno a fermare il moltiplicarsi all’infinito dei supermercati nel territorio che, negli ultimi 15 anni, sono cresciuti come funghi”. E perché fermarlo? Semplicemente, afferma Lubrano, “perché non ce n’è bisogno”.
Ragionamenti analoghi quelli di Massimo Fresc (consigliere comunale del M5S) che conferma la priorità del rilancio del centro storico e segnala tutte le criticità del progetto, contro il quale il M5S ha avviato nei giorni scorsi una raccolta di firme dei cittadini. Stessa iniziativa presa da ComunitAMI che in pochi giorni ha raccolto oltre cinquecento firme e che, nell’intervento di Davide Vottero, mette in guardia sui posti di lavoro persi a fronte di quelli necessari per la gestione del supermercato: “secondo uno studio della Cgia di Mestre, sei persi nei piccoli negozi per ognuno nuovo necessario per la gestione del supermercato”.
E’ poi Maurizio Perinetti (capogruppo PD in Consiglio Comunale) a richiamare la “pianificazione territoriale della città, iniziata con Adriano Olivetti, che ha lasciato la città bella” e “il Piano Regolatore quale strumento forse unico di potere del Comune”. PRG che “oggi dice che quell’insediamento commerciale in corso Nigra non si può fare” e, come peraltro già indicato nel comunicato del PD di Ivrea, Perinetti si riserva “di valutare i profili di legittimità degli strumenti urbanistici messi in atto, anche e non solo alla luce dei vincoli artistici e paesaggistici introdotti dal riconoscimento UNESCO”.
Riconoscimento Unesco (alla base anche della lettera al Sindaco inviata la settimana scorsa dall’architetto Enrico Giacopelli) che, ricorda Augusto Vino (ex assessore dell’amministrazione Della Pepa ed esponente della lista Libera Sinistra per Ivrea) pone dei limiti al Comune “sulla disponibilità della gestione del territorio”. Comune che, precisa Vino, come ogni amministrazione pubblica, “si esprime con atti e con questi aveva detto no al progetto del supermercato coop”. Il ricorso della società proponente e la riapertura della questione da parte del TAR costringe il Consiglio Comunale ora ad esprimersi sulla variante, ma sostanzialmente “il tema è: quale sviluppo immaginiamo per la città?”. Perciò, aggiunge Vino, sarebbe utile un “consiglio comunale aperto e valuteremo la possibilità di un referendum consultivo, come previsto dallo Statuto della Città di Ivrea”.
A fronte di questi ragionamenti (riportati qui in estrema sintesi, la registrazione completa della serata sulla pagina facebook della Sentinella) e domande sulla città e sul suo futuro, è proprio un’altra lingua quella utilizzata da Elisabetta Ballurio (vicesindaco e assessora al commercio) e da Elisabetta Piccoli (assessora al bilancio) per sostenere il progetto del supermercato in corso Nigra. Con la prima che, mentre afferma che “il Consiglio Comunale è libero di scegliere”, pone l’alternativa tra tutti i vantaggi già raccontati dalla società proponente (riqualificazione dell’area e della viabilità, lavoro per le imprese locali nella fase dell’insediamento, incremento del verde, offerta di qualità ai consumatori, attenzione ai prodotti e ai produttori del territorio, 80 posti di lavoro nuovi,…) nel caso di approvazione della “variante semplificata esecutiva” richiesta, e, in caso contrario, oltre alla perdita di tutti i “vantaggi” elencati, la necessità di accantonare quasi 1,3 milioni di euro nei bilanci comunali di quest’anno e dei prossimi due anni per cautelarsi da un’eventuale “soccombenza” nei confronti di una richiesta danni di 3,8 milioni di euro da parte della società Genco, proponente il progetto del supermercato. “Non sto dicendo che il supermercato sia la cosa migliore”, aggiunge Ballurio, ma in sostanza non c’è alternativa.
Ed è poco più di una ripetizione l’intervento, verso la chiusura dell’incontro, dell’assessora Piccoli che, in aggiunta, si scaglia contro il PD “che ora si dice contrario” mentre ci sarebbero delle “mail di Codato [assessora PD dell’amministrazione Della Pepa ndr] alla società Genco di accordo sul progetto, mai portato in Consiglio Comunale”. Accuse che diventano, in chiusura di serata, occasione per “buttarla in caciara”, con Ballurio [ex dirigente PD ed ex presidente del Consiglio Comunale ndr] che dà del bugiardo a Perinetti e, ovviamente, se la prende con “la precedente amministrazione”.
Non una risposta neppure abbozzata alla domanda se questo supermercato sia quello di cui ha bisogno la città, non un cenno su se e come questo progetto si inserisca nell’idea di futuro della città che dovrebbe guidare il nuovo piano regolatore, non una parola sul fatto che siano gli atti l’espressione di un’amministrazione pubblica, non una spiegazione su cosa si potrebbe basare una richiesta di “indennizzo” da parte della società proprietaria dell’area e proponente il progetto del supermercato.
Più che due punti di vista, due lingue non comunicanti: impossibile immaginare che possano confrontarsi ed arrivare a una sintesi. Ma bene ha fatto La Sentinella a organizzare l’incontro che, a partire da una questione concreta, ha permesso a chiunque di registrare il livello dell’attuale amministrazione comunale di Ivrea e quello della parte attiva della città.
Nonostante il silenzio di altri esponenti dell’amministrazione presenti, l’esito del Consiglio Comunale che discuterà della variante richiesta dalla società Genco appare chiaro: sarà approvata dalla maggioranza (poco importa se anche con il voto in più o l’astensione di Comotto) e presto la città potrà ammirare un nuovo supermercato di fronte alla stazione ferroviaria, a due passi dalla via Jervis, cuore delle architetture della “città industriale del XX secolo”.
Resteranno:
– l’umiliazione del Consiglio Comunale che voterà sotto ricatto (vero o presunto poco importa),
– il precedente di una variazione alle regole urbanistiche vigenti per favorire un investimento privato,
– il modesto conto in cui si tiene il (tanto decantato a parole) riconoscimento di sito Unesco,
– un duro colpo alla dignità di una città che mostra di essere facilmente orientabile da chiunque passi sventolando qualche milione da investire, invece di costruire e perseguire un proprio progetto di futuro e, in questo, eventualmente inserire progetti e interessi privati.
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