***ULTIM’ORA. Venerdì 21/12 alle 16.00 il Sindaco di Ivrea riceverà presso il Comune la delegazione Rsu Comdata. Per permettere ai lavoratori di partecipare al presidio davanti al Municipio la Slc-Cgil ha indetto uno sciopero dalle 15.30 fino a fine turno.***
Il calo di attività su alcune commesse porta l’azienda ha dichiarare quasi il 20% di esuberi nella sede di Ivrea, ma in Confindustria non viene presentato alcun piano industriale né a breve né a lungo periodo. Si naviga a vista nella nebbia
L’incontro di lunedì mattina in Confindustria è andato come ci si aspettava: Comdata conferma le voci e dichiara 200 esuberi su circa 1000 dipendenti di Ivrea. L’azienda intende gestire il surplus di dipendenti con i contratti di solidarietà applicando il massimo della riduzione sulle commesse più critiche e rifiuta la richiesta sindacale di applicare la solidarietà su tutti i dipendenti della sede per ridurre il disagio dei lavoratori. Verrà quindi colpita solo una parte di lavoratori, quelli che senza colpa sono impiegati sulle commesse TIM, Eolo ed Enjoy (ENI). A questi lavoratori Comdata vuole applicare il 60% di riduzione dell’orario di lavoro per un massimo di 12 mesi. Questo vuol dire che una persona con contratto a tempo pieno lavorerà solo due giorni alla settimana (16 ore) con decurtazione dello stipiendo dai 300 ai 400 euro al mese, immaginiamo il danno per un lavoratore part-time (che sono poi la maggioranza). Comdata parla di riallocazione delle risorse durante la solidarietà, ma questo è un ritornello che torna sempre quando si parla di tagli per ammorbidire l’impatto, non tranquillizza nessuno. Infatti alla domanda dei sindacati su quali commesse Comdata porterà a Ivrea in sostituzione di quelle in chiusura, l’azienda ha risposto solo su una: Seat. “Sappiamo cosa hanno vissuto e cosa stanno vivendo i colleghi di Seat. Arriverà una commessa che non durerà noi presupponiamo più di tre mesi, perché Seat non sta navigando in buone acque“, dice Elvira Russo, SLC-Cgil, all’assemblea, e continua “ma Comdata non ha voluto parlare di altre commesse. Abbiamo allora chiesto all’azienda perché devono sempre pagare i lavoratori. I lavoratori che sono sulla commessa TIM, che non hanno scelto di lavorare in quella commessa, arrivano già da 19 settimane di FIS.”, ma l’azienda non è andata all’incontro di lunedì 17 per dare risposte, per illustrare un piano di riorganizzazione operativo, ma solo per annunciare esuberi. Il giudizio sindacale è unitariamente e assolutamente negativo sulla proposta di Comdata che ancora una volta fa ricadere sui lavoratori il frutto, marcio, delle loro scelte e della ricerca del massimo profitto che la proprietà, che ricordiamo è il fondo finanziario americano Elliot, insegue come unico obiettivo.
Il prossimo appuntamento ora è all’8 gennaio quando le organizzazioni sindacali (in Comdata Ivrea sono presenti i tre sindacati confederali Cgil-Cisl-Uil) dovranno manifestare le loro intenzioni e richieste. Infatti per avviare i contratti di solidarietà occorre che vi sia un accordo sindacale. La possibilità di strappare il miglior accordo dipende anche dalla forza che avranno i sindacati e la forza gliela danno i lavoratori che dovranno prendere coscienza e coraggio e partecipare massivamente alle mobilitazioni e anzi che dovranno sollecitarle. I sindacati chiederanno incontri all’amministrazione comunale di Ivrea, alla Regione, al Ministero, verranno organizzati volantinaggi; ci si doveva muovere prima, ma questo non vuol dire non farlo adesso. I lavoratori devono capire che questo è un passaggio cruciale e che la partecipazione è quanto mai necessaria, nessuno si senta salvo perché il rischio che quei 200 esuberi siano solo la “punta dell’iceberg” è alto.
E’ chiaro che Comdata è un “caso nazionale” e tale dovrebbe essere trattato, preso in carico dal Ministro dello Sviluppo Economico e da quello del Lavoro che poi sono la stessa persona, ovvero Di Maio che invece sembra abbia rinviato un paio di volte un incontro su Comdata (capita, può sempre recuperare). Ma è un caso che riguarda in realtà un campo assai più ampio, il calo della commessa TIM infatti altro non è che lo specchio degli scenari preoccupanti di quella azienda. Il futuro delle telecomunicazioni e dei servizi collegati riguarda molto l’intero paese e occorre avere sguardo di prospettiva, prima di trovarsi nudi quando queste attività verranno svolte da un’applicazione e non rimarrà nemmeno un posto di lavoro nel settore, che non sarebbe male viste le condizioni in cui si opera con la cuffia in testa, ma occorre costruire fin da oggi un’alternativa occupazionale.
Lo sciopero con assemblea aperta davanti alla sede di Comdata di Ivrea aveva il duplice obiettivo di mobilitare i lavoratori, renderli maggiormente consapevoli della situazione, e di accendere un faro sulle criticità dell’azienda, finora confinate fra le vetrate dello storico Palazzo Uffici di via Jervis 77. Un primo passo è stato fatto, tardivo ma è stato fatto. Buona la partecipazione generale, 200-250 persone, anche se la maggior parte dei lavoratori è rimasta al suo posto, cuffia in testa, oppure alla scrivania degli uffici di staff, aree non toccate dai tagli annunciati adesso come dal FIS (la cassa integrazione delle telecomunicazioni), si può affermare che si è invertita una tendenza e con un buon lavoro dei delegati la partecipazione sicuramente aumenterà.
Molte le presenze di persone esterne che hanno voluto esserci per portare sostegno e solidarietà ai lavoratori. Grande assente l’amministrazione comunale. Non si è visto il sindaco Sertoli e nessun altro membro della giunta è intervenuto in rappresentanza dell’amminsitrazione comunale. Solo verso la fine si è visto l’assessore Balzola insieme al suo deputato, ma era chiaramente una presenza “di partito” e non istituzionale (almeno non si è palesato come tale). Anche la minoranza non ha brillato per partecipazione; salvo sviste, era presente solo il consigliere Fresc del M5S. Ad ogni modo la mobilitazione Comdata a Ivrea è solo all’inizio, ci saranno occasioni per esserci tutti.
Cadigia Perini