Nel consiglio comunale di giovedì 22 novembre, contrariamente alle richieste del PD e di ViviamoIvrea Sertoli conferma le deleghe all’assessora Povolo
«Credo che questa sera sia caduta una maschera. Lei ha più volte detto che questa fosse un’amministrazione civica. No, il civismo è da un’altra parte. Lei ha sancito una rottura con questa città e sarà il sindaco di una parte della città».
Non usa mezzi termini il consigliere Perinetti in risposta alla decisione del sindaco Sertoli di confermare le deleghe all’assessora ai servizi sociali Giorgia Povolo nonostante i deplorevoli post contro zingari e migranti. Nonostante le pressioni di una parte della società civile e politica eporediese e le interpellanze del consiglio comunale di giovedì 22 novembre, Sertoli ha preso una decisione molto chiara sul futuro dell’assessora: «sa perfettamente che sarà lunga, che sarà difficile e che si è creata una macchia, però Giorgia è qui con noi per svolgere un compito; è fortemente pentita di quello che ha pensato e pubblicato, dopodichè questo è il motivo per cui non le tolgo le deleghe».
Caso Povolo: PD e ViviamoIvrea inascoltate
I consiglieri Comotto e Perinetti non sono rimasti indifferentti alle parole del sindaco e hanno dichiarato la loro rispettiva “non soddisfazione” per le risposte avute, provando a rincarare la dose e accusando Sertoli di «non essere stato in grado di fare le scelte dovute». Per mettere il più rapidamente possibile la parola “fine” a questa vicenda, tuttavia, il presidente Borla non solo ha fatto esplicita richiesta affinché gli interventi per le interpellanze “fossero brevi e contenuti“, ma ha anche fatto ricorso al regolamento comunale che specifica “un solo intervento per consigliere”.
Alcune ore dopo, tuttavia, la Lega, proprio sul tema della discriminazione nei confronti delle minoranze (verrebbe da dire “da che pulpito”) avrebbe presentato un Ordine del giorno sul caso di Asia Bibi e “sui cristiani perseguitati nel mondo” e speso circa mezz’ora per evitare in tutti i modi che il Partito Democratico e ViviamoIvrea emendassero il documento affinché non si facesse distinzione tra “minoranze di serie A e di serie B“. Non fosse stato per l’intervento di Sertoli, le richieste dei consiglieri Comotto e Colosso sarebbero rimaste inascoltate dalla consigliera leghista Bono, inamovibile sulla possibilità di equiparare “i perseguitati del mondo” con “i perseguitati cristiani“.
In consiglio anche il decreto governativo “Sicurezza e immigrazione”
Che la Lega faccia dei distinguo tra perseguitati di serie A e B sembra, tuttavia, confermarlo lo stesso decreto-legge sicurezza e immigrazione che dietro alla funzionale divisione tra «immigrati regolari e immigrati irregolari» (come per altro ricordato dalla stessa consigliera Bono) andrà progressivamente ad abolire il permesso di soggiorno per motivi umanitari e ridimensionerà il progetto degli SPRAR, compreso quello eporediese risultato uno dei migliori progetti di integrazione nazionale secondo il rapporto di Legambiente “L’accoglienza che fa bene all’Italia“.
Che il decreto sicurezza e immigrazione sia un tema politico e per nulla affrontato dalla Lega nel merito è parso evidente durante il consiglio comunale, non solo per la scontata bocciatura dell’Odg del PD che chiedeva al consiglio e alla giunta di prendere posizione ed esprimere un voce di dissenso, ma anche per le tenaci resistenze manifestate nei confronti della più moderata mozione di ViviamoIvrea. Il consigliere Comotto, infatti, pur dimostrando un atteggiamento particolarmente critico nei confronti delle attuali politiche sull’immigrazione del governo Conte (ha parlato di «regressione della nostra civiltà», di «sparate del Ministro dell’Interno» e di «scelleratezza dei rimpatri») ha presentato una mozione che chiedeva semplicemente al comune d’Ivrea di cominciare a ragionare sulle possibili conseguenze locali che verrebbero a prodursi qualora il decreto venisse approvato alla Camera.
Nulla che anche una formazione fortemente ideologica come la Lega non potesse recepire e accogliere, ma che nonostante tutto ha incontrato forti resistenze, spingendo la consigliera Bono a chiedere che venissero eliminati 3 dei 4 punti richiesti, stravolgendo completamente l’impianto della mozione. A nulla è valso ricordare che anche l’ANCI ha recentemente mostrato preoccupazione al di là dei colori di bandiera. È di nuovo la mediazione del Sindaco Sertoli a far passare una mozione di minoranza, votata alla fine all’unanimità, ma dimezzata nei contenuti rispetto alle iniziali intenzioni di ViviamoIvrea.
Il punto di forza della Lega è un punto di debolezza di questa maggioranza?
Il consiglio comunale di giovedì scorso ha sancito due punti fermi: da un lato lo spostamento di quella “linea rossa” che non era mai stata superata a Ivrea, ovvero l’idea che un assessore alle politiche sociali potesse proferire parole razziste senza conseguenza alcuna; dall’altro lato il fatto che ogni volta che la Lega fa valere il suo modo di essere, pensare e agire, la maggioranza ne risente, costringendo il sindaco Sertoli a fare da mediatore e rilasciare dichiarazioni per ridimensionare le polemiche. Ogni consiglio comunale che passa, infatti, sembra ci si allontani sempre di più da quell’idea elettorale della coalizione Sertoli come «composta di liste civiche e partiti di centro-destra» (come dichiarato lo scorso giugno dalla senatrice Tiraboschi). Ad oggi l’amministrazione eporediese si ritrova, infatti, con un consigliere comunale sostituito (Roberto Ricci) per aver sottoscritto la mozione migranti dell’opposizione dello scorso settembre, un’assessora della Lega screditata, ma ancora al suo posto e con piena capacità operativa e un sindaco “meno rappresentativo di tutta la città”, alla testa (ma non propriamente alla guida) di una coalizione con un peso politico sempre più sbilanciato verso destra.
È del tutto evidente, ormai, come questo sbilanciamento sia destinato a maturare nel corso del tempo, in accentuata contraddizione con quelli che sono tutt’oggi i valori cardine della città d’Ivrea e nei quali una larga parte di cittadini silenziosi ancora si identifica.
A costoro non resta che far proprie le recenti parole del costituzionalista Zagrebelsky: «Basta con il silenzio, è venuto il tempo della resistenza civile. A chi esalta la forza si opponga la mitezza, alla violenza la solidarietà, fino alla disobbedienza che può essere una virtù».
Andrea Bertolino