50 anni di Intercultura a Ivrea: intervista a Stefano Angeleri

Per i 50 anni del Centro locale Intercultura di Ivrea, continuiamo la pubblicazione delle interviste a giovani che hanno vissuto l’esperienza di studio e vita all’estero con Stefano Angeleri partito nel 2010 per la Finlandia e ancora oggi volontario Intercultura.

Come hai conosciuto Intercultura?
Frequentavo il liceo Gramsci di Ivrea, un giorno ci arriva a scuola circolare con l’invito a partecipare ad un incontro in Sala Santa Marta. Tema: Intercultura. Decido di andarci, così, per curiosità, niente più… anche se una certa voglia di cambiare aria già si profila. Lo dico ai miei genitori, ci andiamo insieme. Alla riunione ci vengono presentati i programmi con cui potremmo passare un periodo all’estero. Ci vengono anche presentati i ragazzi stranieri che erano in Italia quell’anno.

Cosa ti ha spinto a pensare di voler provare l’esperienza di vivere un anno all’estero?
Mentre i volontari parlavano, il mio entusiasmo cresceva, insieme al numero di domande che mi nascevano dentro. Una domanda spicca sulle altre, potrei farcela? Quindi potrei dire che mi ha spinto una voglia di cambiamento e insieme una sfida con me stesso. Ascoltando i ragazzi di altri paesi venuti a Ivrea mi fa uno strano effetto pensare che forse potrei essere uno di loro un giorno. Avverto un senso di libertà che mi dà l’idea che sia questa l’avventura che aspettavo da tempo. “Se non mi butto adesso non lo farò più”, mi dicevo. L’idea di provare a fare le selezioni si fa prepotente, la curiosità è tantissima. Partecipo alle selezioni con una certa ansia, devo anche scegliere la mia destinazione. Non era così facile scegliere, i paesi che mi suscitavano curiosità erano tanti, dovevo però ridurre le alternative a solo dieci Stati.

Quando ti sei sentito veramente a bordo dell’avventura Intercultura?
La prima parte della mia avventura, lunga una vita, con Intercultura nasce in Italia con tutto quello che c’è da capire e conoscere prima di poter partire. Fino a quando, finalmente, il 10 dicembre 2010 consegno il mio fascicolo.

Aurora boreale vicino a Rovaniemi (febbraio 2011)

Su quali paesi è caduta la tua scelta e cosa ha prevalso nelle preferenze?
Come ho già detto, decidere era difficile, ma alla fine ho fatto la mia scelta, convinto e contento. La maggior parte delle mie preferenze è ricaduta sulle grandi distese del Nord Europa, la Norvegia, la Finlandia, l’Islanda, la Svezia. L’idea del grande freddo, della notte perenne, del sole di mezzanotte mi affascinava, o forse erano solo i miei ricordi di bambino che mi guidavano, quando, a sei anni, i miei genitori mi portarono in quelle terre, a vedere i cani che dormono sotto la neve e Babbo Natale. Anche se sapevo che sarebbe stato diverso, nulla sarà uguale, né quando sarò là né quando tornerò indietro.

Ti rendevi conto che avresti vissuto una esperienza che ti avrebbe cambiato in maniera importante?
Sì, ero consapevole che la decisione di partire avrebbe segnato una svolta nella mia vita, un punto di non ritorno tra chi ero e chi sarei stato.

Ricordi ancora il momento in cui ti arrivò la notizia che avevi superato le selezioni e saresti partito?
I risultati arrivarono dopo un mesetto: preso! La gioia di quel momento so che me la porterò nel cuore per sempre, ma al momento non avevo tempo di fermarmi più di tanto a godermela, c’era tutto da organizzare. Col passare delle settimane la voglia di partire cresceva e la data della partenza si avvicinava, a febbraio finalmente seppi dove sarei andato: in Finlandia. Per una settimana camminai a cinquanta centimetri da terra e ogni occasione era buona per dire a chiunque che di lì a sei mesi avrei cominciato una nuova vita, una nuova avventura in un altro paese. Ancora oggi ripesandoci non riesco bene a comprendere cosa provassi in quei giorni, ma era una sensazione indescrivibile, bellissima e allo stesso tempo terrificante, ma non mi sono pentito neanche un istante della decisione presa

Kipa, Jarmo (genitori) e Elina (sorella)

Racconta le tue emozioni quando hai saputo esattamente dove saresti andato in Finlandia e chi fossero i tuoi nuovi genitori e la tua nuova famiglia.
Ad aprile, ancor prima che mi venisse comunicato ufficialmente da Intercultura, scoprii quale era la mia famiglia ospitante grazie ad una letterina che mi arrivò inaspettatamente da Ilmajoki, un paesello a metà strada tra Helsinki e Rovaniemi, da Kipa e Jakke, i miei futuri genitori. Iniziai così a raccogliere piccoli tasselli di quello che sarebbe stato il puzzle della mia vita finlandese, tra i tanti quello che non sarei più stato figlio unico! Infatti, mi sarei ritrovato una famiglia con tre sorelle e un fratello. La cosa mi eccitava e mi preoccupava allo stesso tempo. Cominciai a pensare che l’esperienza di Intercultura fosse tutta così: un mix di sentimenti contrastanti che ti affollano la testa. Più avanti scoprirò che non è proprio così. Scoprirò che immergendomi per bene nella Finlandia, lasciandomi l’Italia alle spalle, il dualismo di tutte le cose si risolveva e riuscivo a godermi appieno ogni cosa, le persone e le esperienze che stavo facendo, a riscoprirle attraverso occhi nuovi.

Finalmente arrivò il fatidico giorno della partenza … quali sentimenti di presero?
Dovetti posticipare la partenza di qualche settimana per via di un incidente in vespa che mi costò una frattura del femore, ma la voglia di partire era tanta che in tre mesi di riabilitazione feci il lavoro che di solito si fa in un anno e mezzo. E finalmente il giorno della partenza arriva, ed è … un dramma. Tutto d’un colpo compaiono mille problemi e preoccupazioni che non mi ero mai posto fino ad allora; tutte le certezze su cui mi basavo iniziano a sgretolarsi sotto i miei piedi. Realizzo che starò via per un anno! Realizzo che non rivedrò i miei genitori, i miei amici, la mia casa per un anno. Sto lasciandomi alle spalle una vita, la mia lingua, le mie abitudini. Mi intristisco, ma so che un giorno potrò tornare. Una volta sull’aereo però mi calmo, mi dico che ne ho passate di peggiori, che non è niente, un anno passa in fretta. Tra un paio di settimane, pensavo, guardandomi indietro, penserò a quanto sono stato stupido a farmi venire tutti questi dubbi all’ultimo secondo.

Da Ivrea a Ilmajoki, come è stato l’arrivo e poi il risveglio in un nuovo paese, una nuova casa e famiglia, la scuola?

L’arrivo a Helsinky

Dopo tre ore di volo arrivo ad Helsinki e incontro per la prima volta i miei genitori. Iskä e Äiti (papà e mamma in finlandese) sono gentilissimi e molto simpatici. Parliamo in inglese, io non capisco ancora il finlandese, malgrado nei tre mesi che dovetti restare forzatamente in Italia mi feci dare qualche lezione. Arriviamo a casa a Ilmajoki che è già mezzanotte, e domani ho scuola. Stremato vado a letto. Il giorno dopo mi alzo e vedo il paesaggio tutto bianco! L’11 di ottobre e nevica! Il panorama verdeggiante del giorno prima è tutto ricoperto di neve fresca e soffice. Fantastico!

Dalla finestra al primo risveglio in Finlandia (11/10/2010)

Passa il tempo e man mano mi abituo al diverso clima, alle diverse abitudini, a veder correre sei persone in giro per casa. Arrivo a parlare inglese persino nei sogni, pian piano mi abituo a sentire il finlandese, mi abituo ai suoi diversi suoni. Gradualmente inizio a parlarlo, mischiandolo all’inglese. A scuola seguo i corsi come tutti, prediligo matematica e chimica, quelle sono uguali in tutto il mondo; perciò, facili da capire e mi aiutano ad imparare la lingua. Arriva febbraio, ormai capisco il finlandese, e qualche volta riesco anche a parlarlo bene! Non è stato facile, ma ho avuto un ottimo insegnante, e i miei amici mi hanno aiutato molto. Sono molto contento, oramai l’italiano è andato perduto, quando parlo con i miei genitori italiani a volte non capiscono cosa io stia dicendo, e la cosa mi divertiva molto.

Cosa hai portato con te da quella esperienza?
Credo che quello che mi è rimasto di più siano i sorrisi delle persone che mi circondavano, del mio fratellino che mi faceva impazzire tutte le mattine, di mia mamma quando preparavamo assieme la cena, di mio padre quando passavamo del tempo in garage ad aggiustare vecchie auto d’epoca e di tutti gli altri che hanno condiviso un pezzetto di strada con me. Ho scoperto che questi attimi di semplice gioia nelle piccole cose quotidiane sono i momenti che più ricordo e che più mi fanno riflettere.
Credo di poter affermare che la mia vita non è stata delle più semplici negli anni, ho avuto qualche problema di salute e qualche difficoltà in famiglia, ma anche ripensando a questi piccoli frammenti di tempo ho trovato la forza e lo spirito giusto per affrontare questi ostacoli, sempre con l’ottimismo di quel ragazzo di 16 anni che con un femore rotto e la forza di convinzione è riuscito a rimettersi in piedi per vivere un sogno magnifico.
La volontà di poter dare almeno una piccola parte di questo mio vissuto e di questa gioia ad altri che hanno avuto, hanno e avranno la possibilità di vivere questo genere di esperienze è quello che mi spinge a far del Volontariato parte integrante della mia vita, sia in Intercultura (di cui son volontario del mio ritorno dalla Finlandia) che per la Croce Rossa Italiana.
Ogni volta che incontro i ragazzi e le ragazze che stanno vivendo ciò che ebbi la possibilità di vivere io allora, di poter condividere quei momenti di gioia, per questo piccolo pezzetto del loro sentiero mi ricorda di quella persona che ero e che mi ha aiutato a diventare quello che sono e questo mi rende almeno un po’ fiero di come son cresciuto.

A cura di Cadigia Perini