In centomila provenienti da tutta Italia con treni speciali e autobus sabato sabato 5 novembre a Roma per la grande manifestazione per la Pace convocata dalla coalizione “Europe for Peace”.
Centomila partecipanti, più di 500 le associazioni aderenti, migliaia di persone di tutte le età, anche da Ivrea e paesi vicini, le stesse che animano i presidi per la Pace che si tengono in tante città dallo scoppio della guerra in Ucraina a fine febbraio. A Ivrea siamo arrivati a 38 presidi davanti al municipio e due grandi manifestazioni, l’ultima il 22 ottobre che ha visto la partecipazione di 400 persone e il rinnovo della richiesta all’amministrazione comunale di appendere la bandiera della Pace ai balconi del municipio (ancora disattesa). E il presidio va avanti, il prossimo sarà sabato 12 novembre con appuntamento in piazza Balla alle 11. E avremo ancora più forza grazie alla splendida manifestazione di Roma, l’unica finora in una capitale europea, e la speranza che in tutte le capitali d’Europa si riuniscano 100.000 e più persone per chiedere il cessate il fuoco, una trattativa internazionale di Pace, lo stop di invio di armi nei teatri di guerra, la messa al bando delle armi nucleari.
A Roma c’erano mille anime differenti e colorate, cittadine e cittadini, associazioni, e anche di forze politiche. Sia quelle che l’aumento delle spese militari, come pure l’invio di armi in Ucraina, l’hanno votato, senza pentimento, nonostante riempire di armi quel paese non ha certo avvicinato la Pace, ma al contrario ha creato ancora più vittime e devastazione, sia quelle forze politiche che da sempre sono contro la guerra, che la ripudiano come scritto sulla Costituzione, ma naturalmente i giornali mainstream hanno dato spazio solo ai primi, lasciando parlare di Pace a chi della Pace ha un concetto deformato, influenzato dalla soggezione del partner atlantico, quello che esporta la democrazia con le armi. Ma han fatto numero e va bene, tanto chi è sinceramente contro la guerra, tutte le guerre, anche quelle fatte di attacchi a migranti disperati, di speculazioni sul mercato delle armi, quelle di colonizzazione e apartheid, sa ben riconoscere la differenza.
Un lenzuolo di pace
L’immagine più rappresentativa della giornata è l’ormai famoso bandierone della Pace, presente nelle foto di copertina in tutti i giornali. E’ il banbierone costruito della federazione di Milano di Rifondazione Comunista che ha accompagnato decenni di manifestazioni contro la guerra. Un’immagine forte, un lenzuolo di Pace.
La richiesta di Pace in una frase
L’Italia, l’Unione Europea, le Nazioni Unite devono assumersi la responsabilità del negoziato per fermare l’escalation e raggiungere l’immediato cessate il fuoco perché serve convocare urgentemente una Conferenza Internazionale per la pace, per ristabilire il rispetto del diritto internazionale, per garantire la sicurezza reciproca e impegnare tutti gli Stati ad eliminare le armi nucleari, ridurre la spesa militare in favore di investimenti per combattere le povertà e di finanziamenti per l’economia disarmata, per la transizione ecologica, per il lavoro dignitoso.
Gli interventi sul palco
Mentre ancora il corteo non era ancora entrato tutto in piazza San Giovanni, ci sono volute ore tanto era lungo, sono iniziati gli interventi dei rappresentanti delle organizzazioni promotrici, intervallati da testimonianze per sottolineare l’urgenza di percorsi di pace e di disarmo a partire da politiche nonviolente e di protezione delle vittime.
Si inizia con due video messaggi altamente significativi: quello di Katrin (Katya) Cheshire, attivista del Movimento Pacifista Ucraino, che ha detto: “la vita di ogni russo, di ogni ucraino, di ogni persona è il valore più grande” e quello di Alexander Belik, coordinatore del Movimento degli Obiettori di Coscienza Russi attualmente ospitato in Estonia ma ancora senza il diritto di asilo che ha invitato a firmare la petizione di War Resisters International perché “il modo principale di fermare la guerra è non farla!“ A seguire è intervenuta Lisa Clark della Rete Pace Disarmo che ha letto un messaggio della hibakusha (sopravvissuta) di Hiroshima Setsuko Thurlow (che ha pronunciato il discorso di accettazione del Premio Nobel per la Pace 2017 assegnato alla International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) richiamando la necessità del disarmo nucleare, mentre la vittima di un ordigno inesploso Nicolas Marzolino (giovane consigliere Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra) ha evidenziato l’impatto devastante a lungo termine delle guerre e delle armi.
A nome delle organizzazioni promotrici e organizzatrici della manifestazione sono intervenuti: Francesca Giuliani (Sbilanciamoci), Raffaella Bolini (ARCI), Rossella Miccio (Emergency – Associazione ONG Italiane), Gianfranco Pagliarulo (ANPI), Emiliano Manfredonia (ACLI), Sergio Bassoli (Rete italiana Pace Disarmo), Flavio Lotti (Tavola della Pace – Comitato Promotore Marcia Perugia Assisi), Giuseppe De Marzo (Rete dei Numeri Pari), Gianpiero Cofano (Stop the War Now), Francesco Scoppola (AGESCI), don Luigi Ciotti (Libera), Andrea Riccardi (Comunità di Sant’Egidio), Maurizio Landini (CGIL).
Nel video la registrazione di tutti gli interventi e le testimonianze
I singoli interventi si possono rivedere sul sito della Rete Italiana Pace e Disarmo
a cura di Cadigia Perini
(contributi da Collettiva.it, Rete Pace e disarmo – foto di Mario Beiletti, autori vari dai social)
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